Libri e politica


Stampa

'Noi che nascemmo sotto la nube nera'

'Un bambino e la storia' di Ugo Intini. Divisi fino a quando?

di Rodolfo Ruocco

Ricordare le divisioni per indicare la strada della pacificazione nazionale e dell’unità. Ugo Intini, in un “Bambino e la storia”, Nuova Editrice Mondoperaio, rammenta prima di tutto i tragici bombardamenti aerei degli anglo-americami a Milano nell’agosto 1943. Nel libro l’ex direttore dell’Avanti!, già portavoce di Bettino Craxi e vice ministro degli Esteri nel secondo governo Prodi, rivive con i suoi occhi di bambino la Seconda guerra mondiale, la lotta antifascista e la ricostruzione a Milano e in Italia. I bombardamenti. “sono stati – scrive - la nube nera sulla carrozzina della mia generazione, perché hanno oscurato la vita delle loro mamme”. Perché i massacri? “Il fine era terroristico in senso letterale: terrorizzare” per provocare la rivolta contro il fascismo morente.

“Avevo la febbre ed ero a letto con la lampadina del comodino accesa. Entrò un soldato della Wermacht con l’elmetto e il mitra, accompagnato dalla mamma. Era un perquisizione, nel corso di un rastrellamento. Guardò negli armadi, scrutò dappertutto, nel silenzio più assoluto. Mi fece una carezzina e se ne andò”. Il flash dell’irruzione del soldato tedesco risale al 1944, lui aveva tre anni, ed era a Balangero, un piccolo paese della provincia di Torino. Era nella casa dei nonni materni, che avevano dato rifugio a Intini e alla madre (il padre era un ufficiale inviato sul fronte greco) fuggiti da Milano.

Rammenta “Il Vento del Nord”, uscito dalla penna di Pietro Nenni negli editoriali sull’Avanti!, “il Vento” che portò la Repubblica e la democrazia. I milanesi si rimboccarono le maniche nel 1945, subito dopo la Liberazione dal nazifascismo del 25 aprile. Tutte le macerie furono rimosse e raggruppate a San Siro, e lì spuntò una collina ora verde ed abitata. Mancavano 590.863 vani per soddisfare le esigenze di 1.200.000 milanesi. La metropoli lombarda era la città di Filippo Turati, dei socialisti riformisti. Antonio Greppi, primo sindaco socialista della Liberazione, Riccardo Lombardi, prefetto di Milano e Guido Mazzali, direttore dell’”Avanti!”, furono un triangolo della riscossa. Dissero basta alla violenza. Ci riuscirono: nel capoluogo lombardo arrivò la pace, la democrazia, il boom economico (in altre parti d’Italia si consumarono feroci vendette politiche).

L’Italia è un paese sempre più diviso: prima la guerra civile tra fascisti e antifascisti, poi la ‘guerra fredda’ Est-Ovest, quindi gli “anni di piombo” del terrorismo, lo scontro tra Prima e Seconda Repubblica, oggi la battaglia tra berlusconiani e antiberlusconiani. Non solo. Adesso, nella Lega, c’è anche chi contesta il Risorgimento e l’unità nazionale. Serve, sostiene, una pacificazione nazionale. “La memoria, esercitata senza ipocrisie e preconcetti, finisce – sostiene Intini - più per unire che per dividere”. E ora occorre ricostruire “una storia condivisa” con equilibrio e umanità.

La politica perde colpi ed idealità. I difetti della Prima repubblica erano tanti, ma “i soldi erano un mezzo e non un fine” e “non c’era – osserva - una subordinazione della politica al denaro”. Il Pci era finanziato da Mosca, la Dc da Washington, dalle imprese private e pubbliche. Anche il Psi, fino all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, riceveva fondi dall’Urss. Nenni, dopo la rottura con Mosca per i carri armati inviati a Budapest, disse ad Augusto Talamona: “E adesso vai e restituisci i soldi all’ambasciata sovietica”. L’amministratore del Psi non andò perché, ha rivelato Talamona all’autore del libro, li aveva già spesi, ”ma non ne ritirò da quel momento mai più”.

Autonomia politica e finanziaria marciano insieme. “La storia dell’autonomia socialista è anche la storia del perenne tentativo – precisa – di avere un finanziamento autonomo, prima dal Pci e poi dalla Dc. Craxi – nota - pose questa autonomia finanziaria come il primo obbiettivo a garanzia della autonomia politica e per raggiungerlo non badò né a rischi né a mezzi. Ciò che contribuì alla sua rovina”.