di Gianfranco Laparelli
Nel breve volgere di una quindicina di anni la quasi intoccabile passione del collezionismo di mezzi a motore d’epoca, fino ad allora esclusiva per pochi benestanti, ricchi e snob, è divenuta un fenomeno di massa, dove per “massa” è intesa una piccola percentuale di appassionati e di utenti di mezzi a due e quattro ruote. Un fenomeno che tuttavia vale la pena di approfondire perché in Italia in questi ultimi cinque o sei anni un consistente numero di motociclisti è stato coinvolto – inconsapevolmente o con la complicità di qualche amico - da questa passione. E molti ne possiedono addirittura più d’una.
Per noi italiani, figli di una terra madre di storici marchi e di illustri e temerari piloti, e che la passione per i motori in genere l’abbiamo sempre coltivata, è stato facile applicare alle motociclette la massima che tutto deve essere recuperato, conservato, restaurato e, infine, coccolato. E così, accanto al collezionista, che spesso ma non sempre, opera esclusivamente per soddisfare i propri gusti oppure per investire, ecco apparire una nuova figura, quella dell’appassionato.
Quest’ultimo, seppur con poche disponibilità economiche, corona un sogno: un mezzo (a volte unico), tutto suo, spesso rinato da un cumulo di ruggine e metalli, gomma e plastica, pronto a regalare emozioni che i mezzi di oggi (troppo omologati e dotati di poca personalità) non riescono più a dare. Per molti di noi la tecnologia si è “fermata” irrimediabilmente al modello posseduto e preferiscono uscire dal garage con una vecchia Signora Anni ’60 o ‘70 piuttosto che con un nuovo e fiammante esemplare o con uno scooter di ultima generazione. Altri, moltissimi, hanno acquistato un pezzo d’epoca “a supporto” di un'altra moto moderna per motivo di orgoglio, per svago o di passione irrefrenabile.
L’evoluzione del fenomeno, che evidentemente non è solo italiano, ha modificato il modo di dare valore e concepire il mezzo “d’epoca”, tanto che alcune grandi industrie motociclistiche producono tuttora, o nel recente passato hanno offerto, modelli che si rifanno alle linee estetiche e meccaniche del passato. Ad esempio Triumph con Bonneville, un classico reinterpretato, una moto leggendaria ispirata all’originale. Oppure con la Thruxton, una moto ispirata alle “café racer” degli anni ’60, chiamata così in onore delle Triumph da corsa dell’epoca. Anche Kawasaki ha reinterpretato l’epoca con la sua W 650. Pochi modelli ma estremamente interessanti per chi, digiuno di esperienza meccanica non può o non vuole avventurarsi nel restauro di un mezzo o, più semplicemente, vuol sembrare retrò senza sporcarsi le mani.
Accanto a tanto interesse sono sorti mostre scambio, fiere, raduni, riviste specializzate, siti internet e musei dedicati. Un vero e proprio settore produttivo il cui numero di “operatori” cresce di continuo, tanto che non si riesce più a tenerne conto, che “fattura” cifre anche notevoli. Ovviamente sta agli interessati discernere e capire se si ha che fare con altri appassionati oppure con puri commercianti, con onesti o con speculatori di passione altrui. L’importante è che ci sia e che dia la possibilità a tanti appassionati di coltivare una stupenda passione.
Abbiamo parlato di raduni d’epoca: sono numerosi gli appuntamenti e le manifestazioni che ogni anno si svolgono in tutta Italia. L’organizzazione è affidata ai vari motoclub o a gruppi di specializzazione. La Commissione Epoca dell’Fmi (Federazione motociclistica Italiana) è presente nella maggior parte delle manifestazioni importanti con proprio personale o con referenti d'Epoca, a disposizione degli appassionati, per dare loro risposte a quesiti generici, normativi o addirittura specialistici. Non esiste un calendario annuale ufficiale degli eventi che sono annunciati, di mese in mese sulla rivista federale Motitalia, oppure nella sezione Epoca del sito Fmi (www.federmoto.it.).Identikit dell’amatore
Difficile dare una risposta univoca su quale sia la figura tipica dell'amatore delle moto d'epoca. Sicuramente è in prevalenza di sesso maschile come accade anche per l’utilizzatore prevalente dell' "oggetto" moto. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone d’età superiore ai 50 anni, perché in età più verdi si è più attratti da modelli contemporanei e dal loro massimo aggiornamento tecnologico. Lo è sicuramente, il "vero" appassionato di motociclette (e non di scooter), di rado con una storia di utilizzo solo automobilistica. All'interno del gruppo degli "amatori delle moto d'epoca" sono rappresentate tutte le fasce sociali e della più diversa capacità di spesa.
