da New York Gerardo Greco
Prima o poi doveva succedere: sciami di api che vanno a cercare casa su una vespa. Succede in centro a Milano, a piazza San Babila. La vespa è un motorino parcheggiato, ma le foto, finite su tutti i quotidiani, fanno impressione lo stesso. In questi giorni però, la capitale delle api non è Milano, ma direttamente New York.
A Manhattan è stata infatti eliminata, bocciata all’unanimità, una norma che le metteva letteralmente “fuori legge”. Bando ingiusto e liberticida voluto dal vecchio Rudolph Giuliani che, agli inizi della tolleranza zero, dichiarò le api “nemiche pubbliche” della città.
E così, venti anni dopo, quando il comune ha finalmente cancellato l’ostracismo, a New York si sono scoperchiati gli alveari e la grande mela si e’ scoperta una città di api. Da sempre, da quando anche questa era campagna.
L’uomo della api di Manhattan si chiama David Graves e gestisce una dozzina di alveari tra terrazze e giardini di Midtown, del centro città. David, che è un vecchio apicoltore da Becket, Massachusetts, racconta, dal tetto fiorito di una vecchia casa dove volano alcune decine di migliaia di api, che le arnie disseminate negli orti urbani qui sono centinaia. E che il miele di New York, miele di grattacielo, costa 20 dollari al chilo, venduto al mercato di Union Square, la’ sotto.
Sembra cavare sangue dalle rape, in una città di cemento, ma non è così. Il miele di queste “api verticali” è persino più dolce perché, spiegano alla serissima “Associazione degli Apicoltori di Manhattan”, pascolare tra la quinta strada e Central Park vuol dire raccogliere polline tra negozi di fiori e aiole: fiori esotici che in campagna non si trovano.
Esagerazioni ma, come sosteneva Albert Einstein, che viveva vicino a New York, se le api scompaiono, in 4 anni scompare anche l'uomo. Cioe' le api sono un termometro ambientale e, in questi giorni di confusione animalista, tra sbalzi climatici, animali grandi e piccoli che calano in città, finché ci sono loro vuol dire che le cose vanno ancora bene. Quindi bisogna tenersele care.
Anche perché nei giorni dei crolli di Wall Street, quando tutto sembra perduto, 40 mila api dentro un alveare insegnano comunque concentrazione e pazienza, come diceva Lucrezio. E insomma nella New York della crisi, di pazienza e concentrazione non ce n'è mai abbastanza.