Festival del giornalismo


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'Anna Politkovskaja uccisa dal regime'

L'accusa del vice direttore di Novaja Gazeta politkovskaya2_296

di Luca Garosi

"Chi ha ucciso Anna Politkovskaja? E' stata vittima del regime politico che vige in Russia". Non usa mezzi termini Vitaly Yaroshevski, vice direttore di Novaja Gazeta, il giornale russo per il quale lavorava la reporter uccisa il 7 ottobre del 2006.

Yaroshevski è intervenuto al convegno "Anna Politkovskaja e gli altri: giornalisti russi in trincea" che si è svolto nella terza giornata del Festival internazionale di giornalismo di Perugia. All'incontro hanno partecipato anche il giornalista Andrea Riscassi e la giornalista russa Lidija Yusupova, che ha lavorato per Memorial in Cecenia ed è stata candidata al premio Nobel per la pace quattro anni fa. 

“In Russia – ha detto Yaroshevski - il regime ha costruito un muro grazie alla propaganda ufficiale con l'obiettivo di far saltare il collegamento tra società civile e potere. Ciò rende indifferente la maggior parte dei cittadini russi che non reagisce alle evidenti e continue limitazioni della libertà di stampa nel paese”.

Sul giallo della morte della collega Yaroshevski ribadisce: “Anna è stata uccisa da ignoti sicari, non si sa ancora chi siano i mandanti di questo omicidio. In Russia le uccisioni di giornalisti insolute sono l'80 per cento. Per il governo Anna ha portato più danno con la sua morte che con il suo lavoro”. Nella Russia post sovietica sono stati oltre 70 i giornalisti uccisi. Diciannove solo negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2009. Sei erano giornalisti che lavoravano per Novaja Gazeta.

“La Russia è un paese che non vuole riflettere. Il 75 per cento dei russi si informa solo attraverso la tv - spiega il vice direttore di Novaja Gazeta - e quasi tutti i canali televisivi sono sotto il controllo diretto o indiretto del Cremlino. Tra i giornalisti non c'è unione, la gran parte lavora per il governo. Dunque non c'è comunicazione, il potere non sa come vive la società, e la società non può sapere come vive il potere. E l''unico spazio di informazione libero rimane internet”.

Yaroshevski si commuove mentre racconta il giorno in cui ha appreso dell'uccisione della collega: “A volte mi chiedono: come riesci ancora a fare questo mestiere dopo che i tuoi colleghi sono stati uccisi, uno dopo l'altro? Nel nostro giornale nessun giornalista si è licenziato, anche se chiaramente lo shock c'è stato. Quello che viviamo è simile a uno stato di guerra”.