Alle porte del paradiso (fiscale)

Gdf, parla il comandante generale D'Arrigo y

L'intensificazione della lotta ai paradisi fiscali vede i Reparti della Guardia di Finanza impegnati in 1.660 filoni investigativi, molti dei quali traggono origine da indagini di polizia giudiziaria. Le indagini, spiega all'Adnkronos il Comandante Generale della Guardia di Finanza Cosimo D'Arrigo, "vedono coinvolte sia imprese protagoniste di operazioni finanziarie e societarie illecite con partners dislocati in paradisi fiscali, sia consulenti, avvocati, agenti e intermediari finanziari, 'brokers' e 'lawyers' che ricoprono il ruolo di gatekeepers e fungono da trait- d'union tra clienti e banche straniere, diventando cosi' veri e propri ''colletti bianchi'' al servizio di strutture criminali".

L'esempio di quest'ultima categoria, prosegue D'Arrigo, "e' il notaio Pessina che era in possesso di una lista di 570 clienti italiani con depositi in Svizzera; un altro esempio e' quello relativo all'indagine nata dalle rivelazioni del commercialista svizzero Guastalla, che avrebbe emesso con societa' offshore fatture false per oltre 10 milioni di euro a favore di 50 promotori finanziari della banca Mediolanum che intendevano trasferire capitali fuori dal territorio nazionale".

Nello stesso contesto, "si segnala anche l'inchiesta della Guardia di Finanza di Padova che ha ricostruito una rete di promotori finanziari che organizzavano convention in lussuosi hotel del nord Italia e di Montecarlo a cui partecipavano fino a 100 imprenditori, allo scopo di divulgare e vendere operazioni fraudolente di 'pianificazione fiscale'".

Paesi offshore e prestanome
Queste metodologie, spiega il numero delle Fiamme Gialle, "si basavano sulla costituzione di societa' di comodo in Paesi offshore (Panama, Isole Cayman, Antille britanniche e olandesi, Principato di Monaco, Svizzera, Lussemburgo, ecc.), individuando gia' i prestanome a cui affidare formalmente le cariche sociali, e sull'apertura di conti cifrati in paradisi fiscali, per sfruttare la normativa sul segreto bancario".

"Emblematico", secondo D'Arrigo, "e' anche il filone investigativo della Guardia di Finanza di Milano (operazione 'Transferre'), scaturito dagli sviluppi dell'inchiesta sui fatti di appropriazione indebita che aveva interessato nel 2008 la Banca Italease".

L'indagine, spiega il Comandante generale della Guardia di Finanza, "ha concentrato l'attenzione su un gruppo criminale, con sede in Svizzera e a Milano, che individuava e contattava clienti italiani operanti in ogni settore commerciale interessati a trasferire all'estero denaro provento per lo piu' da casi di frode fiscale; i capitali trasferiti venivano giustificati mediante operazioni con numerose societa' collocate in Paesi esteri, tra cui l'Austria, l'Olanda, l'Inghilterra e la Svizzera, disponibili a concludere contratti fittizi e ad emettere documenti e fatture false. Il denaro raccolto veniva cosi' depositato presso banche svizzere e, su richiesta dei clienti, rimpatriato in Italia attraverso servizi di ''spallonaggio'' ad hoc".

Esterovestitzione, carosello e società schermo
'Esterovestizione' di societa' e persone fisiche, frodi carosello, triangolazioni con societa' schermo. Sono i meccanismi "piu' insidiosi e gravi" per frodare il fisco che, in un'intervista all'Adnkronos, indica il Comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D'Arrigo. "Grazie all'azione d'intelligence, all'analisi di rischio ed all'esperienza operativa dei nostri Reparti, abbiamo maturato una conoscenza ravvicinata dei meccanismi di frode piu' insidiosi e gravi che le organizzazioni criminali cercano di porre in essere per il raggiungimento dei propri scopi illeciti", spiega il numero uno delle Fiamme Gialle.

Sul fronte dell'evasione internazionale, "un metodo particolarmente utilizzato e' quello dell'esterovestizione della residenza di persone fisiche e giuridiche"; in questo ambito, riferisce D'Arrigo, "la Guardia di Finanza di Como ha individuato una maxi evasione da oltre 70 milioni di euro, con la denuncia di 4 responsabili, realizzata da una societa' operante nel settore della vendita per corrispondenza di articoli per home fitness; l'impresa, fittiziamente localizzata in Liechtenstein, era di fatto gestita in Italia da un imprenditore che attraverso triangolazioni trasferiva fraudolentemente gli utili conseguiti nel paradiso fiscale".

Nel campo delle frodi fiscali, secondo il Comandante generale, "un cenno lo meritano le 'frodi carosello', attuate soprattutto nella commercializzazione di beni a contenuto tecnologico, di autoveicoli e in generale di beni di largo consumo (prodotti informatici, telefoni cellulari o elettrodomestici)". Lo schema base, osserva D'Arrigo, "e' collaudato e si basa sull'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e l'interposizione di imprese 'cartiere', allo scopo di acquistare prodotti da Paesi comunitari in sospensione di iva e rivenderli ai reali destinatari con l'applicazione dell'imposta che non viene poi versata all'erario".

