(tabellini- partite in cifre - foto)
di Gianluca Luceri
Dopo lo shampoo nelle coppe (3 pareggi, 3 sconfitte, 1 vittoria), il calcio italiano ritorna nel suo orticello. L'unica che si era salvata dal naufragio europeo, la Roma, con una vittoria sudatissima a Basilea (3-2), è quella che 'gode' di più in questa decima giornata di campionato. Il derby della Capitale è colorato infatti di giallorosso. La Lazio capolista è costretta ad alzare bandiera bianca per la seconda volta in questa stagione. Sconfitta indolore, direbbero i numeri, visto che gli uomini di Reja sono ancora soli in testa alla classifica. Ma un ko in una stracittadina, specie quella 'der Cuppolone', non è mai indolore. Fa male dentro e potrebbe lasciare tracce importanti in prospettiva futura. Il tempo, e la prossima trasferta a Cesena, daranno subito le prime risposte. Due a zero per la Roma all'Olimpico, apparsa più vogliosa e più lucida nel 'leggere' una partita sempre molto complessa. Due a zero con due rigori, entrambi solari (mani di Lichtsteiner su tiro di Simplico e fallo di Dias su Baptista), trasformati il primo da Borriello (con un tiraccio baciato dalla buona sorte), il secondo da un Vucinic chirurgico. Penalty concessi da un Morganti che non sfugge alle mille polemiche post-partita. Protesta la Roma, per un gol annullato a Greco in fuorigioco molto ma molto dubbio, e protesta furiosamente la Lazio. Due i capi d'accusa all'arbitro: penalty negato per un nettissimo placcaggio di Riise a Mauri preceduto, per verità di cronaca, da un'evidente fuorigioco di Dias, secondo penalty non fischiato per un mani di Simplicio su giocata di Foggia. Tutto in fondo secondo copione: perdere brucia, perdere un derby per un 'doppio dischetto' brucia ancor di più. Le polemiche sono immancabilmente incluse nel prezzo. Di certo dalla Lazio leader della classifica ci si aspettava più coraggio e più personalità. La Roma decimata dalle assenze (Totti, Taddei, Pizarro, Juan e dopo mezz'ora anche Menez) incassa un successo che gonfia il petto, il morale e la riporta decisamente in quota.A caccia dei biancocelesti, con soli due punti di ritardo, c'è adesso il Milan, che espugna il San Nicola (3-2) e scavalca i 'cugini' dell'Inter al secondo posto. Nella porta di Gillet, bussano Ambrosini, Flamini e Pato. Soddisfatto Allegri, che chiedeva gol ai centrocampisti ed è stato accontentato. Meno felice, invece, per le troppe amnesie che impediscono al Diavolo di chiudere e congelare partite che sembrano in pugno. Il Bari, sotto per 0-2, è tornato in vita con Kutuzov, Pato l'ha ricacciato indietro, Barreto con una rete da favola (ma al 90') ha regalato ulteriori brividi. Contano però i fatti e questi raccontano di un Milan che insiste e ci crede. Per la squadra di Ventura, parla la classifica: ultimo posto (in compagnia di Cesena e Parma) con 8 punti. Il bel giocattolo della passata stagione appare sempre più un lontano ricordo. Il rischio-retrocessione, senza uno scossone nei risultati, è concreto e reale.
Decimata dagli infortuni (Cambiasso, Stankovic, Julio Cesar), compreso l'ultimo crac di Samuel (ginocchio ko, stagione praticamente finita) e quello meno grave di Maicon (stiramento), l'Inter rischia il tracollo interno contro un gran bel Brescia, avanti a San Siro con il quarto centro dell'airone Caracciolo. A 17' dal termine, grazie a un rigore assai generoso, è il solito infinito Eto'o (8 reti) ad evitare il peggio. Battuta malamente a Londra, stoppata dalle Rondinelle nel suo stadio, falcidiata dagli incidenti, l'aria inizia a farsi pesante intorno alla squadra di Benitez, cui resta la strada per le piscine di Lourdes per immergervi la sua truppa. Va bene la rosa lunga, ma a tutto c'è un limite. Non è una scusante, bensì un dato di fatto. Lavorare e far quadrare il cerchio in queste condizioni, è obiettivamente difficile.Senza Krasic, Chiellini, De Ceglie, Le Grottaglie, Martinez, Rinaudo e il febbricitante Amauri (senza dimenticare Traorè e ovviamente il lungodegente Buffon), anche la Juve che affrontava il Cesenza aveva pochi motivi per stare allegra. E invece all'Olimpico, malgrado l'emergenza assoluta, ecco piovere tre punti d'oro che spingono i bianconeri ad una sola lunghezza dall'Inter. Successo sofferto (3-1) contro i romagnoli, avanti con Jimenez ma ridotti in 10 per l'espulsione di Pellegrino. Rimonta e sorpasso portano la firma di capitan del Piero (180° gol in serie A), Quagliarella e Iaquinta. In tempi come questi, dove bisogna fare di necessità virtù, è un successo che vale doppio se non triplo.
