Il 79 per cento del petrolio fuoriuscito a partire dal 20 aprile scorso dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, potrebbe ancora essere presente nelle acque del Golfo del Messico e ci potrebbero volere anni prima che scompaia. E' quanto sostengono i ricercatori dell'Università della Georgia in uno studio pubblicato dal Wall Street Journal e che contraddice le dichiarazioni del governo federale.
Il National Incident Command, l'ufficio per l'emergenza nazionale che gestisce da parte del governo federale gli sforzi per il ripristino ambientale dell'area, aveva dichiarato a inizio mese che metà del petrolio fuoriuscito era stato bruciato o raccolto, mentre un altro 25 per cento era evaporato o disperso.
"Anche se disperso, il petrolio non è scomparso: impiegherà anni ad andarsene," dice lo scienziato Charles Hopkinson che coordina il team di ricercatori dell'università. Secondo gli studiosi non è possibile che il petrolio possa essere evaporato: "soltanto quello in superficie può essere evaporato, quello in acque profonde è ancora lì".
I ricercatori del governo responsabili per le stime rese pubbliche a inizio mese hanno evitato di commentare, come hanno fatto anche i dirigenti del National Oceanics and Atmospheric Administration della capitale e di New Orleans, agenzia del dipartimento del Commercio che monitora le condizioni dei mari e dell'atmosfera.