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L'ultimo treno dei desideri

Storie e destini s'intrecciano: se la Roma non vince a Parma, per lo scudetto è finita. La sfida del Tardini, Atalanta-Bologna e Lazio-Inter: tre partite legate allo stesso filo n

di Gianluca Luceri

Più che un campionato, sembra una matrjoska. Una partita dentro l'altra e un'altra ancora. Storie, destini e risultati s'intrecciano. Motivazioni, vere o presunte, si rincorrono. Io dipendo da te, tu dipendi da me: questo sembra raccontare la terz'ultima giornata di un finale di stagione mai come stavolta 'in progress'. Tre partite, annodate come un cordone ombelicale, provocheranno l'effetto-domino: Parma-Roma oggi, Atalanta-Bologna domani alle 15, il posticipo Lazio-Inter nella notte dell'Olimpico.

Di certo, da una settimana a questa parte molto è cambiato. Chi era inseguito, adesso devo inseguire: le tue sorti in mano altrui. Brutta faccenda quando sono gli altri a servirti il piatto. E' il film di una Roma che, complice la rovinosa caduta interna con la Samp, si è piantata sui pedali mentre era in piena volatona-scudetto. Lo stadio Tardini, dove la squadra di Ranieri si presenterà nel pomeriggio, dirà se l'1-2 contro Cassano ha lasciato un'abrasione o una ferita profonda, incurabile in meno di una settimana. Di sicuro c'è che la Roma, se vuole ancora inseguire il sogno tricolore, contro gli emiliani non può sbagliare. Il tempo stringe e ormai non è più permesso nemmeno un colpetto di tosse. Il Parma? Avversario infido, se avrà il giusto sprint. Ed è proprio questo il quizzone che coinvolge mezza serie A. A parte un po' di gloria, la truppa di Guidolin non rincorre più nulla, appollaiata a centro classifica senza più obiettivi nel mirino, almeno ufficialmente. Perché nelle dichiarazioni, tutti inseguono ancora grandi traguardi, tutti hanno ancora un diavolo per capello. Ma le bugie hanno le gambe corte e non resistono per novanta minuti. La storia dei campionati passati, quando siamo alle battute conclusive, è piena di Pinocchietti travestiti da indiani. Bellicosi magari per un tempo, docili e arrendovoli quando l'arbitro fischia la fine. Anche questo, però, fa parte del gioco. Non dovrebbe starci, ma ci sta.

Due punti in meno i giallorossi, due punti in più l'Inter, pardòn, gli eroi di Champions. Che da Barcellona, dove hanno fatto saltare il banco catalano, atterreranno direttamente all'Olimpico da 'finalisti' per affrontare una Lazio forse salva o forse no. Gli incroci e le partite che restano, a meno di terremoti calcistici dell'ottavo-nono grado (esistono, ma sono rari), mettono gli uomi di Reja al riparo da brividi dell'ultim'ora. L'Atalanta, infatti, dovrebbe sempre vincere a cominciare dallo scontro-diretto col Bologna (poi trasferta durissima a Napoli e sfida casalinga contro un Palermo a caccia del quarto posto). Il calendario regala poche briciole di speranza agli orobici, legati ad un filo sottilissimo che può spezzarsi da un momento all'altro. Lazio e Inter scenderanno sull'erba avendo tutti i risultati in tasca: vantaggio non da poco, in questo momento di 'bailamme'. Inutile girarci attorno: se la Roma espugna Parma e l'Atalanta piega il Bologna, sarà un certo tipo di partita. Con risultati differenti, beh, ognuno tiri le sue conclusioni. Coscienti che, al di là di calcoli e radici quadrate, se l'armata di Mourinho è quella che ha mandato a casa i blaugrana, non c'è scampo per la Lazio, né per la Roma, né per nessuno. Anche perché i trionfi fanno rima con entusiasmo e l'entusiasmo, si sa, scaccia ogni fatica, anche quella di un impegno atleticamente tremendo come il match di quattro giorni fa al Camp Nou. Aggiungeteci poi che l'ipotesi del Grande Slam - Champions, scudetto, coppa Italia - non è più tanto distante dalla realtà, ecco che il quadro di casa Moratti è veramente completo. Il resto del 36esimo turno offre piatti affascinanti solo per i nomi delle portate scritte sul menù. Tra la carta e la realtà del campo, c'è infatti il mare aperto. Prendete Milan-Fiorentina, per esempio. In altri tempi e con una classifica diversa, sarebbe stata una 'partitona'. Oggi serve al Milan per difendere, diciamo così, il terzo posto dal quasi impossibile assalto della Sampdoria, che a sua volta ospita il Livorno ed è tutta affaccendata a conservare la quarta piazza, l'ultima buona per volare nella grande Europa. "Forse con Berlusconi siamo incompatibili": queste parole sanciscono la fine dell'avventura in rossonero di Leonardo, pizzicato e ripizzicato più volte dal premier durante la stagione, e che adesso ha deciso lui di contrattaccare e salutare. Davanti ad un Milan che ha staccato la spina, una Fiorentina in pieno black-out già da alcune partite. Non guarda più in alto, non guarda più in basso: è nona e al massimo potrà finire ottava, che tradotto significa fallimento su tutta la linea. Insomma, a San Siro si gioca ma in pochi se ne accorgeranno.

Il Siena, legato matematicamente alla serie A da un solo punto, domenica sera sarà probabilmente in B a far compagnia al Livorno, già retrocesso da domenica scorsa. I toscani ospitano un Palermo che ha due punti di ritardo dalla Samp e alla quale contende un posto Champions. I rosanero, che fra sette giorni ospiteranno al Barbera proprio i doriani per una gara alla 'mors tua vita mea', per restare in scia non possono perdere punti al Franchi. Interessi e motivazioni, sono enormi: il colpo è nell'aria.

Chievo-Napoli, Bari-Genoa e Cagliari-Udinese sono buone solo come segno della schedina. Quattro squadre per lo più appagate e con classifiche ormai definite. Qualunque risultato esca, il film della loro stagione non cambierà. C'è infine Catania-Juve: agli etnei manca ancora un 'capello' per la salvezza aritmetica (ma di fatto è in porto), alla Juve rimane una piccolissima illusione-Champions, anche sei i 6 punti che la separano dalla Samp sono tanti, troppi. Andrea Agnelli presidente, Beppe Marotta direttore sportivo, Rafa Benitez allenatore: più che al presente, la Signora è già proiettata nel futuro, ed è con questi tre uomini che proverà a rifarsi il trucco.