Messi in un cassetto i tre schiaffi di Gerrard, il Napoli riparte aggrappato a Cavani, che affonda con un gol per tempo un Parma sempre fanalino di coda. Mazzarri fa ampio turnover (solo 5 i superstiti di Anfield), temendo la stanchezza post-Liverpool, ma l'uruguagio tutto sembra meno che affaticato. E' lui il 'supereroe' che mantiene alte le ambizioni dei partenopei, sempre in zona Champions League a braccetto della Juve.Si scuote anche la Fiorentina, che al Franchi riabbraccia Mutu dopo nove mesi, saluta tra i pali il debutto del polacco Boruc (Frey starà fuori 4-6 mesi) e applaude il match-winner Curci: sua la stoccata all'81' che piega il solito compatto Chievo. Partita così così, rare le emozioni, ma tre punti in tasca a Mihajlovic, atteso mercoledì all'Olimpico per il turno infrasettimanale da una Roma gasata dal derby. La classifica resta cortissima, ma i viola sono oggi a centro classifica. Un banco di prova importante per un gruppo che, piano piano, sta risalendo la corrente dopo un avvio-choc.
Il gol, questo sconosciuto. E' il titolo del film di Marassi, che dalla sfida col Metalist in Europa League (0-0) a quella col Catania (0-0), non riesce ad esultare per uno straccio di rete. Gli 'orfani' di Cassano sembrano aver smarrito la via della porta: ci provano Pazzini e Koman, Marilungo si vede annullare l'1-0, ma la supremazia blucerchiata è sterile. Gli etnei accarezzano il colpaccio con Gomez, poi nel secondo tempo il match si assopisce e le difese hanno gioco facile. Pari e patta, dunque. Il Catania raccoglie un punto in trasferta dopo quasi due mesi, la Samp… vorrebbe ma per ora non può. Non sarà un francescano, ma il talento di Cassano in questa squadra è un fattore irrinunciabile. Garrone lo perdonerà?
Finisce senza vincitori né vinti anche il match del Friuli. Non è sempre festa per Guidolin, che comunque allunga la sua striscia positiva: 4 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 6 gare. Un ruolino significativo. Il Cagliari apre le danze con un meraviglioso destro al volo di Daniele Conti, i bianconeri si rimettono in carreggiata con Floro Flores prima dell'intervallo. Punto a testa che non dispiace a nessuno e 'muove' la già discreta classifica delle due formazioni. Suda sette, se non otto camicie il Bologna, che piega il Lecce al termine di un confronto non per esteti del football. Il primo tempo è un'infuso alla camomilla, la riprese ha qualche bollicina in più, ma il meglio sta in coda, con i felsinei che rifilano ai salentini un mortifero uno-due: sesto acuto di Di Vaio all'84', palla al centro, raddoppio di Gimenez all'85'. In chiave salvezza, sono tre punti vitali. Malesani, vecchio nocchiero dei mari calcistici, prende e porta a casa il prezioso malloppo.
Nel posticipo, il Palermo spezza la 'serie nera' (quattro sconfitte consecutive tra campionato e coppa) piegando il Genoa per 1-0. Vittoria di misura ma che non fa una piega. Partita divertente, giocata a viso aperto e caratterizzata, nel primo tempo, da due protagonisti assoluti: Mauricio Pinilla e Luca Toni (un ex). Il cileno prende due pali clamorosi (il primo con una girata, il secondo di testa), si divora due nitide palle-gol ma fa centro al 42' dopo uno splendido assist di tacco di Pastore. Tre occasioni, invece, per l'attaccante rossoblù, l'unico ad impensierire la difesa rosanero. Il ritmo nella ripresa cala. E anche le emozioni. Grande chance per Pastore, 'murato' sul più bello da Dainelli, mentre il Genoa fatica a pungere. Nel finale, Miguel Veloso ha sui piedi il pallone dell'1-1 ma Sirigu dice no. Game over al Barbera.