Turismo in Egitto


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Sharm, sole d’inverno

Se le spiagge del Mar Rosso si svuotano, a soffrire non è solo l’economia egiziana, ma anche quella italiana. Sono 20mila i connazionali che rischiano il posto di lavoro e 100 milioni di euro sono già andati in fumo sharm_vuota_296

di Dario Moricone

Pensare di provare solitudine sulle spiagge dorate di Sharm el Sheik anche durante l’inverno era un qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa. Poi la rivoluzione del 25 gennaio, i morti in piazza, un Paese intero che brucia e chiede pane e libertà hanno svuotato questa Rimini mediorientale, questa cittadella del turismo voluta fortemente dal Rais in persona, Mubarak, oltre 20 anni fa.

Sulle sponde del mar Rosso tra Sharm e Marsa Alam, si riversarono capitali e speculatori che trasformarono questo paradiso in un sogno a buon mercato per turisti europei. Pacchetti da 400-500 euro aprivano a tutti la possibilità di una vacanza da sogno dove poter prendere il sole in riva al mare coccolati come vip o di immergersi in paesaggi sottomarini esotici e luminosi.

Oggi il volto di Mubarak campeggia ancora sull'enorme mosaico che si incontra lungo la strada che dall'aeroporto conduce a Naama Bay. Il volto dell'ex rais accenna ad un sorriso insieme a quello di altri (ex) capi di stato del Maghreb tra cui Ben Ali, sotto la scritta ''I costruttori di Pace''.

Qui a Sharm El Sheik nessuno sa, o vuol dire, se Mubarak è nel suo 'buen retiro', la sua villa superblindata di 'Jolie Ville' dove si sarebbe rifugiato dopo la fuga dal Cairo. ''E' impossibile avvicinarsi a quella villa'', spiega un ragazzo di Naama Bay, un giovane cameriere che tenta invano di invogliare le prime facce europee con cui incrocia lo sguardo nel suo bar dove siedono solo coppie arabe e qualche turista russo. ''Troppa corruzione - spiega Hani, guida turistica senza quasi più turisti - troppe mazzette e troppa arroganza della polizia. Chiunque portava una divisa si sentiva in diritto di poter fare di tutto, di poter entrare nelle case della gente a perquisire, arrestare. Da li è cominciata la rivolta, contro i poliziotti. Ma qui a Sharm non abbiamo visto nulla, tutto era come un mese fa. Carri armati? Mai visti, invenzioni dei giornali. Solo i turisti non ci sono più. E voi italiani soprattutto mancate''.

I turisti italiani rappresentano il 35% dei flussi totali a Sharm El Sheikh, mentre sono 1 milione i nostri connazionali presenti ogni anno in tutte le località del Mar Rosso, per un giro d'affari di 1,3 miliardi di euro. Per le compagnie aeree italiane il Mar Rosso, con 480 mln di fatturato, rappresenta il 25% del fatturato annuale. Solo Blue Panorama muove sul Mar Rosso 350 mila passeggeri con 1600 voli l'anno.

Di fatto la crisi ha portato a una perdita del 5% del fatturato annuale nel solo mese di febbraio, per un danno quantificabile in 100 milioni di euro per tutto il comparto, e 20mila italiani che lavorano nelle località del Mar Rosso rischiano di perdere il posto se i flussi turistici non dovessero riprendere a scorrere sull'Egitto.

Dopo che la Farnesina il 16 febbraio ha revocato l'avviso a non recarsi in Egitto, timidamente si cerca di ripartire ed è del 27 febbraio la notizia che sono ripresi i primi voli sulle località del Mar Rosso, con 220 passeggeri per Marsa Alam e altri 150 a Sharm El Sheikh previsti per il 28, mentre a marzo si dovrebbe cominciare a parlare di ripresa: dal 5 sono infatti previsti 12 voli sul Mar rosso, anche se gli operatori riferiscono di cifre, sempre per il terzo mese dell'anno, inferiori del 50% rispetto a quanto pianificato prima della rivolta popolare.