Un fotografo italiano, Fabio Polenghi, 45 anni, è stato ucciso durante gli scontri tra esercito e camicie rosse a Bangkok, in Thailandia. Il fortoreporter, colpito allo stomaco, sarebbe arrivato già morto in ospedale. Un altro giornalista olandese è rimasto ferito. Polenghi, che viveva a Milano, era arrivato in Thailandia tre mesi fa e lavorara per una rivista europea. E' stato colpito nella zona di Saladeng, vicino all'accampamento dei manifestanti, dove l'esercito ha sfondato la barricata. Nella sparatoria sono morte altre cinque persone. Una cinquantina i feriti.
Polenghi si trovava nel sud est asiatico da circa tre mesi. Ultimamente, secondo alcuni conoscenti, faceva spesso base a Delhi. Lavorava dal 2004 come free lance ed era molto conosciuto tra i suoi colleghi. Ma aveva lavorato per importanti agenzie e testate, prime fra tutte Grazia Neri, Vanity Fair, Vogue, Marie Claire, Elle e altre, come risulta da un suo curriculum postato su Internet. In 29 anni di lavoro aveva girato una settantina di diversi Paesi. "Realizzo servizi fotografici nei settori del reportage, ritratto, moda e pubblicitario", dice di se stesso in un blog, definendosi "occasionalmente regista, con varie realizzazioni all'attivo, la più significativa tra le quali un documentario di 52' Linea Cubana che racconta di un padre, campione olimpico di pugilato e di suo figlio, campione nazionale nella stessa disciplina, realizzato a Cuba...". Ha esposto alla Cité des Sciences et de l'Industrie e alla Expo del libro di Parigi.
Si arrendono leader della protesta
Le autorità militari thailandesi hanno annunciato che atti di terrorismo e incendi dolosi verranno puniti con la pena di morte. I soldati sono stati autorizzati a sparare contro chi compie tali atti. Stamane i leader delle Camicie rosse si sono arresi dopo l'assalto delle forze speciali ma i dimostranti hanno dato alle fiamme la sede di una tv locale e la Borsa a Bangkok. Twitter e Facebook sono stati oscurati, censurate le tv. Esteso a 21 province il coprifuoco. Decine di manifestanti,tra cui donne e bimbi, sono intrappolati nel tempio di Wat Panum, dove si contano, secondo fonti sanitarie, 9 morti. Mandato di cattura per l'ex premier Thaksin. I leader delle camicie rosse si sono arresi
68 morti in un mese
Proseguono gli scontri nella capitale thailandese fra esercito e camicie rosse, che hanno assaltato la sede di una tv locale e gli uffici della Borsa. La redazione del Bangkok Post è stata fatta evacuare dalla polizia. L'esercito è stato autorizzato a sparare se i manifestanti antigovernativi dovessero resistere. Il bilancio degli scontri è gravissimo. Dallo scorso 12 marzo, data di inizio delle proteste dei sostenitori dell'ex premier Thaksin, che chiedevano elezioni anticipate, ci sono stati 68 morti e 1.700 feriti.
Italiani state a casa
L'ambasciata italiana a Bangkok ha inviato un messaggio telefonico agli italiani residenti in città invitandoli a restare in casa per tutta la giornata. Lo ha riferito l'ambasciatore Michelangelo Pipan, dopo l'escalation della protesta nel Paese, culminata stamane con l'uccisione di 5 persone tra cui un fotografo italiano. I nostri connazionali presenti a Bangkok sono attualmente un migliaio.