SCONTRO TRA TITANI

di Sandro Calice

SCONTRO TRA TITANI

di Louis Leterrier, Usa 2010 (Warner Bros.)
Sam Worthington, Liam Neeson, Ralph Fiennes, Jason Flemyng, Gemma Arterton, Alexa Davalos, Mads Mikkelsen, Luke Evans, Izabella Miko, Liam Cunningham, Hans Matheson, Ian Whyte, Nicholas Hoult, Vincent Regan
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Gli americani devono avere qualche conto aperto con la mitologia greca, della quale continuano a fare bellamente scempio in nome dello spettacolo fine a se stesso nel nuovo filone da poco riscoperto da Hollywood. “Scontro tra Titani” (remake dello “Scontro di Titani” del 1981) non fa eccezione.

Perseo (Worthington) è figlio di Zeus (Neeson) e di una mortale, ma viene allevato da un pescatore e cresce come un uomo. Fino al giorno in cui Ade (Fiennes), fratello di Zeus e signore dell’oltretomba, non gli uccide tutta la famiglia. All’alba dei tempi i tre fratelli Zeus, Poseidone e Ade sconfissero i Titani, loro genitori, e si divisero il creato: i cieli e gli oceani ai primi due, il regno dei morti, con l’inganno, al terzo. Zeus ha creato e ama il genere umano, dalle cui preghiere attinge forza, ma Ade, che si nutre di paura e medita vendetta, lo convince che gli uomini si stanno ribellando e che hanno bisogno di una lezione. Alla prossima eclissi, così, Zeus acconsente a che venga liberato il Kraken, Titano immenso e mostruoso, che distruggerà la città di Argo e scatenerà l’inferno in terra. A meno che la figlia del re di Argo, la bellissima Andromeda, non venga sacrificata. O che Perseo riesca nell’impresa di trovare l’unica arma che può fermare il mostro.

Il film del 1981, di Desmond Davis, è diventato a suo modo un culto, grazie anche alle animazioni di Ray Harryhausen, volutamente kitsch e ironico. Dopo quasi 30 anni si poteva fare di meglio, soprattutto dal punto di vista tecnologico, visto il 3D approssimativo che denuncia una furbata commerciale più che un’esigenza artistica. Della storia, poi, abbiamo detto: non c’entra (quasi) nulla col vero mito di Perseo, senza contare i “furti” alla mitologia nordica come il Kraken e le Norne al posto delle Graie. Leterrier (“Danny the dog”, “L’incredibile Hulk”) imbastisce un racconto buono per tutte le stagioni e tutti i palati, soprattutto per quelli meno esigenti, con un cast accattivante, buone scene d’azione, mostri spettacolari, il divertimento che è giusto aspettarsi da un film del genere e un contesto che fosse anche quello del Signore degli Anelli non cambierebbe nulla. Peccato, perché Perseo non è un Frodo qualunque.