di Rita Piccolini
Ma gli oggetti ci parlano? Negli anni ’60, con il boom economico, si cominciò a parlare di consumismo e gli artisti si posero il problema della schiacciante presenza degli oggetti anche nell’arte. Alcuni arrivarono a teorizzare che andava esclusa qualsiasi forma di comunicazione tra l’uomo e le cose, per contrastare la società “neocapitalistica” che riduce l’uomo a una “cosa” anonima e indifferenziata. Ora, a 50 anni di distanza, si può dire che gli oggetti forse non ci parlano, ma sicuramente parlano di noi e dei nostri stili di vita.
Architetti, designer, stilisti e artisti impegnati in diversi campi riflettono sulle relazioni che stabiliamo con gli oggetti di cui ci circondiamo e Milano, nella zona fieristica di Rho Pero, diventa, in questi giorni, il polo d’eccellenza dell’innovazione e della creatività: la più importante rassegna dell’arredamento al mondo dove riscoprire idee e soluzioni per ambienti a misura d’uomo, passando per la casa, senza trascurare i luoghi di lavoro. Un ricco programma di cultura e di tutto ciò che fa tendenza.
La casa comunque e sempre in primo piano, perché è il nostro rifugio, ma anche l’interfaccia con il mondo, come gli abiti che indossiamo, e che dice molto di noi, forse tutto. Quali le proposte in tempi di crisi? Il design sembra essere “a dieta”: più essenziale, leggero, competitivo, economico e attento alle problematiche ambientali. Il binomio “forma-funzione” sembra vincere sull’ ”originalità a tutti i costi”. Ancora Gillo Dorfles: “Non possiamo prevedere le possibili evoluzioni future tanto dell’architettura che del design, ma non c’è dubbio a che i migliori designer… cercano di ritrovare quella sobrietà che fu alla base delle grandi affermazioni degli anni ’60 e ’70, seppure con le inevitabili, e del resto positive licenze, dettate da una fertile immaginativa”.
Si torna quindi alla casa vera, che oltre tutto deve fare i conti anche con gli spazi ridotti, e trionfa lo stile funzionale, la polifunzionalità degli oggetti, la razionalità e la sostenibilità. Tra le novità : divani in pelle con piedini in tubolare di acciaio; poltroncine con base metallica adatte anche per essere usata nell’angolo “ufficio”; tavolini con piano in cristallo e base in legno, che giocano con le diverse altezze.
L’uso e l’accostamento di diversi materiali domina: la pelle e il metallo, il legno e il cuoio, lino e viscosa per i rivestimenti dei letti; librerie a moduli di diverse larghezze e profondità, adattabili tanto alle grandi pareti quanto a piccoli spazi; contenitori formati da una serie di scatole in metallo verniciato a simulare un equilibrio precario, ma il tutto con rigore, linee essenziali e quel tanto di buon senso che rende gli oggetti di arredo “normali” senza essere noiosi.
ALCUNI NUMERI
E’ stato già nominato il Salone della “rinascita”, perché ambisce con la professionalità e l’eleganza dei prodotti proposti a contrastare la crisi economica internazionale che ancora attanaglia il settore. Almeno queste sono le aspettative del Cosmit (Comitato organizzatore del Salone del Mobile italiano) alla 49esima edizione. “Una vetrina internazionale insostituibile che regaliamo al nostro Paese; il vero esperanto è il linguaggio della progettazione e del design” spiega il presidente Carlo Guglielmi.
Le aziende espositrici sono complessivamente 2.542, nei quattro saloni specializzati, compreso il Salone Satellite. Le aziende straniere presenti sono 367.
Nonostante i metri quadrati espositive siano 209.000, resta tuttavia inevasa la domanda di 540 espositori. 20.000 le novità presentate al Salone:dalle camere da letto, ai soggiorno, alle cucine, agli arresi per il bagno. 2.500.000 gli euro investiti dal Cosmit in eventi e manifestazioni culturali collegati al Salone.
Lo scorso anno i visitatori furono 313.385 tra operatori, pubblico e stampa.
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