All’Italia piace l’energia pulita


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Le fonti rinnovabili? Una miniera d’oro

Un decreto prevede lo stop agli aiuti dal 2014 energia_solare2_296

di Paola Cortese

Sorpresa: all’Italia l’energia pulita piace, e molto. E non solo ai cittadini, che pur di averla, secondo il rapporto Mop ambiente, sarebbero disposti, per il 76 per cento, a mettere mano al portafogli. La vera notizia è che le fonti rinnovabili sono una miniera d’oro. Con una crescita irresistibile. Ci voleva un contestatissimo decreto del governo a farcene accorgere. Un testo che, nella prima stesura, prevedeva, tra l’altro, lo stop agli incentivi al raggiungimento del “tetto” del fotovoltaico a 8000 MW. Improvvisa e inattesa la levata di scudi: non solo da parte dei “soliti” ambientalisti, ma anche da un intero settore imprenditoriale che, in questi tempi di crisi nera, sulle rinnovabili ha scommesso tutto.

Via il tetto agli 8mila MW per il fotovoltaico. Una mobilitazione senza precedenti: oltre 14mila le mail che hanno intasato la posta elettronica del ministero dello Sviluppo economico. A difendere gli incentivi, il ministro per l’Ambiente Prestigiacomo, che per la seconda volta, dopo lo stop ai sacchetti di plastica, ha mostrato i muscoli: “Nessuna marcia indietro sugli impegni con l’Europa”. E così il compromesso è stato trovato: niente tetto di 8mila MW, l’attuale regime di incentivi al fotovoltaico resterà in vigore fino a fine maggio, mentre da giugno partirà un nuovo regime di aiuti. Gli incentivi verranno calcolati sulla base del mercato, per essere poi progressivamente ridotti.

Una crescita vertiginosa. Secondo Nomisma Energia il fatturato di eolico, fotovoltaico e biomasse è arrivato, nel 2010, a oltre 13 miliardi di euro. Erano 8,6 nel 2009 e poco più di 5 nel 2008. 120mila gli impianti fotovoltaici già installati. Nell’Italia dei precari e cassintegrati, l’occupazione nelle rinnovabili s’impenna. Secondo Assoenergie futuro, l’eolico e il fotovoltaico impiegano in Italia 42mila addetti e centinaia di migliaia nell’indotto, 100mila solo nel fotovoltaico. Le previsioni sul futuro sono ancora più ottimistiche: secondo uno studio della Bocconi, se l’Italia raggiungerà, nel 2020, l’obiettivo del 17 per cento fissato dalla Ue, avrà creato 250mila posti di lavoro, sei volte quelli di oggi. In Italia ci sono 3mila MW (l’equivalente di due centrali nucleari) di potenza elettrica installata da pannelli fotovoltaici. Una corsa che però non è ancora autonoma, ma dipende dalle alterne sorti degli incentivi.

Incentivi da rimodulare. Edoardo Zanchini, responsabile per l’energia di Legambiente, ci tiene a sgombrare il campo dagli equivoci: “E’ vero che gli incentivi possono essere controproducenti, perché vanno sempre rimodulati a seconda dello sviluppo del mercato. Sono utili quando il margine tra il costo del pannello e l’incentivo è tale che l’imprenditore può rientrare della spesa, ma se sono troppo alti si scaricano in bolletta”. Precisa: “Però è sbagliato abolire gli incentivi al raggiungimento del tetto di 8000 MW, come vuole la prima versione del decreto, perché il settore ne ha ancora bisogno”. Come fare allora? “Dare certezze agli operatori come fa la Germania, che punta al 45% di energia rinnovabile entro il 2030. I tedeschi sanno che c’è la volontà di favorire il settore, e ogni anno c’è un confronto con le aziende per capire quanto bisogna ridurre”.

Investimenti a rischio. Le banche italiane si sono tuffate nell’affare ma oggi che vengono rimessi in discussione gli incentivi, potrebbero ripensarci. Già è successo con l’eolico, rallentato dopo anni di grande sviluppo a causa dell’incertezza sui sussidi alle turbine a vento. “Il taglio retroattivo del 30% degli incentivi per l’eolico previsto dal decreto - avverte Zanchini – è espressamente vietato dalla Ue. Si introduce inoltre un sistema di aste al ribasso per i nuovi impianti. Cosa che annulla le certezze, e le banche scappano”.

Le polemiche sulle bollette. Nelle scorse settimane sono stati diffusi dati allarmanti sui costi per le famiglie. “Si è parlato dell’onere richiesto ai contribuenti per il fotovoltaico – dice Giuseppe Sofia, amministratore delegato di Conergy Italia – ebbene, tale onere è pari a 28 euro all’anno per famiglia, inferiore ai 40 euro richiesti per le cosiddette rinnovabili assimilate, impianti che bruciano rifiuti e scarti petroliferi di raffineria. La spesa nazionale pro-capite per il gratta e vinci è di 165 euro”. Secondo Assoenergie futuro, lo sviluppo del fotovoltaico costerà 1,7 euro al mese a famiglia. Italia con gli incentivi più alti al mondo? “Falso: Francia, Grecia, Inghilterra hanno incentivi più elevati – replica Sofia - e la Germania vuole installare al 2020 impianti per 33mila MW, quattro volte il tetto italiano degli 8mila del decreto”.