di Luigi del Giudice
Nell’ultima assemblea annuale dell’Ania, l’Associazione che raggruppa le imprese di assicurazioni, il presidente Fabio Cerchiai disse senza alcuna remora che negli ultimi 5 anni i costi delle polizze per l’auto erano diminuiti, nonostante i bilanci negativi. Ma di questo fatto importante non se ne è accorto nessuno, a parte lui e pochi altri che dipendono dal settore assicurativo. Forse, Cerchiai stava preparando una giustificazione ai futuri aumenti, di cui si parla ora, che sono intorno al 15%. Motivo? Sempre i bilanci negativi? Forse, sarebbe meglio dire che le imprese assicuratrici non sanno gestirsi bene. In altri Paesi europei, come Francia, Belgio, Germania, Spagna e Portogallo, i costi delle polizze sono inferiori di un terzo e, lì, dove sono simili, le polizze sono tutte kasko. Una polizza kasko per l’auto costa da noi il doppio di una normale. Quindi, c’è da dedurre che sia proprio colpa della gestione. Perché, ci sono esempi come il Lloyd’s che, nel 2009, anno molto pesante per il settore assicurativo mondiale, ha realizzato nei rami danni profitti alti. Anche in Italia, in controtendenza rispetto alla flessione accusata dalle nostre compagnie nei rami danni.
Ma torniamo agli aumenti della Rc-Auto. Secondo noi, sono aumenti del tutto ingiustificati. Abbiamo chiesto il parere di un esperto, Roberto Ansaldo, presidente dell’associazione nazionale carrozzieri di Confartigianato. Ansaldo è un tipo molto singolare, lontano da ogni sorta di compromesso e di pregiudizi. E’ come un don Chisciotte che da anni combatte contro i mulini che tentano di muovere quel vento di leggi e innovazioni che penalizzano gli automobilisti alla ricerca di una giustizia difficile a trovarsi. Combatte non solo per avere costi equi delle polizze, ma anche e principalmente contro quei comportamenti, molto spesso non corretti, delle assicurazioni quando si tratta di risarcire un danno. Spesso, le compagnie assicuratrici appaiono al comune utente, costretto a subire, come approfittatori che cercano di imporre la loro volontà. Di risarcire poco e in ritardo.
Gli aumenti ingiustificati
“Sono aumenti assolutamente ingiustificati –dice Ansaldo a Televideo. Sia nei numeri, cioè per il numero dei sinistri, che è in diminuzione, sia negli importi che riguardano i risarcimenti. Anche i “fatti delittuosi”, cioè i sinistri riconducibili alle truffe, -precisa Ansaldo- sono in diminuzione, dagli 88.778 del 2006 agli 83.305 del 2007”. Ansaldo, poi, ci spiega che “i costi dei risarcimenti vengono liquidati in una stanza di compensazione a cifre prefissate per l’anno e che se nel 2005 questo costo medio era di 1.800 euro a sinistro, nel 2007 è sceso a 1.480 e nel 2008 a 1.415. Però, precisa, che nel 2007 le assicurazioni hanno calcolato un costo medio, a seconda della provincia, tra 1.800 e 2.300 euro a sinistro. Dunque –dice- sarebbe interessante sapere dove sono finiti i soldi tra i 1.480 euro accertati e i 1.800/2.300 decisi dalle assicurazioni. Ho posto la domanda in molti convegni e riunioni a rappresentanti di Ania e del mondo assicurativo –aggiunge Ansaldo. Ma ancora aspetto una risposta”.
“Del resto –dice Ansaldo- i costi della manodopera dei carrozzieri sono restati pressocchè costanti. Se ci sono fatti strani, è solo perché le compagnie vogliono risparmiare sui carrozzieri e sulle parcelle dei periti”.
I risarcimenti ai danneggiati
Un capitolo dolente, per i danneggiati e non per le assicurazioni, è quello dei risarcimenti. Le compagnie piangono miseria sui costi alti dei risarcimenti ma i danneggiati sono quelli che soffrono di più. Molto spesso chi deve avere un risarcimento non sa cosa fare contro questi “professionisti del risarcimento” che sono gli assicuratori. Gli stessi periti, sia per i danni materiali che i medici per quelli fisici, si lamentano dei bassi costi pagati dalle compagnie per il loro lavoro peritale, ma senza pensarci troppo cercano di favorire l’assicurazione da cui traggono lavoro.
Cosa fare?
Ansaldo ci spiega che con “la legge del 1992 nasce in Italia, solo in Italia, perché nel resto d’Europa non c’è, il “perito assicurativo”. Una situazione, poi, ripresa nel Codice delle assicurazioni nel 2005, che affida la gestione dei periti all’Isvap, l’Istituto preposto alla vigilanza delle imprese di assicurazione. L’Isvap istituisce un ruolo dei periti. Per cui chi non è iscritto a questo non può esercitare o, meglio, non può fare il perito assicurativo”. Una sorta di figura che fa il bello e il cattivo tempo sui danneggiati insieme ai cosiddetti liquidatori, che, non di rado, costringe a rivolgersi al giudice. In pratica –continua Ansaldo-, “chi non è iscritto a questo ruolo dell’Isvap può fare perizie come Ctu (perito tecnico del tribunale), ma non può farle per un’assicurazione. Nel resto d’Europa, il perito è un perito. E’ un esperto, un professionista, iscritto a un albo, con requisiti seri e non dopo un semplice tirocinio. Negli altri Paesi europei, il perito è super partes, un terzo che risponde civilmente e penalmente della sua attività. E la sua perizia fa testo, quasi sempre, con una compagnia assicurativa. Ci sono dei centri, “Dekra”, che all’estero sono formalmente riconosciuti dalle assicurazioni, cui ci si può rivolgere per avere una perizia sui danni, che, poi, l’assicurazione liquida senza l’annosa trattativa italiana al ribasso. In Italia, ci sono centri Dekra, che si occupano di prove e anche di revisioni di vetture, ma non possono esercitare l’attività peritale perché non iscritti al ruolo del perito assicurativo dell’Isvap”.