Volendo dare dei numeri sono circa 90mila gli appassionati di moto d’epoca iscritti alla Federazione Motociclistica Italiana con oltre 120mila moto d’epoca iscritte al Registro Storico. Esclusi i grandi collezionisti (un numero limitato di persone), che hanno centinaia di mezzi, raccolti per motivi diversi, tutti gli altri molto spesso sono proprietari di moto singole. Il perché si possiede una moto d’epoca è legato a motivi diversi. Tra tanti, i prevalenti sono: il ritorno ad una moto avuta in precedenza o degli anni della gioventù; il piacere di guidare "finalmente" un modello che non si era riusciti ad avere prima; la soddisfazione di possedere un modello con una certa soluzione tecnica, magari avveniristica al momento del lancio sul mercato; il fascino di una marca.
Il tipo di utilizzo varia in funzione dell'età del mezzo posseduto. Si potrebbe affermare che una moto prodotta dal 1980 in poi può avere un utilizzo quotidiano (con grandissima prevalenza della Vespa). Per modelli più datati, data la natura delle prestazioni, della delicatezza meccanica, della eventuale scomodità, l'uso è prevalente solo nel tempo libero. Per alcuni modelli particolarmente esclusivi o di età, l'uso è strettamente limitato a poche occasioni sociali (raduni, manifestazioni, mostre).
La tipologia delle moto iscritte
L’iscrizione ad un Registro storico offre vantaggi concreti dal punto di vista dell'utilizzo frequente delle moto, a cominciare da tariffe assicurative riservate che diventano estremamente competitive oltre i 30 anni di età del veicolo. La maggior parte delle moto d’epoca circolanti o abilitate a circolare va dai 20 ai 45/50 anni di età. Per avere un orientamento sulle marche e le cilindrate più diffuse si possono consultare o il sito Fmi dove è pubblicata periodicamente la tabella delle moto più interessanti e di particolare interesse storico, oppure il mensile specializzato ‘Motociclismo d’epoca’ che pubblica su ogni fascicolo la classifica dei modelli d’epoca (iscritti a Registri storici e non) più posseduti dagli appassionati italiani. Non esiste ovviamente un listino ufficiale. Alcune riviste forniscono indicazioni di massima. In realtà il prezzo lo fa di volta in volta il mercato, su ogni singolo pezzo. Per questo è determinante che chi è interessato all'acquisto frequenti i vari mercatini e mostre scambio, per conoscere la situazione in generale, fare paragoni fra le offerte, imparare a distinguere i venditori "buoni" da quelli esclusivamente commerciali. Altrettanto determinante è possedere una solida "cultura" sull'argomento, almeno relativa al modello cui si è interessati. Meglio ancora se si può contare sui consigli e l’assistenza di un esperto riconosciuto, che accetti di svolgere il ruolo di consulente.
Non tenerla in garage
La moto d’epoca prima che bene proprio è frutto dell’ingegno umano, ed è quindi indispensabile non tenerla chiusa in garage. Sarebbe bene farla girare per le strade, metterla a disposizione un po’ di tutti, soprattutto ai giovani, per far conoscere loro una parte della storia della meccanica che altrimenti resterebbe associata soltanto a piatte immagini consultabili soltanto su siti internet o riviste di settore che, seppur patinate, non riuscirebbero mai a rendere l'idea di cosa siano in realtà questi capolavori d’annata della meccanica.