Un libro sui romeni in Italia


Stampa

Una voce da Bucarest: 'Un popolo pacifico'

Intervista a Paolo Sartori, Dirigente dell'Ufficio di Coordinamento Informativo di Bucarest del Ministero dell'Interno d

La porzione più consistente dell'immigrazione straniera in Italia e la più numerosa di quella comunitaria, è rappresentata dal popolo romeno. Forse a causa di fatti di cronaca a volte molto dolorosi passa troppo spesso l'equazione romeni "delinquenti naturali". Il popolo romeno ha una innata propensione a delinquere?
Assolutamente no. Ci sono, è vero, gruppi criminali che operano per lo più nello sfruttamento della prostituzione, nel settore dei reati informatici e nella commissione di reati contro il patrimonio, gruppi che si contraddistinguono per la grande flessibilità organizzativa e mobilità sul territorio, e poi vi sono singoli che commettono reati efferati e disgustosi, quali le violenze carnali e le rapine con violenza in abitazione isolate. Detto questo, posso testimoniare per lunga esperienza diretta che quello romeno e' un popolo composto da persone pacifiche, che si sentono generalmente vicine all'Italia e agli italiani, con una cultura mediamente di alto livello e che, per primi, sono sinceramente dispiaciuti per le malefatte e i crimini che taluni loro connazionali hanno compiuto e compiono all'estero. Bisogna tenere conto che in Italia vive più di un milione di cittadini romeni, la cui stragrande maggioranza si è perfettamente integrata con noi.

Nel periodo di massima allerta si è detto che i delinquenti romeni preferiscono venire in Italia, dove la soglia di punibilità è molto più bassa. Insomma sembra che da noi sia più facile delinquere e farla franca. Corrisponde a verità? La legislazione romena è più severe e meno tollerante di quella italiana?
Le due legislazioni sostanzialmente non differiscono di molto in quanto a previsioni edittali di pena; quello che differiscono sono le condizioni carcerarie e la concreta applicazione della certezza della pena: aspetti che, entrambi, influiscono non poco su chi deve delinquere.

La presenza di Italiani in Romania è molto forte. Imprenditori ma non solo. Casalesi e camorristi hanno messo in piedi veri e propri business in terra di Romania. L'arresto di Gaetano Ferone, di Napoli, giugno 2009,accusato di aver riciclato ingenti somme di denaro in Romania per conto del clan camorristico dei Casalesi. è solo uno degli esempi. Nel 2004 era stato arrestato il capo del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone. Mozzarelle di bufale con latte romeno sono all'ordine del giorno. Quanti sono gli italiani che hanno messo in piedi attività illecite in Romania, quale la natura dei crimini, come sono percepiti gli italiani lì?
Anche per quanto riguarda la presenza italiana in Romania si possono fare considerazioni speculari a quelle fatte per i romeni in Italia: a fianco di una stragrande maggioranza di imprese e cittadini italiani che operano in questo Paese nel pieno rispetto della legalità e che hanno contribuito in maniera rilevantissima, negli ultimi 20 anni, alla rinascita della Romania, vi sono presenze collegate alla nostra criminalità organizzata di stampo mafioso che, nei Balcani in generale, hanno trovato terreno fertile, appoggi e vuoti legislativi tali da ampliare in modo sistematico le loro attività primarie (e cioè illegali) e secondarie (e cioè riciclaggio e reinvestimento in attività lecite, tanto da divenire in taluni casi, in pochi anni, espressioni di attività economiche consolidate)

In Romania sono arrivati colossi come Agip, Ansaldo, Pirelli, Finmeccanica, Tenaris, Zoppas, Geox. Enel ha acquisito Electrica Muntenia Sud, la compagnia leader nella distribuzione dell' energia. Le società a capitale italiano registrate in Romania. impiegano 800 mila persone e contribuiscono al Pil rumeno per una quota stimata tra il 7 e il 10%.Le relazioni tra i due Paesi sono dunque decisive e gli esempi di integrazione reciproca l'unica scommessa per il futuro.Ma le notizie e i pregiudizi che rimbalzano dall'Italia non aiutano. Come superare questo gap?
I pregiudizi sono difficili da superare, ma credo che siamo sulla buona strada: le Istituzioni italiane e romene, le espressioni sociali e culturali dei due Paesi stanno facendo sforzi enormi in questa direzione, ed i risultati, negli ultimi tempi, non sono mancati. Anche gli organi di stampa, recentemente, hanno giustamente riportato fatti, commenti e situazione positive, infondendo nella opinione pubblica dei due Paesi una visione diversa delle cose.