Almeno 27 morti negli scontri

L'est del Paese è in fiamme, caos a Bengasi e Al Baida proteste_libia_296

E' sempre piu' in fiamme l'est della Libia - da Bengasi ad Al Baida e oltre, verso il confine con l'Egitto - nonostante il pugno di ferro messo il campo dal leader Muammar Gheddafi che, attraverso ''i Comitati rivoluzionari e il popolo'', ha minacciato ''i gruppuscoli'' anti-governativi di una repressione ''devastante''.

Dopo le decine di morti (tra 28 e 50) di cui tra ieri e oggi e' giunta notizia da varie localita' senza ottenere conferme indipendenti, stasera la Libia e' letteralmente balzata al primo posto tra 'i Paesi della rivolta'.

Le notizie in serata si susseguono a ripetizione, laddove riescono a filtrare attraverso la censura, nonostante i telefoni bloccati e le comunicazioni non facili che, anche via Internet, riescono a dribblare con estrema difficolta' il controllo del quarantennale regime di Gheddafi.

Due poliziotti impiccati dai manifestanti ad Al Baida (terza citta' del Paese), la sede della radio incendiata a Bengasi (seconda citta', da sempre 'ribelle'), dove oggi ci sono state altre proteste e scontri. Le forze dell'ordine hanno successivamente ricevuto l'ordine di ritirarsi dal centro delle due localita', ufficialmente ''per evitare ulteriori scontri con i manifestanti e altre vittime''.

Ma nello stesso tempo non si allontanano, le circondano e prendono il controllo di tutte le vie d'accesso, sia per impedire a chi ha partecipato ai disordini di allontanarsi sia per bloccare eventuali civili o miliziani intenzionati ad unirsi alla piazza.

Queste, le notizie dalle fonti ufficiali. Alle quali in serata si e' unito il sito di un giornale online vicino al figlio riformista di Gheddafi, Seif al Islam, che ha ammesso 20 morti a Bengasi e sette a Derna, dove oggi si sono celebrati i funerali delle vittime di giovedì.

Ieri ci sono stati morti anche in due prigioni dove i detenuti avrebbero approfittato della situazione instabile per scatenare una rivolta: sei sarebbero stati uccisi a Jadaida, nella capitale; numerosi sono invece riusciti a fuggire dalla prigione al-Kuifiya di Bengasi, ed hanno poi appiccato il fuoco all'ufficio del procuratore generale, a una banca e a un posto di polizia.

Poi, da un esule libico che vive in Svizzera, arrivano notizie simili ma con un punto di vista diverso. Al Baida e Derna sono ormai ''due citta' libere'' e ''il potere e' passato al popolo'', proclama Hassan Al-Jahmi - uno dei promotori della 'Giornata della Collera'' - ai sui circa 30.000 simpatizzanti su Facebook.

E su Youtube un video amatoriale mostra incidenti a Tobruk, con un monumento di cemento al 'Libro Verde' di Gheddafi, simbolo della sua rivoluzione, gettato giu' dal suo piedistallo.

A Tripoli invece, per tutta la giornata la vita e' andata avanti abbastanza normalmente. Gheddafi si e' fatto vedere nel centro della citta', nella Piazza Verde, dove e' stato salutato con entusiasmo dai suoi sostenitori. Non ha parlato ma hanno parlato i comitati rivoluzionari: una risposta ''violenta e fulminante'' colpira' - hanno detto - gli ''avventurieri'' che protestano, e qualunque tentativo di ''superare i limiti'' si trasformera' in ''suicidio''.