di Germana Lang
Trenta anni sono trascorsi da quella terribile notte e colpevoli per quella strage non se ne sono trovati. Nutre ancora qualche speranza che si arrivi alla verità ?
La verità noi la abbiamo già saputa nel 1999, perché conosciamo le cause di quella vicenda. Il Dc9, ci dice un giudice, è stato abbattuto all’interno di un episodio di battaglia aerea e questa è la verità, una verità che volevamo da 19 anni. Non era scontato che ci si arrivasse, è stato molto difficile arrivare a queste conclusioni. Ma la certezza il giudice l’ha raggiunta: altri aerei, vicino al Dc9, erano presenti quella notte. E mettendo insieme le tante perizie, la frattografica, la chimica, l’esplosivistica, quella medico-legale, il giudice ha potuto concludere con certezza che il Dc9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata, perché nessuno ci aveva dichiarato guerra nel 1980. Questa è la verità. Certamente manca un altro pezzo, come dice lei, mancano gli autori, i colpevoli di quell’ orrendo misfatto. E quindi noi continuiamo la nostra battaglia. Anche i pm romani hanno riaperto l’inchiesta per strage, essendo il reato imprescrittibile, e dopo le dichiarazioni di Cossiga che negli ultimi anni ha detto che l’aereo è stato abbattuto dai francesi, oggi aspettano risposte, hanno fatto rogatorie in vari paesi, in Francia, Usa e Libia, attendono risposte anche da esperti Nato, per arrivare a determinare gli autori materiali.
Lei recentemente ha detto che raggiungere la verità non è un dovere solo per i familiari, ma anche una questione di dignità nazionale. Cosa intende?
Lo dico dal ’99. Noi volevamo sapere cosa era accaduto ai nostri cari quella notte e lo abbiamo saputo. Non è che ci abbia pacificato molto, ma abbiamo saputo elaborare in maniera più concreta quello che è potuto succedere. Da allora io non penso più che possa essere una battaglia solo dei familiari. Il sapere quale nazione, quale Stato ha potuto abbatterci un aereo civile credo debba essere un problema di dignità nazionale. E’ il governo del mio paese che si deve attivare affinché coloro che sanno parlino. Hanno parlato poco attraverso le rogatorie, hanno dato risposte evasive ai giudici. La giustizia non sempre arriva a stabilire questo tipo di verità. Ci vuole la politica, una forte volontà politica e questa la può attivare solo il governo del mio Paese.
Il risarcimento dei danni ai familiari disposto recentemente dalla Corte di appello di Palermo, cosa può prefigurare dal punto di vista dell’accertamento della verità?
Come vede io sono assediata da verità. Nel 1999, sappiamo cosa è successo; da qualche anno, Cossiga dice che sono stati i francesi; qualche giorno fa anche un giudice civile dice che sono responsabili 3 ministeri, Giustizia, Trasporti e Difesa per non aver evitato che si verificasse quell’evento. E’ evidente che tutto va nella direzione di capire che il problema è quello di farsi dare e dire la verità dai Paesi coinvolti. Qui, a Bologna abbiamo voluto fare un Museo per la memoria di Ustica, dove abbiamo riportato il relitto del Dc9, testimone degli ultimi atti di vita dei nostri cari e dove è stata realizzata una grande installazione dell’arti sta Christian Boltanski. E attraverso questo museo noi vogliamo continuare a raccontare agli italiani quello che è potuto succedere una notte di estate nei nostri cieli e vogliamo averli al fianco nella nostra battaglia.
Durante questi 30 anni quali sono stati i momenti che hanno segnato una svolta dal punto di vista giudiziario?
La fase giudiziaria si divide in due. Fino al ‘90 poco è successo. Qualcosa è cominciato a uscire nell’86-’87, si è cominciato a interrogare gli avieri, il personale che seguiva quanto avveniva nei cieli. Per troppo tempo, quindi anche da parte della magistratura si è impedito di avere elementi utili. Dal ’90, il giudice Priore ha lavorato alacremente e nel ’99 ha concluso come ho detto prima, con un lavoro incredibile, pieno di difficoltà, trovando distruzione di tutto quello che poteva servire per rimettere insieme pezzi di verità. Comunque la magistratura è riuscita a stabilire la verità. Dopo, ci sono stati i processi, non per strage, ma per comportamenti, fino all’alto tradimento, di generali , ufficiali dell’Aeronautica. Processi che si sono conclusi come si sono conclusi. E’ drammatico, ma nel nostro Paese nessuno ha saputo dire cosa è avvenuto in quei cieli, nessuno ha dato una spiegazione. Non è allettante sapere che non si sia arrivati a dare delle pene, delle sanzioni. Non è allettante sapere che in questo Paese nessuno ha capito e chi doveva vedere non ha visto, ha finto di non vedere. L’aereo fu abbattuto ed è squallido pensare che nel mio Paese nessuno abbia potuto capire quello che avvenne, nessuno abbia voluto ricercare con forza la verità. Con l’aiuto della Nato, invece, il giudice Priore è riuscito a mettere insieme lo scenario di quella notte, la presenza nei cieli di altri aerei e ha concluso come sappiamo. Oggi i pm stanno lavorando ancora. E’ necessario, ma non è sufficiente. Poiché l’ostacolo è nella responsabilità che qualche Paese ha nei nostri confronti per l’abbattimento, credo che il ruolo della politica sia fondamentale per indurre risposte.
Se dovesse trarre da questa esperienza un monito per mettere in guardia le nuove generazioni, cosa direbbe ai giovani?
Direi che ci sono dei diritti che sono irrinunciabili, come il diritto alla verità, alla giustizia, alla trasparenza. In un Paese che vuol dirsi democratico, che crede veramente in questa parola e non la usa solo come forma retorica, credo che l’induzione di comportamenti positivi da parte della società civile nei confronti delle istituzioni sia fondamentale. Bisogna guardare, controllare, chiedere trasparenza, imporre la verità. Questo credo sia l’insegnamento. Si può fare. Se nell’85 noi non avessimo avuto la forza di uscire dal nostro privato e dal nostro dolore, tutto ciò non sarebbe successo. La responsabilità del non detto è purtroppo anche dei singoli cittadini, quindi i cittadini devono sempre essere partecipi, indurre comportamenti virtuosi.