Sono 22 i Paesi che si trovano ad affrontare crisi alimentari ricorrenti ed un'altissima prevalenza di sottonutriti, conseguenza di disastri naturali, conflitti ed istituzioni deboli. Secondo il rapporto Fao-Pam (Programma alimentare mondiale) pubblicato il 6 ottobre, questi Paesi si trovano in una situazione definita di "crisi prolungata", caratterizzata da fame cronica e insicurezza alimentare.
Sono 166 milioni i sottonutriti in questi Paesi, circa il 20% delle persone che soffrono la fame al mondo, più di un terzo del totale, se si escludono grandi Paesi come India e Cina.
Secondo il rapporto Fao-Pam, le crisi prolungate possono diventare un circolo vizioso che si autoalimenta. La ripresa di questi Paesi potrebbe diventare sempre più difficile col passare del tempo A livello mondiale, circa il 10% del totale degli aiuti pubblici allo sviluppo viene dato nella forma di assistenza umanitaria, ma nei Paesi in crisi prolungata, la percentuale è molto più alta.
Tra questi Paesi,tutti africani e asiatici ad esclusione di Haiti, ci sono anche economie considerate in forte crescita come l'Angola, Stati petroliferi come Congo e Iraq e Sudan o forzieri delle materie prime più rare come Repubblica democratica del Congo e Guinea.
La Fao,agenzia dell'Onu per l'alimentazione, e il Pam, Programma alimentare mondiale, hanno sollecitato un ripensamento profondo sul come dare aiuti ai Paesi "in crisi prolungata".
Le priorità devono prevedere -secondo Fao e Pam- soluzioni di lungo periodo, rafforzando la capacità produttiva e di resistenza agli shock esterni dei Paesi più vulnerabili. Nel frattempo si deve continuare a promuovere attività volte a salvare vite umane. Attualmente circa i due terzi di Paesi in crisi prolungata ricevono meno assistenza allo sviluppo per persona che la media dei Paesi meno sviluppati.
"Le crisi prolungate vanno affrontate con assistenza mirata e specificatamente pensata", scrivono nell'introduzione del Rapporto 2011 sullo Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi), il direttore generale Fao, Jacques Diouf e la direttrice esecutiva Pam, Josette Sheeran.
Avviare attività di assistenza di lungo periodo nell'ambito delle istituzioni locali rappresenta-secondo il rapporto- la migliore speranza di sostenibilità e di un miglioramento reale della sicurezza alimentare. Meccanismi di protezione sociale, come pasti scolastici, programmi di denaro e cibo in cambio di lavoro, possono fare la differenza.
"Uniti contro la fame" è il tema scelto dalla Fao per la Giornata mondiale dell'alimentazione 2010 per sottolineare che il compito di aumentare la produzione alimentare con l'obiettivo di dare accesso a tutti al cibo prodotto non è compito di un solo attore. La produzione alimentare dovrà aumentare del 70% per nutrire quella che, entro il 2050, sarà una popolazione di nove miliardi di persone, ma questo non dovrà avvenire a scapito di risorse e ambiente, secondo la Fao. Bisogna mettere in pratica "una rivoluzione verde" a cui dovranno partecipare governi, istituti di ricerca,università, agricoltori, società civile, Onu e privati.
E' possibile -sostiene la Fao- aumentare la produzione agricola in modo sostenibile, ricorrendo alle giuste politiche, alla giuste tecnologie e ai giusti approcci, in grado di completare quanto già realizzato dalla natura. Bisogna quindi utilizzare giudiziosamente i mezzi tecnici nel giusto momento del ciclo di crescita e nella giusta quantità. Le pratiche basate su tali principi possono essere descritte come "un approccio ecosistemico".
La quantità di cibo necessaria per nutrire 9 miliardi di persone non sarà coltivata senza fertilizzanti minerali, da utilizzarsi però in modo oculato.