La Francia regala all'Inghilterra l'onore dell'apertura del 63.mo Festival di Cannes con il “Robin Hood”, diretto dal britannico Ridley Scott con Russell Crowe (la 'coppia' festeggia i 10 anni del Gladiatore). Inoltre l'attrice Kristin Scott Thomas, anch'essa britannica, è la madrina del festival che proseguirà fino al 23 maggio. Tappeto rosso guigato da Crowe con Cate Blanchett, Mark Strong, Oscar Isaac e Max Von Sydow.
"Robin Hood? Credo che oggi starebbe a Wall Street a combattere gli speculatori per difendere la gente comune, che ha perso tutto, travolta dal collasso del sistema dei mutui. O magari starebbe in guardia contro la manipolazione dell'informazione". Così Russell Crowe nel corso della conferenza stampa a Cannes. Alla Croisette per la prima i due protagonisti, le star australiane Russell Crowe (Robin Hood) e Cate Blanchett (Lady Marian), assente giustificato Ridley Scott, ancora convalescente dopo un intervento chirurgico al ginocchio. Il "Robin Hood" del film, ha spiegato Russell Crowe, "nasce dalla voglia di far vedere una volta per tutte l'uomo prima del mito". E, infatti, un lungo lavoro di ricerca ha preceduto la lavorazione del film. "Io e Ridley - ha aggiunto ancora l'attore premio Oscar - siamo andati avanti nelle ricerche sul personaggio da soli, alla fine avevamo materiale per un mezzo migliaio di film". In questo kolossal, che vede attore e regista alla quinta collaborazione insieme, c'è la storia e la leggenda dell'uomo prima che diventasse il fuorilegge che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Quest'anno un'edizione per certi versi in tono minore con 19 pellicole in concorso (l'ultima, di Ken Loach, annunciata solo lunedì pomeriggio), contro le oltre 20 abituali. A rappresentare l'Italia in gara Daniele Lucchetti con "La nostra vita" . A Cannes anche il 'Draquila - L'Italia che trema' di Sabina Guzzanti che giovedi' 13 maggio sarà presentato fuori concorso. Il documentario ha già suscitato polemiche anche dopo la presa di posizione del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi che ha deciso, per protesta contro il film, di non andare al Festival.
La giuria guidata da Tim Burton, con i nostri Giovanna Mezzogiorno e Alberto Barbera (direttore del Museo del cinema di Torino), gli attori Benicio del Toro e Kate Beckinsale, i registi Shekhar Kapur e Victor Erice, lo scrittore Emmanuel Carrere e il musicista Alexandre Desplat, parla alla stampa e affronta temi d'attualità, almeno dai primi segnali. Sui cineasti iraniani detenuti - Jafar Panahi, benchè in prigione, era stato invitato a far parte della giuria - Tim Burton difende senza esitazioni la libertà d'espressione e il loro diritto a vivere senza la minaccia della censura e del carcere. Più sfumato il suo giudizio quando sullo stesso tema un giornalista chiama in causa anche l'''affaire Polanski'' ma in questo caso ci pensa il musicista Desplat, memore di quando Polanski fu a Cannes presidente di giuria e nessuno si sognava si metterlo in discussione per il suo passato e la sua vita privata. Anche alla ennesima domanda circa la parità dei sessi (nessuna regista in concorso, solo due donne a giudicare) Burton non si sottrae: ''Per la verità è una faccenda di cui non mi accorgo molto anche perché ogni volta che sottopongo un progetto a Hollywood la metà delle persone che lo giudicano sono donne''. E Giovanna Mezzogiorno confessa di ''non capire proprio questo tipo di domande. Non mi sento in minoranza, mi piace stare con i maschi, la creatività è una faccenda che va oltre i sessi e la femminilità è solo una ragione di orgoglio''. ''Siamo all'inizio di un viaggio. - dice Burton per presentare l'esperienza della giuria.- Mi piacerebbe che, stando per una volta dall'altra parte della barricata, fossimo spettatori e non giudici”.