La difficile ricerca di una convivenza pacifica tra i cristiani del sud e i musulmani del Nord ha condizionato i primi 50 anni di vita del Ciad.
Il conflitto ebbe inizio nel 1966, quando gruppi armati del Nord addestrati in Sudan si ribellarono alle politiche fiscali imposte dal governo, espresso dalla classe politica del Sud.
La fase più acuta della guerra, negli anni '80, sfociò nell'intervento della Libia, che a fianco dei ribelli occupò il Nord del Paese, e di Francia e Stati Uniti che aiutarono l'esercito regolare a riconquistare i territori persi.
In anni recenti, il Ciad dichiara guerra al Sudan, accusandolo di aver violato il confine nell'ambito del conflitto del Darfur.
Viene sventato un tentato golpe attuato da miliziani del Nord e dell'Est, ritenuti vicini a Khartum, e scongiurato lo scontro armato diretto tra i due Paesi. Tre mesi fa, i presidenti Déby e Bashir firmano un accordo di pace.
La cronica instabilità del Paese deriva dal numero di etnie (circa 200) che formano la popolazione, perennemente in lotta tra loro. L'indigenza acuisce le tensioni: la "guerra tra poveri", nel Ciad, è una realtà tangibile.
Leader del Ciad è Idriss Déby Itno. Salito al potere con un golpe nel 1990, ha in seguito introdotto il pluralismo ed è stato poi premiato dagli elettori.
Come molti suoi colleghi africani, nel 2005 ha modificato la Costituzione per potersi ricandidare alla presidenza. Ma i ripetuti tentativi per destabilizzarlo degli ultimi anni sono indice di un crescente scontento.
Fin dall'insediamento, Déby ha riempito l'esercito e i ministeri di esponenti della sua etnia Zaghawa, minoritaria al punto da essere ritenuta un clan. L'Occidente lo ha fin qui sostenuto con moderazione.
Il Ciad puntava molto sulla scoperta di giacimenti petroliferi, che però hanno premiato solo le multinazionali. Il governo è fin qui rimasto tagliato fuori dai processi di estrazione.
Ai problemi politici ed economici, si aggiunge la crisi ambientale: il lago, da cui il Paese trae il nome e buona parte delle sue risorse idriche, sta letteralmente evaporando.
Lo specchio d'acqua, che segna il confine con Camerun, Nigeria e Niger, ha una superficie pari al 10% di quella che aveva nel 1960. Molti i tentativi in corso per riportarlo agli antichi fasti, ma con esiti fin qui modesti.