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Tre sos per l'Italia

Rischio sismico, frane e alluvioni pian piano potrebbero 'mangiare' porzioni di superficie del nostro territorio. Non solo. Il nostro paese perde biodiversità: addio al 50% delle rondini, in pericolo il 40% delle piante, il 15 dei mammiferi e il 66% dei rettili j

Suona in Italia l'allarme ambiente. Sono tre gli sos della penisola legati tutti alla fragilità del suolo: il rischio sismico, le frane e le alluvioni che pian piano potrebbero 'mangiare' porzioni di superficie del bel Paese. E' quanto emerge dell'annuario dei dati ambientali dell'Ispra 2009 - l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - presentato a Roma. L'annuario è una pubblicazione dell'Ispra, in sinergia con il sistema agenziale, che offre una panoramica completa dello stato di salute dell'ambiente del nostro Paese, fornendo dati su cambiamenti climatici, biodiversità e aree naturali, agricole e forestali, dissesto idrogeologico, qualità dell'aria e delle acque interne, agenti fisici, ambiente e salute, rischio ambientale.

Secondo il rapporto, a proposito di rischio sismico e geologico-idraulico (nel 2008-2009) si sono manifestati "in modo straordinario tre eventi che hanno superato la soglia di magnitudo locale 5": quello della costa calabra (profondità ipocentrale molto elevata e non ha procurato danni), quelli avvenuti nell'area del frignano (danni a chiese e campanili) e i rilevanti eventi nella zona dell'Aquila. I picchi di intensità, rileva l'Ispra, sono stati causati da "una particolare vulnerabilità sismica associata alla presenza di sedimenti alluvionali recenti non consolidati". Per quanto riguarda le frane, "sono le caratteristiche geomorfologiche del territorio italiano a determinare una forte esposizione al rischio frane". I censimenti Ispra (con il progetto Iffi) hanno individuato "più di 485.000 frane, su un'area di oltre 20.700 km quadrati, pari al 6,9% della penisola e ben 5.708 comuni italiani interessati, pari al 70,5% del totale". Per il pericolo alluvioni, i fattori che contribuiscono sono tre: cambiamenti climatici (aumento eventi meteorologici), innalzamento del livello del mare (mareggiate), erosione costiera. In particolare, alcune aree situate nelle piane costiere depresse, pari a circa 1.400 km lineari, "potrebbero essere inondate, mentre le coste basse e sabbiose, circa 4.000 km, potrebbero essere soggette a forte erosione, con infiltrazioni di acqua salata nelle falde di acqua dolce".

Il nostro Paese perde biodiversità: addio al 50% delle rondini, in pericolo il 40% delle piante, il 15% dei mammiferi e il 66% dei rettili
Animali e piante, che siano vertebrati o invertrebati, specie vegetali e micro habitat, in Italia, da custode della biodiversità in Europa, la perdita di 'natura' procede "a ritmi senza precedenti" con "un aumento del numero di specie a rischio estinzione nel nostro paese.

Sempre secondo la pubblicazione dell'Ispra, sono "pressoché dimezzate, in 25 anni, 33 varietà di uccelli tipiche degli ambienti agricoli. Tra queste, l'allodola, il balestruccio, la rondine. Il 23% degli uccelli e il 15% dei mammiferi, infatti, rischiano di scomparire per sempre". Mentre, si legge nel rapporto, "la percentuale di specie minacciate di vertebrati oscilla in media tra il 47,5% e il 68,4%. In cima alla classifica, i pesci d'acqua dolce, i rettili e gli anfibi che mostrano in assoluto la situazione più critica, con un 66% di specie fortemente a rischio estinzione".

Le minacce alla biodiversità non risparmiano neanche le specie vegetali: "il 15% delle piante superiori e il 40% delle piante inferiori sono in pericolo. Tuttavia, si stima che a rischio siano 772 specie di epatiche, muschi e licheni e 1.020 piante vascolari". Ci sono, osserva l'Istituto, "responsabilità umane. La minaccia primaria è costituita proprio dalle attività antropiche e dalla richiesta di risorse naturali e servizi ecosistemici", con la trasformazione degli habitat che minaccia "il 50,5% delle specie animali vertebrate, oltre al bracconaggio e alla pesca illegale". "L'annuario - commenta il commissario dell'Ispra, il prefetto Vincenzo Grimaldi - si conferma basilare supporto per gli organismi preposti ad analisi e valutazioni ambientali e rappresenta il documento di riferimento delle statistiche ambientali nazionali", nonché "uno strumento utile sia al decisore politico sia al cittadino comune". Da segnalare la crescita del 'verde': il patrimonio forestale nazionale stimato in circa 5.500 ettari all'anno (le zone di protezione speciale sono 597, pari al 14,5% del territorio). Anche nei capoluoghi di provincia aumenta la densità media di verde urbano, passata dal 7,8% del 2000 all'8,3% del 2008 (disponibilità pro-capite media da 88,40 mq a 93,60).