Le proposte intese a disciplinare l’uso del burqa in Italia si richiamano alla legge 152 del 1975, che all’articolo 5 recita : “E’vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Il divieto si applica anche agli indumenti. È in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino”.
Alla Commissione Affari Costituzionali della Camera è in discussione una proposta di legge a firma di Souad Sbai, parlamentare del Pdl, che chiede di integrare l’articolo aggiungendo il divieto dell’”utilizzo degli indumenti femminili in uso presso le donne di religione islamica denominati burqa e niqab”.
Prevede l’arresto, reclusione fino a due anni e una multa fino a duemila euro una legge anti-burqa presentata dalla Lega Nord : tanto potrebbe rischiare chi “in ragione della propria affiliazione religiosa” indosserà in pubblico indumenti che rendono “impossibile o difficoltoso il riconoscimento”.
Sul fronte opposto, 15 deputati del Pd e Idv hanno presentato una proposta di legge (primo firmatario Salvatore Vassallo) che modifichi l’articolo 5, consentendo l’uso “di indumenti indossati per ragioni di natura religiosa o etnico-culturale”. Ove richiesto però da un pubblico ufficiale, “per motivate e specifiche esigenze di pubblica sicurezza”, la persona deve mostrare il volto.
Impostazione non condivisa dalla proposta a firma di Guglielmo Vaccaro (Pd) che vieta esplicitamente indumenti o qualunque altro mezzo, “compresi abiti e simboli che manifestino appartenenze religiose solo ed esclusivamente nel momento in cui essi impediscono il palesarsi del volto del soggetto”. Prevista una contravvenzione da 500 a 2000 euro per i trasgressori.