"In questo momento nel sud del Paese, nelle province del Sindh, più vicine al delta del fiume Indo, l'inondazione sta avendo ancora il suo impatto e c'è un' emergenza acuta. Poi ci sono le zone dove per motivi idrografici l'acqua sta permanendo e la gente non può tornare ai villaggi,e poi ci sono le zone più a nord,dove l'acqua è defluita,che stanno però entrando nell'emergenza inverno".
Lo dice a Televideo Stefano Savi, responsabile dei programmi Unicef nella provincia del Belucistan, facendo il punto della situazione in Pakistan. "Sono danneggiate in un'area geografica molto ampia molte infrastrutture".
Qual è la situazione dei bambini?
"Il Pakistan ha circa 90 milioni di minori, e questo dà un'idea dei bambini colpiti.Ci sono oltre 9.900 scuole danneggiate in modo totale o in modo grave. L'Unicef ha sviluppato da tempo i 'Centri di apprendimento temporaneo', come per esempio tende dove i piccoli possono continuare il loro lavoro di- dattico. Occorre sostenere l'Unicef nel provvedere a questi spazi e ad attività ricreative che sono molto importanti".
"L'obiettivo è raggiungere 130mila bambini anche nelle zone non ancora accessibili del Sindh, con persone isolate".
Ci sono motivi di sicurezza che ostaco- lano gli aiuti alla popolazione?
"Generalmente l'accesso è buono,ci sono però dei distretti, delle zone limitate che pongono alcuni problemi e in cui bisogna prestare maggiore attenzione all'aspetto sicurezza", spiega Savi.
Quali problemi affrontate sul campo?
"Per me la più grande difficoltà è la frustrazione di vedere una situazione drammatica e non riuscire a fare abbastanza. Sono sicuro che i lettori di Televideo si possano mettere nei panni degli operatori dell'Unicef.Sicuramente l'aiuto che può giungere dalle persone è importante, non bisogna dimenticare che c'è tanto da ricostruire".
Si farà in tempo a portare gli aiuti?
"Nelle zone di montagna bisogna prepo- sizionare viveri e alloggi prima dell' inverno, e nelle zone ancora inaccessibili tutto deve essere portato con gli elicotteri. Dare priorità a questo è il ruolo dei meccanismi di coordinamento delle organizzazioni umanitarie con una forte presenza del governo pachistano".
Ci sono state polemiche sulla lentezza degli aiuti...
"Le dimensioni dell'emergenza sono eccezionali: parliamo di milioni di persone, un numero irraggiungibile mettendo insieme tsunami del 2005,sisma di Haiti e terremoto avvenuto qui in Pakistan".
"Una parte dei ritardi è dovuta anche all'approvvigionamento degli aiuti, non c'erano sufficienti scorte perché la domanda era al di fuori della norma".
"Per portare aiuti poi servono fondi. E per questo c'è bisogno anche dell'attenzione dei media che in Europa e nel mondo è arrivata un pochino in ritardo, quando erano già passati diversi giorni. E' importante che i media colgano la dimensione esatta di una catastrofe".
"Ci possono anche essere state difficoltà all'interno del sistema di coordinamento del Pakistan ma penso che molto sia dovuto più a una situazione globale".
"In questo momento Medici senza frontiere sta dando aiuto per il trattamento delle malattie legate all'acqua at- traverso cliniche mobili, stiamo focalizzando l'aiuto sul trattamento della malnutrizione, abbiamo circa 1.300 bambini con una malnutrizione severa".
Lo dice a Televideo Pierluigi Testa, capo missione di Medici senza frontiere in Pakistan, aggiungendo che gli opera- tori dell'Organizzazione, premio Nobel per la Pace, sono nelle zone colpite dall'alluvione dallo scorso 28 luglio. "La popolazione pachistana soffre e gli aiuti sono importanti. Per Medici senza frontiere è importante anche un solo euro donato dalla singola persona".
L'Ue ha lanciato un appello chiedendo più medici donna per rispettare il precetto islamico, cosa fa Msf? "Rispettiamo la sensibilità culturale del Paese per cui anche noi cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra medici uomini e medici donne per poter dare assistenza medica a tutti. Ci sono polemiche sulla lentezza degli aiuti... Noi stiamo operando in zone molto remo- te con strade interrotte e non abbiamo avuto modo di constatare questo problema che forse si è creato perché già molti fondi erano stati dirottati per l'emergenza ad Haiti.
Avete constatato discriminazioni nella distribuzione degli aiuti per motivi religiosi?
"Non abbiamo saputo nulla del problema. Non ho visto discriminazione di tipo religioso nella distribuzione degli aiuti", dice Pierluigi Testa.
Quali sono i problemi maggiori da affrontare sul campo?
"Medici senza frontiere fa quello che può per aiutare la popolazione, siamo un'organizzazione che lavora nell'emer- genza. Il problema sarà far tornare la popolazione a una vita normale, sarà ricostruire case, strade e scuole. Oggi come oggi la gente chiede cibo e alloggi.
L'emergenza è ancora nella prima fase, ci sono persone da raggiungere?
"Non ci sono più persone da raggiungere, pian piano l'acqua sta andando via, si sta asciugando, il problema che vedo sul medio-termine è il fatto che l'acqua ha distrutto tutti i campi coltivati per cui ci potrà essere una grande mancanza di cibo e quindi l'aumento dei casi di malnutrizione. E il rischio di epidemie? Due le situazioni a rischio, una legata a casi di diarrea che stanno scendendo e un'altra a casi di colera, ancora da monitorare. Con questa grande quantità d'acqua, poi, dobbiamo essere pronti a fronteggiare la malaria.