‘Credo che da parte armena ci sia una forte volontà politica per un riavvicinamento con la Turchia. Purtroppo non mi sembra che la cosa sia reciproca’. Lo dice a Televideo Robert Attarian, portavoce del Consiglio per la Comunità armena di Roma. ‘Il timore è che la firma dei protocolli sia una mossa di facciata, con cui Ankara vuole evitare pressioni internazionali in vista dell’anniversario’.
‘Ogni volta che un Paese riconosce il genocidio, la Turchia chiede il rispetto della non ingerenza e del dialogo in corso. In realtà, ogni accenno di dialogo è stato bloccato dalle precondizioni poste da Ankara. Oggi, benché a volte sia difficile e riduttivo, tutti gli armeni si identificano nella Repubblica d’Armenia. I Protocolli con la Turchia sono vissuti in modo diverso da chi vive in Armenia e chi è nella diaspora: i primi guardano con naturale attenzione alle esigenze amministrative ed economiche dello Stato in cui vivono; il popolo della Diaspora, senza più terra, è più attento al riconoscimento della verità storica e alle doverose riparazioni’.
‘Anche noi della Diaspora ci stringiamo ovviamente attorno al presidente Sarkisian e le nostre osservazioni mirano solo ad aiutarlo a prendere decisioni migliori per tutti. Il dossier Turchia-Ue cita espressamente il genocidio e invita Ankara a ‘fare i conti con la propria storia’ ricorda Attarian, ‘Francia e Germania sono molto ferme su questo punto, tant’è vero che Parigi parla ormai di ‘partenariato europeo’ e non più di integrazione nella famiglia Ue. Spesso l’argomento del genocidio viene accantonato in nome di un presunto dialogo in corso tra turchi e armeni. Ogni considerazione sull’opportunità di parlare di una questione così spinosa cela in realtà interessi economici e commerciali’.
‘Pare che in questi giorni un gruppo di intellettuali turchi stia preparando una cerimonia commemorativa del genocidio armeno a Istanbul. Se confermata, sarebbe una notizia importantissima, a prescindere dal fatto che riescano a no ad attuare i loro propositi: non è difficile immaginare le potenziali conseguenze di un simile appello’.
‘L’Italia, il cui Parlamento si è pronunciato nel 2000 sul genocidio, non dovrebbe più stare alla finestra e potrebbe ad esempio aiutare quella minoranza di turchi moderati che conoscono la storia a compiere un passo verso una vera riconciliazione e un futuro più sereno’, conclude.