Il genocidio armeno


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Un interminabile tira e molla

Protocolli firmati, ma non ratificati g

Il 95° anniversario del genocidio avviene in un momento di delicati equilibri politici tra Armenia e Turchia. Lo scorso ottobre, dopo un secolo di ostilità, i due Paesi hanno firmato una serie di protocolli per ristabilire le relazioni diplomatiche e riaprire il confine. I testi istituiscono una commissione mista che valuti la ‘dimensione storica’ dei rapporti bilaterali. Le intese, fortemente sostenute dagli Stati Uniti, sono state contestate in Armenia, poiché prevedono una celata precondizione al riconoscimento del genocidio, con l’istituzione di una Commissione di storici. La procedura di ratifica parlamentare è stata tuttavia avviata a Erevan, ma non ad Ankara. Nel laborioso tentativo di normalizzazione tra Erevan e Ankara, l’Azerbaigian costituisce un ostacolo maggiore.

Da quasi 20 anni l’Armenia occupa militarmente il Nagorno-Karabakh, enclave storicamente armena e di fede cristiana che costituisce il 16% della superficie totale dell’Azerbaigian e che dopo la caduta del Muro di Berlino si era autoproclamata indipendente. I tentativi negoziali che si sono succeduti negli anni tramite l’Osce hanno in sostanza lasciato inalterata la situazione dal cessate il fuoco del 1994. La Turchia è schierata a fianco dell’Azerbaigian, cui è legata da vincoli etnici, culturali, politici e soprattutto economici.

Il negazionismo turco sul genocidio è tra i principali punti d’attrito tra Ankara e Bruxelles. Alcuni Stati membri dell’Unione europea, con in testa la Francia, chiedono che il riconoscimento del genocidio sia una condizione vincolante per l’ingresso della Turchia nell’Ue. Parigi ha peraltro approvato una legge che rende il negazionismo perseguibile penalmente. Rischiano anche i solidi rapporti tra Turchia e Stati Uniti. Nel discorso dell’’Armenian Remembrance Day’, il presidente Obama potrebbe per la prima volta usare il termine ‘genocidio’, adeguandosi a quanto stabilito mesi fa dal Congresso e irritando ulteriormente lo strategico alleato mediorientale.