Gli domandiamo se sia auspicabile una riforma che istituisca un albo dei periti, come terzi e qualificati, e che metta fine alla figura del perito assicurativo?
“Certamente –risponde-. In Italia, manca il controllo dell’applicazione delle norme e della deontologia professionale. Manca verso tutti. Anche verso i carrozzieri”.
I controlli in Svizzera e in Germania
Quando un’auto è stata riparata male, c’è da impazzire tra periti, avvocati, tribunale e altro per poter avere giustizia. Un lavoro fatto male, cioè “non a regola d’arte” come dice la legge, va riparato o addirittura non pagato se il carrozziere non è in grado di farlo. E qui Ansaldo ci racconta cosa avviene in Svizzera e in Germania se il danno è mal riparato. “Ci si rivolge alla sezione stradale della polizia che con i suoi tecnici controlla il danno e se rileva qualcosa che non va, ci accompagna direttamente dal carrozziere, intimandogli di riparare bene l’auto e chiedendogli un successivo controllo prima di consegnarla all’interessato”. Da noi è impensabile. Almeno oggi. Da noi non resta che l’avvocato, il perito del tribunale, il giudice e tanti soldi spesi a vuoto con il rischio di non avere soddisfazione alcuna. Perché? Perché alla base di tutto, come rileva Ansaldo, “non c’è un controllo delle regole e della deontologia professionale”.
E, così, in Italia, “c’è un costante aumento della litigiosità davanti al giudice, con una percentuale salita del 15% nel 2007 rispetto al 2006. E, prima di queste liti, c’è un cospicuo aumento delle spese delle assicurazioni con i pagamenti delle multe inflittegli dall’Isvap per i ritardi nei risarcimenti”. Questo, naturalmente incide e non poco sui bilanci “in perdita” delle assicurazioni. “Nel 2009 –continua Ansaldo-, l’Isvap ha comminato multe alle compagnie per circa 60 milioni di euro. Una crescita del 43% rispetto al 2008, imputabile per il 92,4% alla Rc Auto. Negli anni precedenti, la situazione era migliore. Le multe sono state 39,5 milioni nel 2008 e 33 milioni nel 2007. Anche se tutt’ora la maggior parte della gente non sa cosa è l’Isvap e a cosa serve”.
In testa a questa singolare classifica delle assicurazioni penalizzate, troviamo Fondiaria Sai- Milano, multata nel 2009 per 12, 2 milioni di euro. Seguono, Unipol con 11,8 milioni, Cattolica con 5,4 milioni e Ina Assitalia con 4,4.
“Forse, è il momento di riflettere sui comportamenti delle assicurazioni e sulla validità delle norme attuali e cercare di eliminare le variabili negative del sistema e renderlo più efficiente, prendendo spunti dai sistemi dei nostri vicini europei più efficienti. Perché la multa dell’Isvap va bene, ci soddisfa, ma il sistema ne risente perché non cambia nulla e l’utente ha soltanto la magra soddisfazione della penalizzazione della compagnia. Perché, quest’ultima, nonostante la multa dell’Isvap mantiene la sua posizione irremovibile verso il danneggiato”.
Cosa propone Ansaldo?
“Noi sosteniamo da tempo un tavolo tecnico per risolvere determinate problematiche, come la qualità del lavoro, le caratteristiche dei ricambi che si possono montare, i loro costi eccessivi. Cose che nessuno denuncia all’opinione pubblica. Certo un perito ben preparato e ben pagato, esperto e terzo, rispetto alle due parti, lo farebbe”.
Insomma, va modificata la legge?
“Certo, la legge va modificata. Tra l’altro, l’Italia ha avuto già due segnalazioni dalla commissione europea per infrazioni: perché la normativa italiana impedisce il libero mercato e, quindi, la concorrenza e l’ingresso delle compagnie straniere”.
“Non resta, quindi, -conclude Ansaldo- che aspettare che il legislatore vari nuove e migliori leggi per una giustizia più veloce e più vicina all’utente e che non lasci le assicurazioni in una sorta di posizione dominante. C’è una proposta di legge per l’istituzione di un albo dei periti, cosa che esiste in altri Paesi europei, che potrebbe eliminare quel concetto di perito assicurativo e sostituirlo con un perito, terzo, responsabile delle sue perizie verso le parti e che non ci faccia perdere troppo tempo con le assicurazioni. Questo, farebbe risparmiare anche parecchi soldi alle compagnie, non costrette più a pagare le multe dell’Isvap. L’ideale sarebbe arrivare a un sistema che offra assicurazioni a prezzi giusti, risarcimenti equi e veloci, che punisca immediatamente, come in tutti i Paesi della vecchia Europa, chi non fa bene il suo lavoro”.