La prima industria italiana è quella del turismo, ma la politica sembra non accorgersene, tant’è che l’Enit, l’agenzia nazionale per il turismo, ha dovuto subire un consistente taglio ai propri finanziamenti. Dopo aver superato, non senza grosse difficoltà, la crisi economica del 2009, sembra che il comparto si stia risollevando, almeno a sentire gli operatori del settore. Gli indicatori dicono che il 2010 potrebbe tornare ai numeri del 2008, anche se è ancora troppo presto per tracciare un bilancio. Il giovane presidente dell’Enit, Matteo Marzotto, si dichiara moderatamente ottimista, prevede una crescita per il settore nei prossimi anni, e lancia frecciate alla politica.
Tutti gli indicatori dicono che la crisi è alle spalle e che nel 2010 il ci sarà un sensibile recupero. La crisi greca e quelle, eventuali, del Portogallo e della Spagna, rischiano di generare un effetto domino? E provocare una migrazione turistica verso paesi che potrebbero abbassare ulteriormente i prezzi, già normalmente più bassi che da noi?
“L’effetto domino, in economie collegate come le nostre, è sempre molto alto. Si spera che la capacità di mutuo soccorso che hanno gli stati possa evitare l’estendersi della crisi. Quanti più sono i paesi a rischio, fra i quali metterei anche l’Irlanda, tanto più il pericolo è maggiore. Per quanto riguarda i prezzi non credo che possano scendere ancora. La Spagna, con tutti i suoi limiti, ha dimostrato di essere una nazione a forte vocazione turistica, e continuerà ad essere un forte competitore. La mia percezione del problema italiano non riguarda il livello dei prezzi in assoluto, quanto piuttosto il servizio che si riceve in cambio. La Spagna, per ogni euro richiesto, offre un servizio migliore. Hanno meno montagna, mare, termale, città d’arte rispetto a noi, eppure sono più forti. Tra l’altro, a proposito di numeri, l’Italia ha 4.milioni e mezzo di posti letto, ma ancora non è dato sapere qual è il volume di fatturazione”.
Troppo spesso la promozione turistica all’estero manca di coordinamento. Le regioni e gli enti locali vanno ognuno per la propria strada, senza un marchio Italia uguale per tutti. Non sarebbe utile una governance centralizzata?
“Sì, credo che almeno nella promozione sarebbe molto utile. Basterebbe già l’ utilizzo di un logo Italia molto forte. L’attenzione su un messaggio pubblicitario si limita a pochi secondi. Le regioni non capiscono che basterebbe poco per rendere più efficace la comunicazione, e che sarebbe più utile rivolgersi all’Enit piuttosto che andare da soli”.
Il sistema Italia, dalle infrastrutture ai servizi, che è meno efficiente di molti altri paesi, quanto penalizza il turismo?
“Prendo atto che l’Italia ha dei limiti, ma non credo che sia uno sfacelo. Diciamo, ad esempio, che siamo arrivati ad un servizio ferroviario efficiente con vent’anni di ritardo rispetto alla Spagna. Certo, questo è il paese delle corporazioni, e quindi per difendere gli interessi di tutti il prezzo cresce e la qualità non migliora. Non sono tanto preoccupato per la Salerno –Reggio-Calabria, che è uno scandalo nazionale, ma per la qualità degli aeroporti, in primis Fiumicino, o per gli scali minori, come Pescara. Sono dei luoghi dove atterrano le compagnie low-cost che vengono foraggiate dalle amministrazioni locali. Da noi non è tutto un disastro, ci sono città che hanno un ottimo decoro urbano, come Parma, ma certo alcune amministrazioni locali hanno una gestione dissennata”.
Qual è il suo rapporto con la politica? Per un manager non è agevole confrontarsi con la burocrazia..
“Non essendo io un politico, il mio rapporto è eccellente. Per questo posso dire quello che penso. Certo, se si accetta un ruolo in un’agenzia governativa , bisogna tener presente chi sono i referenti, il governo centrale, le regioni e le associazioni di categoria, peraltro private ma anche abbastanza politicizzate. Siamo dentro una sorta di fluido, non c’è un risultato economico tangibile da ottenere, tutto è basato sull’etica e nell’approccio morale che ciascuno di noi ha verso il lavoro. Trovo che la politica sia totalmente incapace di reagire alla burocrazia, che è il vero mostro, e del quale forse la politica fa parte. Probabilmente sono l’una metastasi dell’altra”.
L’ex sindaco Cacciari ha rispolverato l’idea della tassa di soggiorno…
“Quando l’ho riproposta nell’aprile 2009 sono stato insultato. La tassa di soggiorno, in città in cui c’è un intensivo sfruttamento turistico, è assolutamente gestibile. Non ci vedo nulla di immotivato. Basterebbe ricordare che in tutti i biglietti aerei paghiamo una tassa aeroportuale. In alcuni aeroporti Usa si paga addirittura cash all’arrivo. Sono cose poco simpatiche, ma ampiamente utilizzate. E’ una tassa di scopo, che può servire a migliorare i servizi per i turisti”.
L’Enit ha subito pesanti tagli al budget..
“La situazione è preoccupante. Nel 2010 abbiamo un budget inferiore del 30% a quello del 2008, e nel 2011 diminuirà di un ulteriore 20%. In 3 anni abbiamo avuto una taglio del 50%. Stiamo parlando di 24 milioni di euro, non sono cifre che spostano una finanziaria. L’Italia non ha mai avuto una politica economica del turismo, un vero piano nazionale condiviso, che consideri il comparto un’industria vitale per il paese. C’è un piano di sostegno per gli elettrodomestici ed i motorini, ma la prima industria nazionale non ha avuto nulla”.
Gli indicatori dicono che nel 2010 si tornerà a crescere..
“Credo che si possa tornare ai numeri di traffico del 2008. Temo che questi numeri, però, dispongano di budget inferiori. Penso che, Invece di continuare a parlare di numeri e di presenze, bisognerebbe parlare di fatturati”.
Le lamentele più diffuse riguardano i prezzi, troppo alti anche rispetto agli altri paesi occidentali.
“L’adozione di una univoca misura di rating delle strutture è già stato un passo avanti. Il problema non è il prezzo in assoluto, ma cosa ricevo in cambio, e come lo confronto con paesi limitrofi. Dovremmo cercare di offrire di più per la stessa cifra. La Spagna, la Francia, la Germania, per ogni euro ricevuto erogano un servizio migliore del nostro”.