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La guerra economica alla criminalità organizzata

Le attività dello SCICO, il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di Finanza scico_operazione_296

“Ormai il contrasto alla criminalità organizzata passa attraverso la guerra ai patrimoni economici e finanziari, unica strada per sgominare le mafie”. Il generale Umberto Sirico, il comandante dello SCICO della Guardia di Finanza, ovvero il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, è ben deciso sulle modalità da adottare per arginare un fenomeno sempre più in agguato e che usa metodologie di giorno in giorno più complesse.

Nato sulla scia delle legge del 1991, lo SCICO è il cuore pulsante del raccordo info-operativo delle Fiamme Gialle in materia di criminalità organizzata. Grazie ad una normativa all’avanguardia di materia di antimafia, lo SCICO ha gli strumenti idonei per rispondere “colpo su colpo” ai nuovi “mostri mafiosi”. Come il caso dei patrimoni dei conviventi di mafiosi o l’obbligatorietà per i condannati al 416 bis (associazione mafiosa) di riferire eventuali cambiamenti patrimoniali. Solo in questa seconda ipotesi, spiega con orgoglio il generale Sirico, lo SCICO ha progettato un piano di interventi, affidati poi alle unità operative del Corpo, grazie al quale sono stati sequestrati beni per un valore di quasi 50 milioni di euro a carico di quelli, tra i 6.500 condannati al 416 bis, che avevano “dimenticato” di segnalare le loro variazioni patrimoniali superiori a 10.000 euro.

Un successo che si aggiunge ad una lista di “medaglie” delle quali andare fieri. Negli ultimi 15 mesi di attività, gli uomini del generale Sirico hanno fornito supporto operativo ai GGICO della Guardia di Finanza (strutture interprovinciali di contrasto alla criminalità organizzata) sul territorio nazionale, la cui azione condivisa ha permesso di sequestrare beni per quasi un miliardo di euro, denunciare 350 persone, arrestare 400 sospettati di attività mafiosa e sequestrare qualcosa come quasi 1.800 chilogrammi di stupefacenti. Un’attività resa possibile dal ruolo stesso del Servizio centrale di investigazione delle Fiamme Gialle.

Lo SCICO, come sottolinea il suo comandante, lavora in stretta collaborazione con i GGICO, con la Direzione distrettuale antimafia ed interagisce con gli omologhi servizi centrali della polizia di stato (SCO) e dei carabinieri ( ROS). Ha una propria struttura con tanto di uomini e mezzi, una autonomia economica e stretti rapporti con altri Reparti della Guardia di Finanza. “Il nostro comandante, il generale D’Arrigo, ha dato un forte impulso all’attività dello SCICO e dei GGICO per contrastare gli illeciti patrimoniali della criminalità organizzata”. Il generale Sirico, a capo del Reparto da 2 anni, non nasconde l’orgoglio per i risultati finora raggiunto e soprattutto per l’eccellente penetrazione nelle maglie finanziare delle nuove mafie.

Nuovi gruppi dotati di sofisticati sistemi in grado di poter ingannare i più bravi investigatori. Si pensi all’intuizione avuta da ‘ndrine e cosche nell’acquistare immobili e attività commerciali subito dopo la notizia della caduta del muro di Berlino. “Fiuto economico” per spostare gli investimenti all’estero , allontanando anche i più pressanti sospetti al fine di sottrarsi alle confische dei beni in Italia. Oggi, come ieri, è importante “seguire l’odore dei soldi” per arrivare a scoprire fiorenti attività mafiose. Un fiuto da seguigi con le migliori tecniche di investigazioni.

E queste, allo SCICO, convergono in sistema sofisticati informatici, mezzi tecnologici, professionalità degli uomini. E i risultati lo dimostrano ampiamente. L’importante è non abbassare la guardia e pensare che ogni giorno è differente dal precedente e bisogna continuare a “combattere” la guerra economica alle mafie.