di Rita PiccoliniDell’importanza di raccontare la storia della moda italiana attraverso i materiali d’archivio abbiamo parlato con Stefano Dominella, presidente della Maison Gattinoni, e membro della Commissione degli Archivi della Moda.
Quanto è importante non perdere di vista le proprie radici per essere vincenti nel futuro?
L’idea è proprio partire dalle radici. L’iniziativa del ministero dei Beni culturali di creare Archivi della moda è di grande respiro e di grande rilievo. E’ la prima volta che la moda viene archiviata e certificata, a tutela del pregio degli indumenti creati. Non perdere di vista la storia è di primaria importanza, perché tutto parte dagli anni’50, quando nacque la grande moda italiana. Non c’è futuro se non c’è passato. Nei decenni scorsi tutto era casuale. Ogni azienda aveva il proprio archivio. Ora, viceversa studiando gli archivi e certificandoli come patrimonio dello Stato, si dà alla moda l’importanza che merita.
L’alta moda ci ha rappresentato nel mondo, è stata indiscussa eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Ora cosa ci insegna?
Intanto è un fatto economico importante. E’ la seconda voce attiva della nostra economia. L’alta moda dà lavoro a un milione di persone, con un indotto di 69 milioni di euro di cui oltre il 60% in esportazioni. E’ una cifra importantissima.
Si può parlare di crisi dell’alta moda?
In un momento di crisi generale c’ è ovviamente crisi di tutti i beni voluttuari. In caso di necessità è la prima voce da cui si taglia. La prima cosa a cui si può rinunciare in una congiuntura negativa come quella degli ultimi tre anni è la moda. Ci si continua a vestire, a rinnovare il proprio guardaroba, ma cambia socialmente l’aspetto dell’acquisto e questo spiega il successo degli “outlet”.
In un mondo di consumismo veloce l’alta moda a chi si rivolge? Che peso ha? Cosa si può fare per rilanciarla.
Si rivolge agli stessi utenti di prima, soltanto che c’è una restrizione nell’acquisto medio e medio alto. L’alta moda intesa come grande lusso si riserva alle grandi occasioni. Credo che per rilanciare la grande moda artigianale , le cui sfilate si svolgono nella capitale a luglio, AltaRoma, che è l’organizzazione preposta dalle istituzioni, dovrebbe fare un programma di risorgimento e di rinascimento della manifestazione, perché nelle ultime edizioni non è stata all’altezza del suo ruolo. Ritengo che vada rifondato un progetto per l’alta moda artigianale, legandola anche agli archivi della moda, per certificare e rendere patrimonio dello Stato gli indumenti che hanno fatto storia, per la lavorazione, i tessuti e per tutta un’industria che si è mossa dietro. Ci vuole un progetto forte che internazionalizzi la manifestazione e le dia un carattere ad ampio respiro. Roma dovrebbe diventare, grazie alle sfilate dei grandi maestri come Gattinoni, Sarli, Balestra, la città leader in Europa per il lancio di giovani firme, di giovani stilisti. E’ necessario creare uno spazio nuovo e vitale per dare impulso alle nuove generazioni.
Nella foto: Anna Magnani veste Gattinoni