Nel sud del mondo ogni minuto una donna muore di parto, ogni giorno quasi 29.000 bambini muoiono prima di aver compiuto i cinque anni d'età, e ogni anno Aids, tubercolosi e la malaria uccidono oltre cinque milioni di persone. E' un conteggio di morti che potrebbero essere facilmente evitate quello che disegna il 'Rapporto 2010, conto alla rovescia per gli Obiettivi di sviluppo del Millennio per la salute', stilato da 'Azione per la salute globale', rete europea di ong impegnata nella tutela della salute e dei diritti umani.
Il documento, il quarto redatto dal network, è stato presentato a Roma in una conferenza organizzata dalle ong Aidos e Cestas. "Il 2010 è un anno decisivo", spiegano le organizzazioni non governative, "perché mancano 5 anni allo scadere del termine fissato per il raggiungimento degli impegni assunti nel 2000 dai leader mondiali nella lotta contro la mortalità infantile sotto i cinque anni d'età e quella materna, nel garantire l'accesso universale alla salute riproduttiva, e nell'arrestare la diffusione di Aids, malaria e tbc. Ma i risultati sono lontani e, si legge nel rapporto, "ai Paesi ricchi costerebbe solo un decimo dell'1 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) aiutare i Paesi più poveri, che sono anche quelli colpiti più duramente dalla crisi finanziaria globale".
Ecco perché 'Azione per la salute globale' esorta gli Stati Ue a destinare lo 0,1% del Pil al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo per la salute. Per le ong occorre innnanzitutto "rafforzare i servizi di assistenza sanitaria di base gratuiti, inclusi quelli per la salute sessuale e riproduttiva; garantire alle comunità locali un ruolo di primo piano nei processi di programmazione, implementazione e valutazione delle politiche sanitarie; a assicurare l'accesso universale alle cure per tutti". Sono tre i punti indicati dalle rete europea che possono dare una chance agli Obiettivi sanitari del Millennio: promuovere l'accesso gratuito all'assistenza sanitaria per i più poveri; potenziare le risorse umane impiegate in sanità nei Paesi in via di sviluppo; garantire il coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali e integrare un approccio di genere in tutte le politiche, i programmi e i progetti per la salute. Ma per riuscire nei prossimi 5 anni a invertire la tendenza, ammoniscono Aidos e Cestas, fondamentale è il ruolo dell'Unione europea che e' il maggior donatore al mondo.
Sono cinque le ragioni indicate nel rapporto per l'impegno europeo: il negare l'assistenza sanitaria è una grave violazione del diritto alla salute sancito nei trattati ratificati dai Paesi Ue; i poveri sono stati i più colpiti dalla crisi finanziaria globale (nell'Africa sub-sahariana il rallentamento della crescita economica costerà 18 miliardi di dollari e comporterà, per i 400 milioni di persone che già vivono in condizione di estrema povertà, una riduzione del 20% del reddito); l'Europa ha promesso di agire, e lo ha fatto più e più volte (ad Accra 2008 si è impegnata ad aumentare il sostegno finanziario per la salute di 8 miliardi di euro, di cui quasi 6 destinati all'Africa entro il 2010); la pianificazione familiare è 'un ottimo affare': i moderni metodi contraccettivi per gli 818 milioni di donne desiderose di evitare una gravidanza nei Paesi poveri costerebbero in media 1,20 dollari per anno a ogni cittadino europeo (questo consentirebbe di prevenire ogni anno la perdita di 38 milioni di anni di vita in salute delle donne, frutto di complicazioni legate alla gravidanza).
Infine, l'ultima 'ragione' e' accompagnata dal monito 'non c'e' tempo da perdere': a settembre si terra' a New York il summit Onu di verifica sugli Obiettivi del Millennio. Il 2010, ricordano le ong, è l'ultima occasione "per tentare di superare quelle barriere che si frappongono al raggiungimento del traguardo, elaborare un piano d'azione coraggioso e dare l'ultima spinta per centrare questi obiettivi. In gioco ci sono miliardi di vite".