La vecchia televisione garantirà a tutti il diritto a internet? Una proposta formulata dall'Unione Europea punta a sconfiggere il digital divide riciclando lo spazio televisivo occupato dai canali analogici che stanno andando in pensione, in seguito al passaggio al digitale terrestre. La popolazione meno abituata all'uso della tecnologia digitale interattiva potrebbe così scaricare la posta e navigare nei siti on line attraverso lo schermo con cui abitualmente segue i programmi "unidirezionali" di Costanzo o Baudo. Per attuare il progetto, l'esecutivo Ue invita gli Stati a fornire l'accesso al web a quanti abitano in zone non coperte dalla rete a banda larga attraverso il televisore entro il 2013. La novità è favorita dallo switch off digitale, ovvero dalla transizione del mondo televisivo europeo dal sistema di trasmissione analogico a quello numerico. Man mano che avviene questa conversione epocale, lo spettro delle frequenze della tv analogica rimane inutilizzato. Il documento della UE suggerisce dunque di sfruttarne una parte per diffondere il segnale internet nelle zone più isolate. Unico limite di questa soluzione è la velocità del collegamento, non paragonabile a quello supportato da una rete a fibra ottica. La banda libera sugli 800 MHz ,che va dai 790 agli 862 Mhz, sarebbe in ogni caso in grado di trasmettere con un'ampiezza e diffusione maggiore dell'attuale Wi-Fi e a costi di trasformazione e manutenzione ridotti.
Le onde della tv analogica risentono meno dei disturbi del terreno e delle infrastrutture e trasportano una quantità di dati sufficiente a visualizzare la maggior parte dei siti. Il documento della Commissione europea, che definisce le norme tecniche che gli tutti Stati membri sono tenuti a rispettare per l'assegnazione delle frequenze in quella banda, sarà integrato nel prossimo programma strategico per le radiocomunicazioni. L'iniziativa, secondo gli autori, servirebbe a colmare le differenze di informatizzazione tra le varie aree geografiche e "trasformerebbe - scrivono i commissari- il dividendo digitale in benefici per la società e in crescita economica...una gestione coordinata dello spettro potrebbe dare all'economia dell'Ue un impulso economico pari a 44 miliardi di euro e contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di fornire la banda a larga ad alta velocità a tutti entro la fine del 2013".
Anche i costi dell'operazione sarebbero vantaggiosi. Realizzare l'infrastruttura di connettività via etere a 800 mhz costerà all'incirca il 70% in meno rispetto alla tecnologia mobile 3G-Umts. "I minori costi derivanti dal dispiegamento di queste reti - afferma il documento- spingeranno gli operatori ad investire di più, con l'effetto di aumentare la copertura geografica dei servizi a banda larga senza fili". La proposta della UE giunge a pochi giorni di distanza dalla diffusione di uno studio che fotografa il digital divide nel nostro paese. L'indagine, denominata "Il Futuro della Rete", è stata realizzata dall'Osservatorio sulla diffusione delle reti telematiche e promossa dalla Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera. Secondo il rapporto, due milioni e trecentomila italiani non hanno una connessione on line: una famiglia su due non possiede un collegamento in rete, una su tre accede al Web in banda larga. Ancora più grave è la situazione che riguarda i servizi d'accesso avanzati, come l'ultra broadband, che tocca fino a 100 Megabit al secondo: ne beneficia solo il 38% della popolazione, pari a 23 milioni di cittadini. Le regioni meglio servite dalle reti di seconda generazione da 20 Mbps, riconducibile all'Adsl2+, sono Lazio e Liguria. Le più svantaggiate, Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta: in queste aree, il digital divide supera il 60%. "E' urgente fissare al più presto- ha detto a proposito il presidente della Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, Mario Valducci- una roadmap per la digitalizzazione dei contenuti e dei servizi, un catasto delle infrastrutture di rete esistenti in Italia, in grado di rappresentare un volano per la banda larga, e attivare subito una cabina di regia Stato-enti locali per coordinare gli interventi da fare".