Maxxi, Macro e il XXI secolo


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Roma e l'arte contemporanea

Inaugurato il Maxxi, Museo nazionale dell’Arte del XXI secolo, disegnato dall'archistar irachena Zaha Hadid: uno spazio espositivo che integra arte e architettura contemporanee. Quattro le mostre inaugurali. E ancora, il Macro, Museo capitolino d’Arte contemporanea, e la sua nuova ala c

di Federica Marino

Nel quartiere Flaminio, accanto a una caserma già trasformata in sede museale, ha preso corpo lo spazio disegnato dall’archistar irachena Zaha Hadid. Definisce il MAXXI – Museo nazionale dell’Arte del XXI secolo - “un progetto incompiuto” ma si vede che è soddisfatta di quanto fatto finora. Parla di Roma e racconta di avere immaginato il nuovo spazio come un’occasione per mettere in risalto la luce della capitale e il suo essere città di mille culture e stratificazioni. Il concorso per il MAXXI, ricorda, arrivò in un momento di transizione del suo percorso creativo, nel passaggio da linee astratte a spazi fluidi, e il progetto romano ne porta la traccia. Lo spazio creato da Hadid si sviluppa per linee curve ascendenti, in giochi di nero e di luce; seguendo le onde si incontrano tagli di sbieco sul paesaggio e digressioni laterali, nicchie, interstizi percettivi da cui si accede ad altri luoghi, altre opere, altri mondi. E’ chiara la volontà di presentare lo spazio come realtà in sé e non solo come contenitore di arte, in coerenza con il progetto museale di integrare arte e architettura contemporanee. In più, c’è il gusto dell’erranza, lungo linee che sono flussi di movimento e di possibili visite e viste. Il museo diventa un luogo da esplorare seguendo il filo interiore della curiosità, senza una traccia imposta da altri. A sottolineare il senso dello spazio in sé, la scelta di alternare inclinazioni e pendenze dei possibili sentieri, sempre pronti a svolte inattese e stranianti.

Quattro le mostre inaugurali, ciascuna coerente con il tema del museo: Spazio, per sottolineare la compresenza di arte e architettura, propone circa settanta opere della collezione Arte e prestiti da privati, chiamati a dialogare con le istallazioni realizzate per il MAXXI. Sempre di spazio – questa volta disegnato e costruito- si tratta nella mostra-omaggio per Luigi Moretti, l’architetto che contribuì a ridisegnare il volto di Roma tra gli anni Trenta e i Settanta. A Gino De Dominicis è dedicata la retrospettiva L’Immortale, che lungo le spirali su cui si articola il museo ne ripercorre l’iter creativo. Mesopotamian Dramaturgies, infine, è il progetto del turco Kutlug Ataman, che in otto opere video racconta una realtà fatta di incroci e sovrapposizioni: la sua Turchia a cavallo tra passato e modernità, tra Occidente e Oriente, tra Islam e laicità, diventa metafora di ogni luogo-crocevia: il mondo, il MAXXI.

E’ancora una donna, la francese Odile Decq, l’artefice della nuova ala del MACRO, Museo d’Arte contemporanea di Roma. Realizzata nel quartiere Nomentano, accanto alla ex fabbrica della Birra Peroni già riconvertita nel 1999, la nuova ala apre per tre giorni, poi chiude fino alla riapertura definitiva prevista in autunno. Dopo l’ingresso, pensato come un bosco sacro, un luogo di raccoglimento prima dell’esperienza artistica, si entra nel foyer nero, illuminato dalla luce che cade da un enorme lucernaio; al centro, una sorta di meteora rossa, un cuore, che ospita l’auditorium. Soffitto in vetro, e la città si affaccia sul museo che la guarda: massima integrazione con l’intorno urbano, “ho pensato il MACRO come un luogo, non un oggetto, dove ci si incontra in mezzo all'arte, dove la città entra nel museo e il museo esce nella città”, spiega Decq. Lo ha pensato e lo ha realizzato: la nuova ala si collega a quella “vecchia” attraverso una scala, che idealmente unisce passato e presente; tre passerelle sospese permettono di esplorare la macro-sala Enel in tutta la sua altezza, variabile dagli 8 ai 12 metri: ora ci sono La Chimera, un murale di 4 metri per 10 realizzato da Schifani in una perfomance di cinque ore, nel 1985, le Vele di Kounellis, un’installazione dell’indiano Gupta e la Wafflebike di Tom Sachs e ancora il video di Bruce Nauman. Il primo piano è bianco, per contrasto col nero del foyer; vetrate e pavimenti rossi a specchi per la caffetteria, poi un corridoio popolato dagli aquiloni di Jacob Hashimoto suggerisce di andare più su, e più su c’è la terrazza, che è una piazza con fontana, aperta a tutta la città e ai suoi abitanti.

L’offerta del Macro, in attesa della riapertura dell’ala Decq, si completa con eventi espositivi nell’ala vecchia, per la MacroEstate dal 1 giugno al 22 agosto e, nella sede di MACRO Future a Testaccio, con The Road to contemporary art, la fiera-mercato dell’arte contemporanea. Sessantasette le gallerie nazionali ed internazionali presenti alla terza edizione, fino al 30 maggio, nei due padiglioni del MACRO Future e in quello restaurato a febbraio della Pelanda – dal nome del locale dove si “pelavano” i maiali abbattuti negli spazi del mattatoio.

Tre giorni di arte a Roma: una bella occasione che si aggiunge alle tante offerte dalla capitale. La sfida, però, è da cogliere anche sul periodo lungo: le strutture – ormai è chiaro – ci sono, i talenti anche, la città sembra pronta a un rilancio urbanistico e culturale che rappresenta un’occasione da non perdere.