di Rita Piccolini
E’ stato Carlo Verdone a spiegarlo alla presentazione dell’ultima fatica di Roberto D’Agostino e del fotografo Umberto Pizzi, il libro fotografico in libreria da pochi giorni edito da Mondadori: appena aperto e alle prime foto, si comincia a ridere, tra esclamazioni di meraviglia e di autentica sorpresa. Pian piano, andando avanti, alle risate a crepapelle si sostituiscono gli occhi sgranati dallo stupore e sempre più attonite considerazioni tipo “non è possibile”; “non ci si può credere”; “è assurdo” e così via , fino alla fine, quando dalla risata si passa al sorriso amaro, fino alla smorfia di sgomento. “Che tristezza!” dice Verdone. Come dargli torto. In questo “romanzo fotografico”, in questa “comedie humaine” di D’Agostino e Pizzi , c’è la descrizione di quella che è parte della nostra attuale classe dirigente, la nostra “meglio società”, gli imprenditori alle cui sorti è legata l’economia del Paese, alcuni politici di più svariate tendenze a cui diamo il voto, molti noti giornalisti che ci raccontano e analizzano la politica, conduttori televisivi, attrici e attori famosi, attricette in cerca di fortuna pur che sia, improbabili agenti dal look “coatto” che una persona di buon senso non sceglierebbe neanche per farsi accompagnare al bar, il “bel mondo”(sic!), in una parola i VIP.
Tutti accomunati dallo sfrenato presenzialismo a feste mondane e ai salotti più esclusivi, dove si mangia senza ritegno (come se fosse l’ultima occasione di cibarsi), dove ci si sbrodola, sulla cravatta o nella scollatura esagerata, il siero goloso della mozzarelle di bufala, dove ci si scambiano complimenti e convenevoli tra pancioni maschili esibiti, che straripano dalle giacche aperte, e seni in bella vista sempre rigorosamente rifatti, quale che sia l’età delle legittime proprietarie (li si riconosce perché sono tondi, innaturali, grotteschi). In una parola c’è l’affresco della nostra società in queste pagine. C’è veramente da deprimersi. Lo dice Roberto D’Agostino: “Questo libro è una pietra miliare della lotta contro noi stessi”. E aggiunge: “Pensavamo di aver detto tutto con il primo Cafonal. Invece no. Se mio nipote mi chiedesse un giorno cosa è successo in questi anni 2008,2009, 2010, avrei le prove di come si è passati dal post-moderno al post-tribolo. Siamo ormai alla farsa ”. Poi spiega, da romano, che è forse la Città eterna a contagiare tutti i suoi personaggi e a renderli simili a novelli Trimalcione . Tenta invano di nobilitare un po’ l’affresco impietoso che esce dal suo libro, ma il paragone con il Satyricon di Petronio Arbitro non regge, è troppo alto, e nei nuovi protagonisti di feste e festini romani non c’è né consapevolezza, né ironia. Fanno solo tristezza. Ecco un luminoso esempio di umorismo pirandelliano. La tristezza che nasce dalla constatazione che a farci ridere a volte sono casi paradossali, addirittura tragici. In copertina un noto leader politico ci saluta con il dito medio, segno inconfondibile del “vaffa”. “Ho scelto questa foto - spiega il grande fotografo Umberto Pizzi- perché quel gesto rivolto a me è stato offensivo. Io stavo solo lavorando”. Le foto degli uomini politici che compaiono sul libro sono impietose. Sono tutti ripresi mentre dormono come angioletti. Anche i più giovani. “Il sonno dei giusti” si potrebbe pensare, se non fosse che dormono sugli scranni di Montecitorio, al Senato, nelle riunioni, nei convegni, facendo finta di ascoltare anche ospiti stranieri. Ce n’è un intero capitolo: “Il sonno della politica”. Poi le signore. Piange il cuore a definirle tali … direbbe Manzoni. L’immagine che esce da questo libro è quello di una donna che pur di comparire farebbe qualsiasi cosa. Gi abiti sono sempre scollati per mettere in mostra lo scempio compiuto dai chirurghi estetici. Le bocche sono altrettanto rifatte, gigantesche, mostruose, a evocare altri appetiti, quelli che le nostre mamme ci hanno insegnato a riservare a situazioni per così dire … più intime. Gli zigomi sono esagerati. Le donne più agée sembrano mascheroni di cartapesta, quelli del carnevale di Viareggio.
“Meno male che io non ci sono!” esclama sconsolata Natalia Aspesi, anche lei alla presentazione del volume e autrice della prefazione, per poi aggiungere subito dopo: “… Anche se è la prova che non conto niente!” , “Che non conti un c…” le suggerisce solerte Roberto D’Agostino. Ma perché dopo “Cafonal” questi cosiddetti vip, fotografati da Pizzi nei momenti della loro massima dissoluzione, sono ancora qui, in “Ultracafonal”? Si chiede sbigottita la giornalista. “Nessuno di loro si è vergognato, si è ripromesso di non portare più miniabiti se ottantenne, di sparare al chirurgo che le ha messo un paraurti al posto della bocca, di non ficcarsi le tartine in gola … di starsene per sempre a casa propria, tenendo Pizzi e qualsiasi altro fotografo lontano” scrive nella prefazione. Già, bella domanda. Verrebbe da commentare: “Compaio quindi sono”. In fondo non siamo nella società dell’immagine? E che importa se l’immagine è brutta l’importante è che ci sia, importante non è vincere, ma partecipare. Deve essere così, altrimenti sarebbe inspiegabile la presenza di alcune protagoniste di queste foto all’evento della presentazione all’Auditorium di Roma. Applaudono divertite (ma non si sentono umiliate? Sono state immortalate mentre danno il peggio di se stesse). Ma che fa, l’appuntamento è ghiotto, ci sono fotografi a go go. C’è persino una “paparazza popputissima” che forse per solidarietà con le proprie vittime espone le proprie “tette” generosamente, anche se fuori piove e fa freddo. L’atmosfera è frizzante, glamour, è tutto un risuonare di “ciao cara … come stai bene … hai visto Marisella? Che meraviglia !… Caro, sei in gran forma (anche se il caro in questione è un relitto umano)… Smack, smack …abbracci e baci … alla prossima ….” Perché ci sarà una prossima, c’è da giurarci, anche se D’Agostino congedandosi esclama: ”Speriamo questa volta di aver toccato il fondo”.