"La Corte Costituzionale, decidendo sulle questioni poste con ordinanze del Tribunale di Venezia e della Corte d'appello di Trento, in relazione alle unioni omosessuali, ha dichiarato inammissibili le questioni stesse in riferimento agli artt. 2 e 117, primo comma, della Costituzione e infondate in relazione agli artt. 3 e 29 della Costituzione".
Questo il testo diramato dalla Consulta che ha respinto i ricorsi sui matrimoni gay presentati da tre coppie omosessuali, con i quali si chiedeva l'illegittimità di una serie di articoli del Codice civile che vietano le nozze tra persone dello stesso sesso.
Nei ricorsi alla Consulta si ipotizzava il contrasto tra gli articoli del codice civile sul matrimonio con diversi principi sanciti dalla Costituzione. In particolare, l'ingiustificata compromissione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell'uomo), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorrenti, in sostanza, affermavano la non esistenza nell'ordinamento di un espresso divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e lamentavano l'ingiustificata compromissione di un diritto fondamentale (quello di contrarre matrimonio) oltre che la lesione di una serie di diritti sanciti a livello comunitario. Per non parlare poi - veniva fatto notare - della disparità di trattamento tra omosessuali e transessuali, visto che a questi ultimi, dopo il cambiamento di sesso, è consentito il matrimonio tra persone del loro sesso originario.
Nel corso dell'udienza pubblica a Palazzo della Consulta, lo scorso 23 marzo, i legali delle coppie gay avevano sollecitato la corte a dare una "risposta coraggiosa" che, anticipando l'intervento del legislatore, consentisse il via libera ai matrimoni omosessuali. Dal canto suo, invece, l'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, per conto della presidenza del Consiglio, aveva ribadito che il matrimonio si basa sulla differenza tra sessi e aveva rivendicato il primato del legislatore a decidere su una materia tanto delicata.
La Corte, nel dichiarare inammissibili e infondati i ricorsi, fa già intendere ciò che metterà nero su bianco tra qualche settimana e cioè che non è sua competenza stabilire le modalità più opportune per regolamentare le relazioni tra persone dello stesso sesso. Resta da vedere - ma questo si comprenderà solo dalla lettura delle motivazioni della sentenza che sarà scritta dal giudice Alessandro Criscuolo - se la Corte coglierà l'occasione o meno per sollecitare il legislatore a provvedere.
La situazione in Europa e nel Mondo
Dopo il via libera della Corte Costituzionale portoghese al disegno di legge per i matrimoni omosessuali, in Europa salgono a sei i paesi nei quali le nozze gay sono legali. Molti paesi del Vecchio Continente riconoscono comunque in una qualche forma le unioni fra omosessuali, mentre coppie dello stesso sesso si possono sposare in cinque Stati Usa.
Questi, nel dettaglio, i diritti matrimoniali o forme di unioni riconosciuti a gay in Europa e in alcuni paesi del Mondo:
- Germania: dal 2001, il "contratto di vita comune" garantisce alle coppie omosessuali diritti simili a quelli del matrimonio.
- Francia: nel 1999 la legge francese ha adottato i Pacs, le unioni civili per le coppie etero e omosessuali. Non ammesse invece le eredità e le adozioni.
- Regno Unito: dal 2005, il "partenariato civile" garantisce alle coppie gay diritti pressoché identici rispetto a quelle etero in materia d'eredità, impiego e pensioni.
- Spagna: sì al matrimonio tra omosessuali dal 2005. E' consentita anche l'adozione.
- Portogallo: da pochi giorni le persone dello stesso sesso possono sposarsi, ma, a differenza della vicina Spagna, non adottare figli.
- Paesi Bassi: nel 2001 è stato il primo paese a consentire il matrimonio tra omosessuali, riconoscendo loro diritti e doveri identici a quelli delle coppie etero.
- Belgio: gli omosessuali si possono sposare dal 2003, purché almeno uno dei due coniugi sia belga o risieda nel paese.
- Paesi Scandinavi: la Danimarca è stato il primo paese al mondo ad autorizzare, nel 1989, il matrimonio civile (partenariato registrato) tra omosessuali, che non possono però ricorrere all'inseminazione artificiale né adottare. Persone dello stesso sesso si possono sposare in Norvegia, Islanda, Finlandia e Svezia, in quest'ultimo paese in chiesa (unico al mondo).
- Stati Uniti: cinque stati Usa autorizzano il matrimonio gay: Iowa, Connecticut, Massachusetts, Vermont e New Hampshire.
- Italia: il matrimonio tra omosessuali non è riconosciuto dalla legge.
Ecco invece una lista di altri paesi in cui la legge riconosce le unioni di fatto:
- Ungheria: le coppie dello stesso sesso sono riconosciute come "amanti", ma è esclusa l'adozione.
- Svizzera: anche qui 'partenariato registrato' dal 2005, ma è esclusa l'adozione.
- Croazia: "reciproco sostegno" e diritto all'eredità sono garantiti alle coppie omosex da una legge adottata nel 2003.
- Canada: persone dello stesso sesso possono sposarsi e adottare dal 2005.
- Nuova Zelanda: la legge garantisce dal 2004 alle coppie omo gli stessi diritti di quelle etero. Ma per "matrimonio" si considera rigorosamente l'unione tra un uomo e una donna.
- Africa: in 38 su 53 stati africani l'omosessualità è punita dalla legge. Solo il Sudafrica ha legalizzato dal 2006 le unioni civili tra omosessuali.