La falsificazione monetaria ha 2.500 anni

In una mostra della Guardia di Finanza a Perugia, la storia degli strumenti di transazione economica gdf_banconote_296

Nata per facilitare gli scambi, e dunque la convivenza civile, la moneta non parla solo di economia. Racconta la storia. Intorno ad essa si sviluppano leggi, si lavorano materiali con necessità di conoscenze chimiche, fisiche, tipografiche sempre più approfondite e specifiche; si provocano – spesso con scientifica determinazione – sconvolgimenti politico-finanziari in Paesi con i quali non si hanno buoni rapporti oppure si è in guerra; si scelgono effigi con le carattestiche di uno Stato o dei propri personaggi più illustri per contribuire alla diffusione non solo interna delle sue connotazioni culturali; si sviluppano raccolte e collezioni. E nasce e si sviluppa, da subito e praticamente in parallelo, la falsificazione, fenomeno delinquenziale odioso punito pesantemente nei secoli: alcuni ordinamenti addirittura prevedevano (e per alcuni è ancora così) la morte per i responsabili; rogo e taglio delle mani hanno fatto parte per centinaia di anni del ventaglio delle pene irrogate. Il falsario è spesso un genio (malefico, per carità!), sempre un grande artigiano quando non proprio un’artista. Migliaia di anni fa come oggi nell’era dei bancomat e di internet. Anche perché, se da un lato non ha i vincoli del rispetto della legge, non dispone, dall’altro, dei mezzi che possiedono le persone comuni e – tanto più – l’autorità. Basti pensare a chi falsifica le banconote: non può certo rifornirsi a Fabriano o a Ceprano e la carta se la deve fare da sé. Ma è solo l’esempio più elementare.

Di tutta questa storia, con reperti di pregio e fascino assoluti risalenti anche a 2.500 anni fa, parla la mostra “Il vero e il falso, 2.500 anni di storia del falso monetale”, organizzata a Perugia dal Comando regionale dell’Umbria della Guardia di Finanza, guidato dal generale Fabrizio Cuneo, e ospitata dal Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria fino al 16 maggio. La rassegna è visitabile, ad ingresso libero, ogni venerdì, sabato e domenica. Con i sussidi di un ricco ed elegante catalogo e della guida esperta e accattivante di alcuni militari del Comando.

E’ un’emozione non comune quella di ritrovarsi con i veri originali e i veri falsi di 2.500 anni fa, messi direttamente a confronto. E scoprire il sottile “fil rouge” che, in maniera per lo più inconsapevole, lega i taroccatori dell’Antico Egitto a quelli della Roma imperiale e della Grecia classica. Così come fa un certo effetto trovarsi davanti al diario vergato a mano con certosina precisione dal tipografo Antonio Comito, costretto dalla “Mano Nera” a falsificare dollari: quegli appunti permisero di far luce sull’uccisione dell’implacabile tenente di polizia Joe Petrosino, eliminato dalla mafia italo-americana. E ancora le Am-Lire; le banconote stampate in sovrappiù dalla Banca Romana, con relativo scandalo che toccò i vertici politici del Paese, pochi decenni dopo l’unità d’Italia; le banconote sequestrate nelle operazioni GdF, le carte di credito clonate, le monete “imitate”, i falsi da collezione, le rotative con i connessi materiali di “lavoro”...

La rassegna, che aveva già avuto tappe a Roma, Padova e Firenze, si struttura sempre meglio grazie alla disponibilità della Banca d’Italia, del Poligrafico dello Stato, delle Soprintendenze ai Beni Archeologici di Perugia, Roma e Firenze, del Museo Storico della Guardia di Finanza che contribuiscono in questo modo a “svelare” i segreti di un fenomeno molto più vasto e pericoloso (oggi più che mai) di quello che sembra, ma contro il quale, comunque, le forze dell’ordine sono fortemente impegnate e con risultati operativi di tutto rilievo, come sottolinea il generale Fabrizio Cuneo. Sono presenti anche esemplari della famosa collezione reale di Vittorio Emanuele III, la più importante al mondo di monete medievali italiane, custodita nel “caveau” del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. La mostra “Il vero e il falso” è strutturata per aree tematiche e divisa in sezioni e vetrine che ne facilitano la fruibilità. ilveroeilfalso.perugia@gdf.it 075/5833590