Sisma in Giappone


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I danni causati dalle radiazioni

Le due variabili fondamentali sono la vicinanza al luogo dell'incidente e la quantità di radiazioni ricevute n

I danni alla salute derivati dall'esposizione a radiazioni a seguito di un incidente nucleare sono "proporzionali all'entità dell'esposizione cui si è sottoposti". Dunque, le due variabili fondamentali sono la vicinanza al luogo dell'incidente e la quantità di radiazioni ricevute.

A precisarlo è Franco Locatelli, docente di Pediatria all'Università di Pavia e direttore del dipartimento di Onco-ematologia all'ospedale Bambino Gesù di Roma, che 25 anni ha avuto in trattamento vari bambini ucraini dopo il terribile incidente alla centrale di Chernobyl.

Mentre le notizie dal Giappone fanno temere il peggio, dopo i guasti alla centrale di Fukushima ed i timori legati alla nube tossica sprigionatasi dall'impianto, l'esperto sottolinea come l'esposizione a radiazioni sia comunque dannosa, ma la gravità delle conseguenze sulla salute dipenda molto dalla 'quantita'' di radiazioni assorbite. Dunque, spiega Locatelli, "se si è esposti a dosi elevate di radiazioni, come nel caso di un lavoratore impiegato nella centrale in cui si verifichi un incidente, la conseguenza è una sindrome acuta da radiazioni con esito fatale o la distruzione del midollo osseo, con esiti altrettanto seri". Se invece si è esposti a dosi più basse di radiazioni (é il caso della popolazione nell'area circostante al luogo dell'incidente), "nel breve/medio periodo, ovvero nel giro di qualche settimana o mese, il rischio maggiore è quello di sviluppare malattie tumorali ematologiche come linfomi e leucemie". Nel lungo periodo invece, ovvero anche a distanza di 20-25 anni, precisa l'ematologo, "l'esposizione a dosi anche basse di radiazioni può determinare l'accumulo di metaboliti radioattivi dello iodio che si concentrano nella tiroide, dando luogo essenzialmente a tumori tiroidei".

In relazione a quanto sta accadendo in queste ore in Giappone, ha commentato lo specialista, "ci sono ancora poche informazioni per interpretare i dati a disposizione, ma l'impressione, col passare delle ore, è che l'incidente alla centrale di Fukushima stia acquistando dimensioni più preoccupanti. Se si innescasse un fenomeno di fusione nucleare si potrebbe avere una seconda Chernobyl, o ancora peggio". E allora il ricordo, inevitabilmente, va a quella decina di bambini ucraini che 25 anni fa Locatelli curò a Pavia: "Dopo la tragedia di Chernobyl ci siamo occupati di una decina di piccoli, tutti affetti da tumori a seguito dell'esposizione a radiazioni. E' stata un'esperienza emotivamente molto difficile, anche per le difficoltà di questi piccoli e delle loro famiglie, che arrivavano in un paese straniero e di cui non capivano la lingua. Negli anni sono rimasto in contatto con alcuni di loro e alcuni si sono salvati dalla malattia". Nella tragedia, conclude Locatelli, "quanto meno il Giappone é un paese medicalmente molto evoluto, e non credo si renderà necessario un aiuto sanitario specialistico come nel caso dell'Ucraina 25 anni fa".