Racconti di vita


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Asor Rosa e 'l'apologia della memoria'

Esce il nuovo romanzo 'Assunta e Alessandro' l

Il pretesto è la presentazione dell’ultimo libro di Alberto Asor Rosa, “Assunta e Alessandro”, edito da Einaudi. Un romanzo, ma, per il Professore, è un “racconto di memorie” (come poi tiene a dire egli stesso ai presenti). L’obiettivo reale invece è l’incontro, tra due generazioni di scrittori, Benedetta Tobagi e Mario Desiati, tra due modi di intendere la narrazione e la tecnica narrativa. In mezzo, la memoria e il ricordo. La storia.

L’incontro si svolge al Residence Ripetta, su via Ripetta a Roma. In un luogo che, fino a qualche secolo fa, era un porto, un approdo per le merci. Un approdo al quale idealmente sono ancorati i due giovani intellettuali, che hanno il compito di confrontarsi Alberto Asor Rosa e il suo racconto autobiografico “Assunta e Alessandro”. Sono Benedetta Tobagi e Mario Desiati. Hanno entrambi 33 anni. E del ’33 è il Professore. “Abbiamo il dovere di gettare un ponte verso i giovani”, dirà al termine della presentazione Asor Rosa, rivolgendosi in particolare ad Eugenio Scalfari, presente e attento nelle prime file della sala.

Li abbiamo avvicinati prima dell’inizio di quella che ci è subito parsa una “meta-conferenza” letteraria.

“Mi posso sedere qui vicino a voi sul divano?”, chiedo a Mario Desiati e Benedetta Tobagi, che si stanno preparando ad affrontare il docente, scrittore, storico letterario e ora romanziere Alberto Asor Rosa. Benedetta mi risponde: “Certo, anzi siediti tra noi”.

Come mai la scelta è caduta su di voi?
Tobagi
: Buona domanda Mario! La faremo subito al Professore, quando iniziamo. …
Desiati: Nel caso mio la scelta è stata molto casuale. Hanno preso l’elenco e messo il dito sul mio nome, chiudendo gli occhi….
Tobagi: Io ho malignato subito che oltre al fatto anagrafico, che è lampante, beh insomma scrivere in un modo “non fiction” della propria famiglia, con tutte le dovute differenze del caso, non è comune. Anche Asor Rosa aveva un archivio del padre ferroviere. Le assonanze emotive erano molto forti. Anche mio nonno era ferroviere……

Benedetta Tobagi nel 2009 ha scritto il suo primo libro “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi), un cammino tra cronaca, inchieste giudiziarie, ricordi e racconti personali, per ricostruire la vita, breve , del padre, giornalista del Corriere della Sera, Walter Tobagi, ucciso nel 1980, a 33 anni, dai terroristi italiani. Allora lei aveva 3 anni.

Mario Desiati, è giornalista, scrittore ed editore ed è nato in Puglia, a Locorotondo (Bari). Il suo libro più conosciuto è “Il paese delle spose infelici” (Mondadori, 2008), una storia “inventata”, in un Sud tutto reale. E vero. Ci tiene a sottolineare le sue umili origini: “Sono nato in una masseria, i mie sono braccianti agricoli, non ho letterati in famiglia”.

E’ arrivato intanto il Prof. Ed io insisto: “Ma forse è anche una scelta geografica, che richiama il concetto dell’unità: Benedetta, Nord , Milano, Mario, Sud, Asor Rosa Roma, Centro”. Sorridono.

Asor Rosa: La ragione vera è che i due giovani qui presenti hanno scritto due libri molto belli, che mi hanno molto colpito, negli ultimi due, tre anni. Quindi il motivo entra nel merito di certe scelte narrative o storiche che potrebbero avere a che fare con la mia.

Come mai un romanzo, Professore? Era stanco di scrivere saggi?
E’ una cosa arrivata molto spontaneamente, parlo della prima volta, come frutto di un ripensamento di ciò che mi è capitato nella vita e di quello che ho cercato di fare e anche di non fare. E’ come cambiare registro, no? Cercando di dire cose analoghe, ma in maniera molto diversa, in una forma più comunicativa.

Che messaggio vuole trasmettere ai suoi lettori ?
Di continuare a leggere.

Perché si capisce meglio la Storia?
Perché si capisce meglio sé stessi, anzitutto.

Qui c’è un incontro tra la realtà e quello che viene creato dalla mente e poi raccontato nei romanzi. Ma rispetto all’epoca che viviamo, in cui spesso le storie sono create, che rischio corre la Storia?
Rischia di non essere ricordata. Io personalmente apprezzo molto quelli che in un modo o nell’altro si sforzano di ricordare.

Dunque l’autore fissa i suoi ricordi e li propone, offre agli altri. E della storia attuale, che cosa bisogna ricordare?
Nulla, questa bisogna tutta dimenticarla.