Un libro sui romeni in Italia


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Minoranza decisiva per tutti

Intervista a Guido Melis, deputato del Pd e coautore del libro 'Romeni. La minoranza decisiva per l'Italia di domani' f

Lei presiede l’associazione parlamentare d’amicizia Italia-Romania e si occupa del problema dell’integrazione degli stranieri, e della comunità romena in particolare, in Italia. Come si opera una sana integrazione?
Conoscendosi meglio. Esiste un problema anche di informazione sulla comunità romena Un milione circa di persone sparse sul territorio nazionale, con forti punti di aggregazione in alcune regioni chiave, merita forse più attenzione di quanta non ne sia stata data finora a questa comunità, non solo sotto l’aspetto delle patologie criminali, a volte connesse ai romeni, ma sotto l’aspetto di quello che i romeni fanno, come vivono, come si integrano nella società. Ci sono circa 25mila imprese romene attive in Italia e non si tratta solo di piccole imprese.

Una minoranza può essere “decisiva” per tutti?
L’Italia del futuro sarà un’Italia dove le cosiddette minoranze straniere avranno un rilievo sempre maggiore. Noi siamo un paese che demograficamente sta declinando, siamo un paese sempre più di vecchi e soprattutto siamo pochi. L’ultimo censimento ha dimostrato che i 4 milioni in più di italiani sono nuovi cittadini italiani , o immigrati o figli di immigrati.

Siamo in ritardo rispetto alle politiche d’integrazione?
Sì, la classe politica ne ha una cognizione solo episodica, il Parlamento ha espresso finora delle linee che non sono a mio avviso adatte ad affrontare un fenomeno di questa portata con la dovuta preveggenza. Siamo molto in ritardo. Il disegno di legge sulla cittadinanza, che abbiamo presentato bipartisan, il Sarubbi (Pd)-Granata (Pdl) dal nome dei due deputati, rappresenta il tentativo di aprire se non altro ai figli degli immigrati nati in Italia il diritto a essere cittadini italiani a tutti gli effetti. Questo progetto viene fortemente contrastato. Esiste in Parlamento una posizione retriva e sciocca rispetto a quello che è il grande problema dell’Italia di domani.

Nel libro parlano spesso i romeni in prima persona. Raccontano le loro esperienze, i loro sogni, le loro aspettative, le loro delusioni. Era importante dar voce proprio a loro e perché?
Abbiamo cercato di fare un libro che non fosse un trattato, Esistono delle ottime pubblicazioni scientifiche sulla questione romena ma mancava un testo che facesse parlare i romeni sotto la formula molto banale delle interviste. Alina Harja, la mia coautrice che è romena e che vive tutti i giorni in mezzo a questo tessuto umano, ha potuto mettere a frutto la sua esperienza e abbiamo raccolto interviste di grande significato. C’è tanta umanità in questi racconti di vita che abbiamo raccolto. Per la prima volta la minoranza non è oggetto dell’indagine ma diventa soggetto e p’rende la parola.

Mi ha colpito nel libro la vostra riflessione sulla campagna mediatica che seguì l’omicidio di Giovanna Reggiani, dall’ottobre 2007 alla vittoria elettorale del centrodestra nel 2008. Voi suggerite di analizzarla con metodi scientifici, (ad esempio attraverso una schedatura sistematica delle fonti di informazione italiane nel biennio 2008-2009 ). Ne seguirono scrivete “le precipitose, discutibili misure antiromene varate in tutta fretta dal governo Prodi”. Una reazione, quella del governo di centro-sinistra che voi definite “visibilmente oltre il limite della crisi di nervi” e ancora” una legge sulla sicurezza scritta precipitosamente diventa nel giro di poche ore un decreto immediatamente in vigore”.
Fu un errore politico grave che abbiamo pagato come Partito democratico e come sinistre anche forse sproporzionatamente. I romeni lo hanno percepito come una chiamata sul banco degli accusati, per la maggior parte senza colpa. I reati sono individuali. Nella nostra Costituzione è scritto che ognuno risponde dei propri comportamenti. Non esistono i reati di gruppo e tantomeno i reati di gruppo etnico o nazionale.

Qual è il ruolo dei media e della politica nella trasmissione dell’equiparazione del romeno come persona che delinque?
La stampa, per sciatteria, ha fatto delle assurde generalizzazioni e ha accresciuto nell’opinione pubblica, già molto impaurita, una forte diffidenza verso i romeni, che poi confligge con il fatto che molta gente ha in casa una badante romena, la considera di famiglia e la stima. C’è un po’ di schizofrenia. Nei giornali i romeni sono molto più cattivi di come ciascuno di noi li ha conosciuti nella vita normale. La politica ha grossissime responsabilità, a partire dal tragico errore fatto dal mio partito dopo l’omicidio Reggiani di cui ho già parlato, è seguita una politica della destra al governo in questi ultimi due anni, che ha fatto della questione degli immigrati un cavallo di battaglia, facendosi condizionare dalla Lega Nord e facendo emergere una linea oltranzista che si è espressa nell’ultimo pacchetto sicurezza con la creazione del reato di immigrazione clandestina, che ha reso molto più complicate le politiche d’immigrazione nei prossimi anni.

Qual è la proposta del libro?
Noi siamo per l’integrazione. Pensiamo che in questo mondo globalizzato le identità siano una grossa ciambella di salvataggio. Ma un’identità fissa e rigida nel tempo non può funzionare. L’identità da che mondo è mondo si forma mescolando le etnie, le culture, imparando dagli altri e trasmettendo agli altri parte dei nostri saperi. L’Italia moderna è frutto di un grande processo di integrazione che si è sviluppato per secoli. E’ una follia l’idea delle razze padane e quant’altro. Non c’è nessuno di noi che non abbia nelle sue ascendenze sangue mescolato. Noi a nostra volta abbiamo fatto gli immigrati, siamo andati dappertutto e siamo stati trattati male anche noi, ma abbiano portato anche lì il senso dell’ identità italiana. Perché i romeni non dovrebbero portare un po’ di identità romena in Italia e noi trasmettergli un po’ di identità italiana.? Nascerebbe una cosa nuova di grande valenza per il futuro del paese. C. T.

Guido Melis (Sassari, 1949), professore di storia delle istituzioni politiche a Roma, Università “Sapienza”, ha scritto vari saggi, tra i quali la Storia dell’amministrazione italiana 1861-1993. Dirige la rivista «Le Carte e la Storia». Deputato del Pd (circoscrizione Sardegna) dall’aprile del 2008. Alla Camera fa parte della Commissione Giustizia e della Commissione bicamerale per le Questioni regionali. È responsabile dei rapporti Italia-Romania nell’ambito dell’Unione interparlamentare e presidente dell’associazione di amicizia Italia-Romania alla Camera dei Deputati.