A partire dal 2012 le lavoratrici del pubblico impiego dovranno aver compiuto 65 anni per accedere alla pensione di vecchiaia. E' questa la decisione presa dal governo per ottemperare alla richiesta della Corte di Giustizia europea che ha chiesto all'Italia l'equiparazione dell'eta' pensionabile fra uomo e donna. La novita' e' contenuta in un emendamento che ha appena riceuto il via libera del consiglio dei ministri e che sara' inserito nel 'decreto conti pubblici' ora all'attenzione del Senato.
Sacconi: impatto contenuto
''L'impatto di questa norma e' molto modesto, si parla di una platea stimata in circa 25mila donne nell'arco temporale da qui al 2012''. Cosi' il ministro del Lavoro, Guglielmo Sacconi, sull'aumento dell'eta' pensionabile per le donne nel pubblico impiego. ''L'impatto effettivo e' molto molto contenuto'', dice Il problema con l'Ue ''e' l'equiparazione'' con gli uomini, ha ricordato Sacconi, ma non era percorribile una strada diversa: ''Immaginate come verrebbe accolta dai mercati finanziari una riduzione per l'eta' degli uomini'', rileva.
Brunetta: non per cassa, da risparmi soldi a sociale
L'intervento per l'adeguamento dell'età delle donne del pubblico impiego "non servirà a fare cassa". E i risparmi che arriveranno nel lungo periodo "vanno al fondo per gli asili nido, la conciliazione e non autosufficienza". Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta al termine del Cdm. "Non servirà a fare cassa - ha detto - perché per il 2010 il risparmio è zero, nel 2011 è zero, nel 2012 50 milioni e poi l'anno successivo di 150 milioni di euro".
Risparmi a fondo vincolato per donne e famiglia
Le risorse che deriveranno dal risparmio dell'innalzamento pensionabile dell'eta' delle donne andranno in un Fondo vincolato ad 'azioni positive' per la famiglia e le donne. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri di questa mattina accogliendo la richiesta in tal senso venuta dal ministro per le pari opportunita' Mara Carfagna.