"E' proprio bello". Nicola Pietrangeli rimira il nuovo 'Centrale' del Foro Italico e non nasconde l'emozione di trovarsi al centro del campo di terra rossa mentre osserva gli spalti. "Il colpo d'occhio mi ha lasciato di sasso. In giro ci sono ben pochi impianti per il tennis come questo". Cerca confronti a memoria: "Indian Wells e Miami sono diversi, più americani. Wimbledon non fa testo. Potrebbe anche essere brutto, sarebbe comunque affascinante".
Uno stadio del tennis degno di Roma?
"Ho sempre detto che, facendo i conti con i quattro tornei dello Slam, Roma è il primo degli altri. Da circa cinque anni gli Internazionali sono tornati ai livelli di un tempo, è innegabile che per qualche periodo c'è stato uno 'sfascio' con i grandi giocatori che disertavano l'appuntamento. Per fortuna non è più così e sono sicuro che i tennisti, entrando sul terreno, rimarranno stupefatti. La gente non ci pensa, ma il giocatore si dà un'occhiata attorno quando è sul campo, vive l'atmosfera degli spalti, ricorda. Qui sono stati azzeccati anche i colori oltre alle forme. Sono sicuro che chi avrà la fortuna di giocarci dentro ne parlerà bene. Poi, apprezzerà le 'facilities': spogliatoi, palestre, uffici".
La risposta degli appassionati è già tangibile, secondo i dati di prevendita.
"Sono due anni che i biglietti vanno esauriti un paio di mesi prima dell'evento. Una lezione per gli italiani e per i romani, in particolare, che cercano il posto all'ultimo momento. Se c'è la finale di Coppa dei Campioni il biglietto non lo cerco tre giorni prima, mi muovo tre mesi prima. Penso poi alla qualità dello spettacolo che si è visto anche solo nell'ultimo biennio, che è quello che a memoria si ricorda più agevolmente. Finali fantastiche, tese, combattute, con risultati in bilico e set ball per entrambi i giocatori. Credo che gli appassionati lo abbiano capito. Quest'anno, poi, c'è l'antipasto della Fed Cup..."
La semifinale contro la Repubblica Ceca si gioca nel weekend, mentre sono in corso le qualificazioni del torneo maschile, sulla terra rossa del 'Pietrangeli'.
"E' stato scelto il 'mio' campo per non lasciare vuoti sugli spalti. Al di là degli splendidi risultati ottenuti dalle nostre ragazze, il pubblico deve capire che si tratta della Coppa Davis femminile. Bisogna venire a vederle e inoraggiarle, soprattutto perché lo meritano. E poi, credetemi, sono ancora più brave quando giocano in squadra per i colori azzurri".
I risultati, fotografati dai ranking, testimoniano in effetti che il movimento femminile è superiore a quello maschile da parecchio tempo. In particolare quest'anno che si festeggia il centenario della Federazione.
"E' uno dei pochi eventi riguardanti il tennis in cui devo dire 'Io non c'ero' -sottolinea divertito-. Effettivamente il problema è che il campione non si fabbrica, nasce. Poi deve essere adeguatamente coltivato. Facciamo il caso della Svizzera, che non ha mai avuto una grande tradizione. Se Federer fosse nato pochi chilometri oltre confine, magari a Como, e si fosse chiamato Federelli... ora racconteremmo una storia diversa. In campo femminile posso citare il Belgio che si è trovato con due tenniste ai primi due posti del ranking dopo che non aveva espresso nulla o quasi per decenni. Quindi, non penso che sia solo un problema di bravura, o di non bravura, della Fit. Mi permetto di aggiungere che ora il tennis è più duro e faticoso che un tempo. E i giovani, potrei citare anche il pugilato e altre discipline, purtroppo tendono a scansare la fatica e magari a cercare altri sport che danno soddisfazioni più immediate e non richiedono la stessa dedizione".
I metodi di allenamento potrebbero influire?
"E' una cosa che sento in giro. Ma le posso dire che, per come è costruito il circuito, sono gli 'scarsi' ad allenarsi più dei big. Il grande giocatore arriva sempre almeno fino al venerdì, ma più spesso oltre. E il lunedì comincia il torneo successivo. Il giocatore meno dotato esce al lunedì o al martedì, quindi ha tutta la settimana per prepararsi all'appuntamento successivo".
A proposito di ritmi serrati, Nadal ha rinunciato al torneo di Barcellona, in programma questa settimana, per sfoltire gli impegni sulla terra rossa in vista del Roland Garros. Il fatto che si riposi proprio prima di Roma è un segnale di quanto tenga al Foro Italico?
"Assolutamente sì. E per uno spagnolo possiamo immaginare quanto sia difficile rinunciare a Barcellona. E' solo l'ulteriore riprova di quanto il nome conti. Indian Wells e Miami saranno anche all'altezza, ma qui possiamo spendere il nome di Roma, con il fascino che si porta dietro. Nell'ambiente si sa che è così".
Cosa si aspetta dal torneo maschile, che comincia proprio in questo weekend, con le qualificazioni?
"Mi auguro una finale fra Federer e Nadal, combattutissima e con vittoria dello svizzero. E spero che gli italiani avanzino il più possibile. Ma il torneo lo fa anche il pubblico, e qui ci deve aiutare il tempo. Al romano piace stare all'aria aperta e un pomeriggio mite invoglia a godersi il grande spettacolo. Naturalmente questo vale per i giorni di gara infrasettimanali. Per i weekend non c'è da discutere. Ma, vista la qualità dei giocatori, mi sembra che ci siano 47 dei primi 50 del mondo nella entry list, faccio presente che dal secondo giorno ogni partita avrà la dignità di una finale. Per gli appassionati saranno tutte sfide di livello".
Recentemente Flavia Pennetta e Francesca Schiavone hanno vinto tornei sulla terra rossa, fra l'altro proprio in Spagna. Cosa è lecito aspettarsi dalla competizione femminile?
"Intanto c'è una settimana in più. Prima loro hanno l'impegno della Fed Cup. Lo sottolineo perché questa è l'ultima volta che i tornei si svolgono in settimane distinte. Dall'anno prossimo sarà 'combined event', con uomini e donne in contemporanea. Un valore aggiunto di fascino. Arrivando al punto, dico solo che spero la gente non s'illuda di vedere due italiane in finale... ma altre ipotesi sono plausibili. Molto dipenderà dal sorteggio. E' chiaro che, sulla carta, le nostre rappresentanti sono evidentemente più quotate dei loro colleghi uomini. Mi sbilancio e dico che possono arrivare in semifinale. Ma anche più su. Chissà..."
Appuntamento, dunque, al Foro Italico per sapere se il pronostico è giusto.
"Certo. E mi preme aggiungere che il successo degli Internazionali negli ultimi anni è che il tennis è tornato protagonista, ha battuto la mondanità. C'erano anni nei quali, soprattutto la sera, non si veniva a vedere il gioco, ma a farsi vedere. Non è più così ed è una bella vittoria".