Atlante delle crisi


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L’Africa libera festeggia mezzo secolo

Nel 1960 diventavano indipendenti 17 Paesi

Il 1960 segna uno spartiacque nel destino politico del nostro pianeta.

Il processo di emancipazione delle colonie, avviato con la transizione del dopoguerra,acquista un'improvvisa accelerazione che in 12 mesi, solo in Africa, porta all'indipendenza di 17 Paesi.

Di quei Paesi, 14 sono ex colonie francesi: Camerun, Togo, Sudan francese (oggi Mali), Senegal, Madagascar, Dahomey (oggi Benin), Niger, Alto Volta (oggi Burkina Faso), Costa d'Avorio, Ciad, Rep.Centrafricana, Congo, Gabon e Mauritania. A questi si aggiungono Somalia e Nigeria (sotto amministrazione britannica) e R.D.Congo (ex colonia belga).

Mentre l'indipendenza trova le ex colonie impreparate alla democrazia, la Guerra fredda tra marxismo e capitalismo sbarca in Africa.



Etnie e gruppi di potere locale si contendono il controllo delle risorse; chi si impone deve poi rendere conto alla potenza che lo ha sostenuto. Spesso l'economia resta in mano agli ex coloni bianchi, che non hanno interesse a di- versificare le attività. Si rafforza così la dipendenza con l'ex madrepatria o con l'alleato russo o americano, che in ogni nuovo Stato sovrano vedono solo un prezioso serbatoio di materie prime.

La decolonizzazione dell'Africa occidentale francese avviene in modo pacifico, ma non per questo senza traumi.

Fin dal 1947, la federazione di partiti Rda (Unione democratica africana) si batte per l'autonomia degli allora Territori d'Oltremare. Nel 1958, con la nascita della Quinta repubblica francese, molti dei Territori scelgono lo statuto di Nazioni autonome, inglobate in una "Comunità franco-africana" che si smembrerà dopo soli due anni.

Lo stesso presidente De Gaulle sottolinea come, in definitiva, i costi dell' impero rendano l'indipendenza delle ex colonie più conveniente per la Francia.