La musica linguaggio dell’integrità umana


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‘Vuoto d’anima piena’

Il concerto di Natale dell’orchestra e coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Khady_koita_premio_santa_cecilia_296

di Rita Piccolini

“Se l’auspicio della pace e della fratellanza, l’auspicio di superare le guerre e le divisioni per ricongiungerle, come avviene nella musica in superiore armonia, è veramente presente e condiviso, occorre sottolineare che la cultura, i valori dello spirito sono e non possono non essere alla base del vivere civile”. Così ha esordito il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Bruno Cagli, presentando il tradizionale concerto di Natale con cui la capitale accompagna la consegna del Premio Roma per la Pace e l’Azione umanitaria, assegnato ogni anno durante il periodo natalizio come riconoscimento di un’azione svolta per l’intero anno, che diventa anche un impegno per l’anno nuovo che sta per cominciare.

Il premio 2010 è stato tributato a una donna del Senegal: Khady Koita. Una donna coraggiosa che si batte da anni contro le mutilazioni genitali femminili e contro tutti i pregiudizi atavici che ledono la dignità e addirittura l’integrità fisica di milioni di donne, soprattutto africane, che continuano a essere perseguitate nei loro Paesi, ma anche nei “civilissimi” Paesi occidentali in cui vivono da immigrate, con pratiche barbariche che le inseguono nella loro fuga e il cui unico scopo è quello di sottomettere e asservire completamente il loro corpo e il loro lo spirito.

Una donna violata nella sua integrità fisica e derubata della sua sessualità è privata della libertà, della volontà, della voglia di vivere. Nessuna religione al mondo ha mai imposto una simile barbarie, anche se essa viene inflitta in nome di “superiori ordini morali” che soltanto la perfidia del potere maschile terreno poteva concepire. Ma le superstizioni e le credenze culturali sono difficilissimi da abbattere, perché assumono spesso il carattere di un imperativo etico la cui origine si perde nei tempi. La pratica dell’escissione è tal punto radicata in alcune popolazioni che le stesse donne la praticano sulle bambine della comunità. Spesso sono esse stesse a sollecitarne l’esecuzione, sul loro corpo e su quello delle loro figlie, per essere accettate socialmente e non essere considerate “diverse”. Per questo la battaglia è durissima, come sono durissime tutte le battaglie contro i pregiudizi. Khadi Koita è una splendida cinquantenne nata a Thiès, nel Senegal. Si presenta al pubblico dell’Auditorium Parco della Musica di Roma indossando un magnifico abito tradizionale. E’ alta, i lineamenti delicati, incede con eleganza. Ha subito la mutilazione genitale all’età di sette anni, come molte sue coetanee. A 14 anni è costretta a sposare un uomo molto più grande di lei, che la maltratta e la umilia, e dal quale avrà cinque figli. Si trasferisce a Parigi con la famiglia e trova il coraggio di chiedere e ottenere il divorzio. Comincia a interrogarsi sulla pratica delle mutilazioni genitali a cui anche le sue figlie vengono sottoposte. Prende coscienza definitivamente nel 1982, durante il processo in Francia a una donna che aveva escisso una bambina provocandone la morte.

E’ in questo periodo che nasce il Gruppo per l’Abolizione delle Mutilazioni Sessuali, un’associazione laica e apolitica di donne africane e francesi in cui tuttora milita. Quattro anni fa Khady Koita fonda, prima in Belgio e poi in Senegal, l’associazione “La Palabre”, termine che si può tradurre in “Confidenza”. La confidenza e la consapevolezza che nascono grazie alle lunghe conversazioni tra donne che vogliono sfuggire alla situazione socio-politica del loro Paese. L’associazione si prefigge la costruzione di un Centro in cui accogliere donne e bambini vittime della violenza, offrendo loro un posto sicuro in cui studiare e lavorare. Il Premio Roma per la Pace contribuirà alla realizzazione di questo progetto. Nella sua battaglia ha il sostegno in Italia di Emma Bonino, leader dei Radicali Italiani e dell’Organizzazione “Non c’è Pace senza Giustizia”, che da anni cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale contro queste pratiche. Quest’anno hanno rilanciato una campagna di informazione e la raccolta di firme per un appello da presentare all’Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, per vietare le mutilazioni genitali femminili in tutti i paesi del mondo.

Il sindaco Alemanno, consegnandole il premio, afferma:”Questa donna si è distinta con vigore nella lotta contro questo rituale cruento e inutile e per considerare il corpo umano come patrimonio inviolabile da tutelare…Questo riconoscimento assume un valore emblematico perché arriva in un momento in cui si discute della candidatura di tutte le donne africane al Premio Nobel per la Pace, donne che che Khady Koita rappresenta in maniera esemplare”.

Poi finalmente la parola alla musica, che meglio di qualsiasi altro mezzo riesce a comunicare ai nostri cuori i valori del rispetto dell’umanità.

L’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Antonio Pappano, eseguono prima la Cantata per coro e orchestra di Ennio Morricone: “Vuoto d’anima piena” , poi ”Lo schiaccianoci” (II atto) di Petr Ilic Cajkovskij. Un collage di frammenti ricavati dalla tradizione mistica cristiana la cantata di Morricone, al centro della quale la potente metafora di una balena immensa che desidera perdutamente l’oceano, una musica sacra attraverso cui il compositore coglie con intensità una dimensione spirituale e multi religiosa; poi il sogno meraviglioso della fiaba, la dimensione magica e festosa dello Schiaccianoci del musicista russo, a evocare atmosfere intimistiche e familiari e sogni di un’infanzia serena da augurare a tutti i bambini che soffrono.