Fautore del dialogo con la Madrepatria e leader della decolonizzazione morbida dell'Africa francese è Félix Houphouet Boigny, padre della Costa d'Avorio.
Eletto all'Assemblea nazionale in rappresentanza del territorio d'Oltremare, fu il primo africano ad essere sottosegretario, poi, per più volte, ministro.
In veste di primo ministro della colonia, Houphouet resta convinto dell'inutilità di ottenere l'indipendenza politica se non si raggiunge l'indipendenza economica. Entra dunque nella comunità franco-africana, ma al suo scioglimento si vede quasi controvoglia costretto a proclamare l'indipendenza.
Sotto l'egida di Houphouet-Boigny, la Costa d'Avorio vive un periodo di prosperità economica e stabilità sociale, ma la democrazia resta deficitaria.
Lontano dalle dittature spietate come quelle di Bokassa o Idi Amin, Houphouet impone comunque un regime di partito unico, con poco spazio per il dissenso.
Il suo asso nella manica è l'economia: l'allineamento con la Francia e con l' Occidente favorisce lo sfruttamento intensivo di cacao e caffè in un periodo di forte richiesta, facendo della Costa d'Avorio una piccola potenza regionale, con standard di vita relativamente alti rispetto ai Paesi vicini.
Félix Houphouet-Boigny muore nel 1993, dopo 33 anni alla guida del Paese. Pochi anni prima, aveva introdotto il pluralismo politico, vincendo a mani basse le presidenziali e conquistando il settimo mandato consecutivo.
Il crollo del prezzo delle materie prime e la parallela apertura al multipartitismo segnano l'inizio di una crisi politica, etnica ed economica di cui ancora non si vede la fine.
La contrapposizione religiosa, in una terra che una sorta di sovrano aveva tenuto insieme, si fa sempre più accesa fino sfociare nella breve guerra civile del 2002 e la successiva instabilità.
Le elezioni generali in Costa d'Avorio, attese dal 2005, sono state annunciate un'infinità di volte, ma mai portate a termine. Alla base dei continui rinvii, il dibattito su chi siano effettivamente gli aventi diritto al voto.
La definizione del concetto di "ivorianità" è diventata cruciale in un Paese con pochi uffici anagrafici, che fu terra di accoglienza per milioni di stranieri (il 40% della popolazione).
La contrapposizione Nord-Sud si traduce nella difficile coabitazione, nel governo unitario di transizione, tra Guillame Soro, ex capo dei ribelli divenuto premier, e il presidente Gbagbo.