U2 3D

di Sandro Calice

U2 3D

di Catherine Owens e Mark Pellington. Usa 2007 (Digima)
Documentario musicale, con Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr
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“U2 3D” è il primo film musicale dal vivo girato con tecnologia 3D di ultima generazione. Un concerto vero e proprio, ripreso durante il Vertigo tour del 2006 in Sudamerica, affascinante per gli appassionati della band irlandese, ma anche per tutti gli altri, chè un’ora e mezza di buona musica fanno sempre bene alla salute.

Lo spettacolo è suggestivo. Si tratta del più grande insieme di telecamere 3D mai usate per un singolo progetto, fino a 18, con 140 persone dedicate solo a questo. Non c’è prospettiva che non venga ripresa, dal totale del palco ai primissimi piani ai dettagli (Mullen che lancia le bacchette della batteria ripreso dall’alto). Bono si comporta da attore consumato, e canta per il pubblico dello stadio ma anche per quello virtuale. Canta e recita, quando il palco diventa il teatro per la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E sono proprio i momenti intimi quelli più belli: un abbraccio a The Edge, un bacio a Claiton, la mano sfiorata di un fan, la fatica. Si, la fatica, perché certo Bono non ha più la stessa energia e voce di un tempo. E il “in the name of love” di “Pride” o il “wipe your tears away” di “Sunday Bloody Sunday” lasciano forse un po’ delusi. Ma è un attimo. Perché sul quel palco ci sono “solo” chitarra, basso, batteria e voce, il rock insomma. Il rock che si fa marcia militare proprio in “Sunday Bloody Sunday”, il rock della chitarra che rintocca come una campana di “Pride”, il rock da basso ipnotico di “Where the streets have no name”, ma anche quello struggente - e meno amato dai fan di vecchia data - di “Sometimes you can’t make it on your own” o quello che omaggia Pavarotti in “Miss Sarajevo”. Quattordici canzoni, compresa quel capolavoro assoluto che è “One”, forse la loro più bella canzone di sempre, mai fini a se stesse, sempre con un suggerimento, una suggestione avvolta dal piacere dell’ascolto.