Tuttavia, prosegue il Comandate generale della Guardia di Finanza, "delle varianti sono state riscontrate nel corso di alcune indagini; basti pensare alla inchiesta della Guardia di Finanza di Vicenza svolta nei confronti di oltre 30 imprese operanti nel settore conciario, che si basava sull'importazione di pelli da Paesi extracomunitari e sul loro stoccaggio in depositi iva; in una fase successiva, le pelli venivano prelevate da soggetti 'teste di legno', che omettevano il versamento dell'iva rivendendo fittiziamente gli stessi beni ad imprese interposte per consentire, con successive fatture false, la detrazione al beneficiario della frode di un'iva mai incassata dallo Stato".

Frodi e tangenti
Un'altra variante e' stata individuata nel settore dei servizi telefonici. Il sistema fraudolento, spiega D'Arrigo, "si basa su false fatturazioni con le quali un operatore nazionale acquista da un soggetto italiano traffico telefonico o ''servizi a valore aggiunto'', per poi rivenderli all'estero ricorrendo ad operazioni fuori dal campo di applicazione del tributo; in tal modo, si genera in capo all'operatore nazionale interposto un indebito credito d'Iva". "Insidiosi" meccanismi di frode per la creazione di provviste in nero, "sono stati accertati nel corso di indagini per gravi fenomeni di corruzione internazionale, dove e' stato appurato il pagamento di tangenti a favore di dirigenti, politici o imprenditori, il tutto occultato mediante falsi contratti di consulenza o sovrafatturazioni". Fenomeni di questo tipo sono emersi negli scandali Siemens, Enelpower, Oli for food e, piu' di recente, nelle inchieste legate alla vendita di Wind o alla vicenda degli appalti in Nigeria in cui e' rimasta coinvolta, unitamente ad altre societa' estere, Saipem, societa' del gruppo Eni.

In quest'ultimo caso, due manager italiani sono stati indagati in relazione ad un caso di tangente di 182 milioni di dollari che un consorzio internazionale avrebbe pagato, tra il 1994 ed il 2004, a politici e burocrati della Nigeria in cambio degli appalti da 6 miliardi di euro per la costruzione di sei impianti di estrazione e stoccaggio di gas.

Sul fronte del riciclaggio internazionale, prosegue D'Arrigo, "particolarmente ricorrenti sono le triangolazioni con societa' - schermo ubicate in Paesi a fiscalita' privilegiata, tecnica normalmente utilizzata per occultare proventi criminali di dimensioni piu' consistenti che si basa principalmente sul pagamento da parte di societa' italiane di fatture per operazioni inesistenti, emesse da soggetti economici situati in Paesi non cooperativi; le fatture false servono per giustificare i trasferimenti dall'Italia di capitali ''sporchi'' da reimpiegare in forma anonima sui mercati finanziari internazionali, oppure da reintrodurre in Italia attraverso successive operazioni commerciali e finanziarie".

Conti esteri e società compiacenti
E' il caso dell'operazione ''Green Clock'' del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano, "dove un imprenditore, operante nel settore del recupero ambientale di aree ex industriali, e' stato tratto in arresto il 20 ottobre scorso, unitamente ad altre quattro persone, nell'ambito della vicenda che ha riguardato la bonifica di un'area a sud di Milano. L'imprenditore si e' appropriato di capitali delle proprie societa' contabilizzando fatture false emesse da societa' estere compiacenti, per poi trasferire i fondi fuori dal territorio nazionale mediante l'impiego di societa' di comodo, l'utilizzo di falsi contratti di consulenza e l'impiego di rapporti di conti correnti svizzeri riconducibili al notaio Fabrizio Pessina su cui dirottare i proventi illeciti. Il denaro veniva trasferito su conti esteri riferibili a dipendenti dell'imprenditore, oppure ritirato in contante e 'spallonato' in Italia da persone di fiducia dell'imprenditore".

Il Comandante generale della Gurdia di Finanza fa anche un cenno al sistema delle compensazioni che "costituisce una tecnica generalmente posta in essere quando si ha necessita' di trasferire all'estero profitti illeciti in contanti, evitando - in caso di controlli valutari alla frontiera - il sequestro delle somme trasportate all'estero senza presentare la dichiarazione obbligatoria per importi superiori a 10 mila euro". Per scongiurare questo rischio, "l'operazione di compensazione viene organizzata tutta nel territorio dello Stato, tra i numerosi clienti che cercano finanziamenti e quelli che, invece, intendono trasferire i propri capitali oltre il confine, in particolare nella Repubblica di San Marino o in Svizzera. Per ogni trasferimento, viene richiesto al cliente una percentuale sul capitale movimentato e compilata una sorta di ricevuta utilizzata per giustificare le movimentazioni contabili e bancarie dei clienti". Questa tecnica e' emersa da ultimo in un'indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma (operazione stella alpina), posta in essere da funzionari di un istituto di credito del Canton Ticino, con la complicita' di imprenditori e liberi professionisti italiani interessati all'occultamento di propri proventi illeciti.