di Maurizio Righetti
A poco più di un anno dai primi interventi, il defibrillatore “senza fili” conferma di poter rivoluzionare il trattamento delle aritmie fatali: la sopravvivenza ad un anno ha raggiunto il 98%, (15% in più degli strumenti standard). Lo dimostrano i dati raccolti da dicembre 2008 a oggi sui primi 55 impianti in Italia, Nuova Zelanda, Olanda e Gran Bretagna.
Durante i 10 mesi successivi all'intervento, il defibrillatore che non “entra” nel cuore ha riconosciuto e trattato il 100% delle aritmie che si sono manifestate, azzerando il rischio di scariche inappropriate, che si verificano in un caso su 3 coi defibrillatori tradizionali, e riducendo del 90% il rischio di complicanze.
Il defibrillatore sottocutaneo dà una scossa salvavita come un normale defibrillatore impiantabile, ma l'elettrodo si inserisce sotto la cute e non nel cuore assicurando una maggior durata e un più corretto funzionamento del dispositivo Lo strumento è nato da un'idea di Riccardo Cappato, Direttore del Centro di Aritmologia del Policlinico San Donato di Milano e Presidente della Società Europea di Aritmologia; la fase di sperimentazione clinica in corso prevede il coinvolgimento di 320 pazienti in tutto il mondo e ad oggi sono stati impiantati 5 pazienti italiani presso il Policlinico San Donato di Milano.
Italia, in centinaia di migliaia rischiano la fibrillazione
Le alterazioni gravi del ritmo del cuore riguardano complessivamente 250.000 italiani, di cui 170.000 ad alto il rischio di fibrillazione ventricolare, un'accelerazione del battito tanto rapida e tumultuosa da provocare un arresto cardiaco che non lascia scampo alla vittima e che nel nostro Paese provoca ogni anno 60.000 decessi. Unica possibilità di salvezza, uno shock elettrico che “richiama all'ordine” il battito cardiaco facendolo tornare normale: per garantire la scossa salvavita ai pazienti più a rischio, ogni anno in Italia vengono impiantati oltre 10.000 defibrillatori. Vere e proprie “sentinelle”: quando il cuore va in tilt, un piccolo generatore situato nel torace fa partire un segnale per l'elettrodo posto nel cuore, che dà la scarica giusta per farlo tornare a battere.
“Il defibrillatore “senza fili” ha la stessa funzione e dimensione di quello standard, ma il catetere con l'elettrodo che dà lo shock salvavita resta fuori da cuore e vasi e viene soltanto “appoggiato” sottopelle vicino allo sterno” – spiega Cappato – “L'energia necessaria per dare la giusta scarica al cuore è più elevata, ma i vantaggi sono evidenti. L'inserimento, ad esempio, è molto più semplice e veloce: non dovendo entrare nei vasi e nel cuore, bastano 10-15 minuti di intervento anziché i consueti 45-60 minuti. Inoltre, si riducono del 90 per cento complicanze come la perforazione, l'emorragia o l'infezione cardiaca che con l'intervento standard si verificano nel 5 per cento dei casi. I risultati sono sorprendentemente favorevoli: alla prima esperienza nell’uomo, quindi con tutti i limiti dell’inesperienza, sono già superiori a quelli della tecnologia precedente”. Il nuovo strumento, che ha un costo paragonabile a quello degli apparecchi standard (circa 15.000 euro), garantisce vantaggi come la riduzione delle infezioni intravascolari e cardiache e una minore usura: gli elettrodi dei defibrillatori standard, immersi nella tumultuosa corrente del sangue all'interno del cuore che viaggia a una velocità di 85 metri al secondo, in un caso su cinque hanno deficit di funzionamento dopo 7 anni e mezzo dall'impianto, rendendo necessario l'espianto del catetere. “Un problema serio, perché oggi l'età giovane dei pazienti impiantati (compresa in media fra 60 e 65 anni) determina una maggior probabilità di usura e quindi di rimozione del catetere. Ma togliere un catetere, infetto o danneggiato, per inserirne uno nuovo è un'operazione molto rischiosa” – sottolinea Cappato – “Il defibrillatore sottocutaneo, non essendo sottoposto agli attuali livelli di usura, garantisce un corretto funzionamento dello strumento molto più a lungo ed è indicato per il 50-60 per cento dei pazienti che devono sottoporsi all'impianto di un defibrillatore”.
Una nuova speranza per i bambini
Il nuovo apparecchio può essere una speranza soprattutto per i bambini: ogni anno in Italia circa 500 piccoli hanno bisogno dell'impianto di un defibrillatore, ma i dispositivi attuali sono troppo grandi per loro. Inoltre, con la crescita del bimbo diventa indispensabile cambiare l'elettrodo e il filo di collegamento attraverso rischiosi interventi di espianto e reimpianto. “Entrambi questi fattori hanno spesso costretto i cardiologi a rinunciare all’impianto, lasciando molti piccini privi della necessaria protezione dalle aritmie pericolose che da oggi saranno trattabili senza problemi grazie al nuovo dispositivo sottocutaneo. L’elevata richiesta ricevuta da vari centri pediatrici in questi mesi per impiantare il defibrillatore “senza fili” nei loro piccoli pazienti a rischio, testimonia la crescente attenzione degli esperti verso questa nuova tecnologia”, spiega Cappato.
Scongiurare la morte improvvisa non è più un sogno
“In un prossimo futuro, inoltre, il defibrillatore sottocutaneo potrà essere inserito anche in individui sani over 50”, conclude Cappato, “ per prevenire la morte cardiaca improvvisa: l'età superiore ai 55 anni rappresenta infatti il fattore di rischio di gran lunga più potente per la morte improvvisa. Lo strumento può essere impiantato con una procedura ambulatoriale, senza necessità di una guida radioscopica e di sala operatoria: la maggiore facilità d'impianto, abbinata ai minori effetti collaterali e all'efficacia analoga a quella degli apparecchi attuali, potrà ampliare o estendere le indicazioni dei defibrillatori, oggi destinati solo ai pazienti a più alto rischio. Rivoluzionando l'indicazione d'uso, sarà immaginabile l'impianto di questo dispositivo a chiunque intenda scongiurare per se stesso l'ipotesi di una morte cardiaca improvvisa”.