Léopold Sédar Senghor, poeta e uomo politico senegalese,rappresenta la fusione tra l'anelito di indipendenza e il pragmatismo nei rapporti con l'ex po- tenza coloniale. Eletto dopo la fine della seconda guerra mondiale come esponente del Partito comunista, rappresenta in seno al Parlamento francese le istanze autonomiste del collegio Senegal-Mauritania. Nel 1959, mentre si profila l'indipenenza, Senghor fonda con altri leader una federazione tra Mali, Senegal, Alto Volta e Dahomey. Nel giro di pochi mesi il progetto naufraga sotto le spinte degli interessi dei potentati locali.
Ritrovatosi alla guida di un Paese piccolo, ma composto da decine di etnie, Senghor attua su scala ridotta quello stesso modello federale che aveva ideato per l'Africa occidentale francese.
Il presidente rimarrà in carica un ventennio, durante il quale il Paese riuscirà a mettere in piedi un sistema di istruzione pubblica assurto a modello.
Sul piano politico, Senghor abbandona il comunismo per sposare il socialismo, ma nella Guerra fredda sceglie di porsi tra i Paesi non allineati. Nel 1978 apre al pluralismo, limitandolo tuttavia a tre sole correnti: comunismo, socialismo e liberalismo.
Oggi il Senegal rappresenta uno degli esempi più luminosi in tutto il continente africano, poiché non vi sono mai stati colpi di Stato.
Al ventennio di Senghor è seguito quello di Abdou Diouf, il suo delfino. Il suo ambizioso progetto del "Senegambia" (fusione con l'enclave anglofona del Gambia) fallirà nel 1989, dopo 7 anni.
La fine della Guerra fredda coincide con l'affermazione dei partiti di opposizione, di ispirazione liberale. Il legame con la Francia è rimasto sempre saldo, mentre la "négritude" perorata da Senghor ha creato forti vincoli di solidarietà con altri Paesi africani.
Il Senegal ha vissuto l'ultimo decennio sotto la guida di Abdoulaye Wade, il leader del centro-destra.
Sotto il suo mandato, il Paese ha abolito la pena di morte e raggiunto un' intesa nella regione meridionale del Casamance, scossa dalle rivolte separatiste contro il predominio dell'etnia Wolof, che è sempre stata al governo.
Il presidente è tuttavia al centro di feroci critiche da parte dell'opposizione, che lo accusa di abuso di potere e uso politico della giustizia. Le ultime elezioni politiche, nel 2007, sono state boicottate dai principali partiti d'opposizione.