Il Brasile alle urne


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‘L’incognita Dilma’

La voce della stampa locale g

Per conoscere meglio la realtà del voto, Televideo ha coinvolto due prestigiose firme della stampa locale: Wilson Figueiredo, decano dei giornalisti brasiliani, che da oltre 60 anni scrive sul “Jornal do Brasil” di Rio de Janeiro, ed Eliane Cantanhede, editorialista della “Folha de Sao Paulo”.

Come giudica il bilancio degli 8 anni di presidenza Lula?
Cantanhede
: Lula ha avuto la grande fortuna di esser succeduto a Cardoso, che stabilizzò l’economia, rafforzò le istituzioni e riorganizzò il Paese. Negli 8 anni del suo doppio mandato, Lula seppe cavalcare tali conquiste, mantenendo la stessa politica economica, sfruttando la congiuntura internazionale, estremamente favorevole per il Brasile, e conducendo un processo di inclusione sociale importante e significativo. Sul piano etico, tuttavia, Lula fu una sorpresa: nonostante una popolarità all’80% non ha voluto rompere con gli elementi corrotti della classe politica e condurre una vera e propria campagna morale, anzi. A livello estero, il Brasile ha indubbiamente guadagnato molto, benché Lula si sia avvicinato forse più del dovuto a leader come il venezuelano Hugo Chavez, il cubano Fidel Castro e l’iraniano Mahmud Ahmadinejad.

Figueiredo: I campioni intervistati dicono che l’80% dei brasiliani approva l’operato di Lula, ma il rimanente 20% giudica il risultato dei sondaggi con un certo scetticismo. Il modo di sostenere un leader o un governo è soggettivo, e i numeri non sono che un modo personale di avallare gli effetti di una propaganda volta a stordire il cittadino. La sensazione di vivere in perenne campagna elettorale iniziò con il primo mandato di Lula, ma scoppiò definitivamente durante il secondo. C’è qualcosa di non detto, e ancora indefinito, che non ha nulla a che vedere con la democrazia.

Il Brasile può ritenersi oggi una democrazia matura?
Cantanhede:
C’è una scollatura tra il progresso economico e i ritardi nella pratica politica. Prima di potersi definire una “democrazia matura”, il Brasile deve investire su due fronti: l’etica in politica e programmi seri di redistribuzione del reddito. Non si può parlare di democrazia quando ampie fasce della popolazione vivono ancora come nel secolo XIX.

Figueiredo: La democrazia brasiliana è un frutto colto quand’era ancora acerbo, quindi è più facile che marcisca piuttosto che maturi. Dopo 8 anni di governi Lula, il Brasile è più lontano dalle allarmanti disparità sociali che c’erano, ma non per questo più vicino a una democrazia di senso compiuto. Questo voto mette a confronto due idee diverse di democrazia, ma mancano adeguate formulazioni politiche e programmi definiti. C’è una fascia della popolazione che teme il peggio. Ma non tutto è perduto. La democrazia brasiliana è un eterno partire e ripartire da capo. Forse è il modello che comincia a consumarsi.

La campagna elettorale ha affrontato i veri temi caldi del Paese?
Cantanhede:
In pratica non ci sono stati “temi di campagna elettorale”, vista la polarizzazione tra il Pt di Lula e il Psdb di Cardoso. Nei faccia a faccia in tv, i candidati hanno mostrato poco e nascosto molto.

Figueiredo: La campagna è stata la dimostrazione di un’incoerenza testarda, malgrado tra governo e opposizione non ci siano sostanziali differenze. Le divergenze nelle proposte è falsa: si tratta di frammenti di improvvisazioni, volti a rimediare al vuoto di idee e di programmi. Ognuno nasconde il suo vero obiettivo.

Dilma Roussef è riuscita a emergere con una sua personalità indipendente?
Figueiredo: La candidata ufficiale è più un punto di domanda che un’attesa. Il suo passato di guerrigliera non la ostacola né l’avvantaggia. Il voto è un plebiscito su Lula, perché resta ancora da vedere chi, tra lei e lui, gestirà il potere. La natura umana è imprevedibile, e oggi una fitta coltre di nebbia ci impedisce di vedere il futuro con chiarezza.

Cantanhede: Dilma Roussef è un’incognita: nessuno può dire fino a che punto sarà indipendente da Lula o quanto saprà trattare con gli alleati, specie con il Pmdb, che non ha alcuna ideologia, ma è il primo partito brasiliano e vuole rafforzare il suo ruolo.

Dilma somiglia di più a Michelle Bachelet o a Cristina Fernandez-Kirchner?
Cantanhede:
Certamente non somiglia a Bachelet, forse un po’ a Cristina Kirchner, che non è un politico tradizionale, vive grazie alla forza elettorale del marito ed è sempre in lotta con la stampa. Prima di fare paragoni, occorrerà comunque vederla all’opera.

Figueiredo: Dilma Roussef non somiglia nemmeno a se stessa, tanto è invisibile. Lula è onnipresente e ostacola ogni visione sul futuro immediato. Dilma è un personaggio sfuggente: né guerrigliera, né democratica, né Lula. Per certi versi, sembra non essere ancora uscita dalla clandestinità.