Non mitizzare la magrezza estrema

Intervista a Fernando Aiuti professor emerito all’Università La Sapienza di Roma fernando_aiuti_296

Il professor Aiuti, che al Policlinico Umberto I ha incontrato decine di ragazze malate, lancia un appello forte per aiutare giovani donne che si incamminano su una strada, quella dell’anoressia, spesso senza ritorno.

Professor Aiuti, con l’iniziativa “In forma per la vita-Modella oggi”, viene lanciato un appello forte contro i disturbi alimentari. Appello rivolto anche al mondo della moda.
Certo, anche se, quando ci sono forti interessi economici, è difficile che gli appelli vengano accolti. Si consideri quello che sta avvenendo per la legge che regolamenta le norme sulla guida e l’uso di alcolici. Ci sono pressioni sul governo e sul Parlamento. Si era raggiunto un accordo sul problema dell’alcolemia e sull’uso della droga, ora ci sono i produttori di alcolici, i gestori di discoteche e di locali notturni che chiedono di innalzare il livello di alcolemia per non danneggiare i loro interessi economici. Nessuno è pronto a sacrificare un euro per una vita. Questa è la mia tragica conclusione. Tornando al discorso sulla moda sicuramente il fatto che negli ultimi 20 anni abbiano sfilato modelle magrissime, io dico anoressiche perché si se si è alti 1,80 centimetri e si pesa 50 chilogrammi si può parlare di anoressia, questo non aiuta a combattere i disturbi alimentari sempre più diffusi. Certo il mondo della moda non è responsabile dell’anoressia, però mitizzare queste modelle super -magre non facilita il compito. Dietro l’anoressia ci sono problemi familiari, personali, caratteristiche genetiche, disturbi psicologici, conflitti con la famiglia, però il problema dei disturbi alimentari legati al mondo delle sfilate si potrebbe facilmente correggere lanciando una moda diversa, “normale”, invece di creare supermodelle scheletriche.

Contro i disturbi dell’alimentazione, anoressia e bulimia, quale dovrebbe essere il ruolo della famiglia? E quello della scuola?
A scuola gli insegnanti non devono trasformarsi in medici, ma devono imparare a segnalare ai familiari i bambini che hanno problemi in relazione al cibo, se per esempio mangiano troppo e si appesantiscono, o mangiano troppo poco. Ma è quello della famiglia il ruolo fondamentale. Spesso il problema non è non accorgersi che esiste un disturbo, ma negarlo. I genitori si rivolgono a me per problemi immunitari dei loro figli, ma a volte rifiutano l’idea che il bambino o la bambina siano in sovrappeso o sotto-peso e tendono a considerarlo un aspetto secondario. Quando durante la visita segnalo quest’anomalia molti genitori cercano di minimizzarla, invece è più importante, dell’asma, dell’orticaria, o di molti altri disturbi che non si possono curare se quella dell’alimentazione non viene messo al centro dell’attenzione. Poi ci sono, verso i 14 15 anni, i conflitti spesso con la madre e un padre che non interviene e ancora, le anoressiche più tardive, verso i 18-20 anni, che “puniscono” le madri che le hanno educate. Gli aspetti alla base dei disturbi dell’alimentazione sono molteplici, lo sanno bene gli psichiatri. Non si possono addossare tutte le responsabilità alle famiglie, certo però che l’incomunicabilità sempre più esasperata del mondo attuale ne è una causa. Ora i casi di anoressia-bulimia sono aumentati.

Lei parla di bambini. Si è ulteriormente abbassata l’età dei disturbi dell’alimentazione? E allo stesso tempo è vero che possono essere colpite anche donne in età adulta?
L’età più a rischio è quella dei 13-16 anni, ma a volte i disturbi cominciano prima. In relazione alla bulimia si possono manifestare addirittura a 3-4 anni. E poi possono durare a lungo e ripresentarsi ciclicamente. Le trentenni-quarantenni affette da anoressia probabilmente avevano disturbi in forma più lieve già da prima. Una volta che si entra nel tunnel dell’anoressia è difficilissimo uscirne, possono passare 15, 20, 30 anni.

Nelle testimonianze sull’anoressia impressiona che le vittime parlino spesso dell’ebbrezza di saper controllare il proprio corpo e di sentirsi forti.
Sì questo è vero. Ci sono atteggiamenti narcisistici e distruttivi. Ci sono persone che vogliono farsi del male e hanno l’ebbrezza del negativo. Vivono una dimensione psicologica di autodistruzione e di esaltazione della propria magrezza. Sono le forme più gravi e più difficili da trattare.

Quali sono i segnali che devono allarmare?
Quelli che arrivano dalle analisi di laboratorio. Sono campanelli di allarme perché queste ragazze hanno spesso infezioni ricorrenti, possono sviluppare malattie auto-immuni. Gli anticorpi si abbassano. Il danno ematologico e immunitario quando si verifica e va avanti no si riesce più a recuperare. Il patrimonio immunitario che si perde si perde per tutta la vita.