Cassibile rischia di essere la nuova Rosarno siciliana. E’ la denuncia della Rete Antirazzista catanese che organizza il primo maggio proprio a Cassibile, quartiere agricolo a ridosso di Siracusa, per costruire una campagna di rilievo nazionale a difesa dei diritti dei migranti stagionali, ma anche a difesa dei diritti di tutti i lavoratori.
Come ogni anno in questo piccolo paese in provincia di Siracusa è iniziata la stagione della raccolta delle patate (aprile-giugno) e sono oltre 500 gli stagionali accorsi in cerca di lavoro. Ma la gente mal sopporta l’ondata africana, adducendo problemi di ordine pubblico, anche se di fatto i migranti contribuiscono alla crescita economica dell’intera zona. A Cassibile non si affittano case agli immigrati e per far fronte alla situazione quest’anno è stato allestita una tecnostruttura, affidata alla Croce rossa, che può accogliere 130 immigrati regolari, collocata a pochi metri dall’uscita dell’autostrada, in una zona isolata e lontana dal paese. Gli altri sono abbandonati a se stessi e dormono sotto gli alberi di carrube o in casolari abbandonati. “I Cassibilesi accettano i migranti per lavorare, ma non li vogliono vedere. Sono schiavi invisibili-- ci dice Alfonso di Stefano della Rete Antirazzista catanese- “Si garantisce l’accoglienza a 130 immigrati regolari. Si controlla la regolarità solo per offrire un posto letto, non per verificare le regole di ingaggio, le tutele contrattuali e salariali. Basterebbe prendere le targhe dei caporali che ogni mattina raccolgono gli africani. Cassibile è in piccolo quello che Rosarno è in grande. Qui, come a Rosarno, oltre l’80% dei migranti è in regola con il permesso di soggiorno (rifugiati, richiedenti asilo, in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno, da poco licenziati e in cerca di nuova occupazione) però l’ingaggio quotidiano avviene attraverso caporali che pagano 30 euro al giorno ma che assumono solo in nero. Per questo abbiamo lanciato la campagna ‘Io non assumo in nero. Comprate le patate socialmente eque’ per aiutare gli imprenditori che accettano di offrire contratti regolari di lavoro a sopravvivere alla concorrenza sleale di chi si avvale del lavoro irregolare. Bisogna ripartire dai diritti dei lavoratori ed è importante farlo proprio su queste terre, teatro quarant’anni fa delle lotte bracciantili contro le gabbie salariali e il caporalato,che portarono anche alla morte di due lavoratori (Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona)”.
In cosa consiste questa campagna?
La Rete ha coinvolto i Gas, gruppi di acquisto solidale, che sono chiamati a comprare un prodotto etico: patate raccolte senza sfruttare i lavoratori. Abbiamo lanciato un appello a livello nazionale perché anche i singoli, o le associazioni, acquistino patate dagli imprenditori che non sfruttano i lavoratori. Per riuscirci occorre un’invasione di patate in tutta Italia. Le ordinazioni dovrebbero raggiungere almeno una tonnellata. Insomma un patto di lealtà reciproca tra produttori e consumatori: ci impegniamo a comprare un certo quantitativo di merce se è certificata l’assenza del lavoro in nero. Vanno riconosciuti come valori positivi quelli delle ditte che mettono in regola. Ci siamo ispirati a Davide Proietto, uno dei pochi imprenditori che da anni qui assume solo lavoratori in regola. Proviamo a spezzare il micidiale meccanismo che caratterizza il lavoro in agricoltura: Si contrattualizzano due o tre lavoratori, tutti gli altri lavorano in nero.
E i clandestini?
E’ proprio da loro che bisogna partire, perché è la manodopera più ricattabile. Bisogna favorire la regolarizzazione di chi emerge dal lavoro nero, come prevede la direttiva europea n°52 del 2009:permesso di soggiorno e di lavoro a chi denuncia lo sfruttamento. Abbiamo anche aperto un’altra campagna contro le differenziazioni etniche salariali, perché qui a Cassibile molti caporali sono marocchini della comunità stanziale e privilegiano i loro connazionali che guadagnano più degli africani e dei sudanesi. In questo modo si innescano guerre tra poveri. Contrapponendo lavoratori italiani a i migranti e tra gli stessi migranti di diversa nazionalità, soprattutto in una regione come la nostra , in presenza di una devastante crisi economica, si sta distruggendo l’apparato produttivo, dalla Fiat di Termini alla zona industriale di Siracusa. “Uguale salario per uguale lavoro” è il motto ripreso dalle storiche richieste di giustizia dei braccianti siciliani.
Perché il primo maggio a Cassibile?
La scelta del primo maggio a Cassibile è per accendere i riflettori sulla drammatica situazione di sfruttamento dei lavoratori immigrati, ma non solo. La figura del lavoro migrante prefigura le condizioni del lavoro salariato a 360 gradi. Distruggendo i diritti dei migranti di fatto, nel mercato del lavoro, si distruggono i diritti dei precari e dei lavoratori italiani. E’ chiaro però che negli ultimi 10 anni la maggioranza dei braccianti è costituita da immigrati e non da stanziali italiani. In questo primo maggio vogliamo dimostrare che si può combattere il lavoro nero in agricoltura, e non solo, senza criminalizzare le vittime e con la loro partecipazione vogliamo contrastare chi si arricchisce con la piaga del caporalato e la consolidata rete di complicità. La lezione dataci dai migranti in rivolta contro i poteri criminali a Castelvolturno e a Rosarno, deve incoraggiare la costruzione di una nuova stagione di lotta per i diritti di tutti i lavoratori, che veda i migranti come protagonisti della costruzione del proprio/nostro futuro, libero dal razzismo e dallo sfruttamento.
I sindacati confederali festeggiano il primo maggio a Rosarno. Cosa ne pensa?
Indire un primo maggio nazionale solo dopo i tragici fatti di Rosarno significa ancora una volta arrivare in ritardo. E’ una campagna tardiva, ma è positivo il segnale. Resta il fatto che non può essere un’iniziativa isolata. Simbolicamente può salvare la coscienza, ma non è la garanzia di un lavoro continuo. Bisogna garantire i diritti dei migranti e di coloro che si sono esposti in loro difesa. Serve una rete a livello meridionale per garantire una presenza organizzata in questi punti di crisi, perché la transumanza del lavoro migrante nelle campagne meridionali avviene da anni e sappiamo anche il numero complessivo delle persone che girano da Rosarno a Foggia a Cassibile ad Alcamo.