I latini lo chiamavano Mare Nostrum, perché culla della loro civiltà, teatro di commerci, scoperte e guerre. Oggi come allora il Mar Mediterraneo è fondamentale per la nostra esistenza, fonte di ricchezza e culla di ecosistemi e biodiversità. Ma cercare di conciliare lo sviluppo economico con la protezione dell'ambiente, è un'impresa sempre più difficile. La soluzione? Far sì che la gente che ci vive e lavora trovi le soluzioni insieme. Per questo è partito Pegaso, progetto europeo per una gestione integrata delle coste di Mediterraneo e Mar Nero.
Nato nell'ambito del VII programma quadro europeo per integrare anche il protocollo sul Mediterraneo firmato a Madrid nel 2008, Pegaso vede riuniti ricercatori, scienziati e operatori di 25 diversi enti partner (tra università, istituti di ricerca e Ong) di 15 stati. A coordinare l'intero progetto, che durerà 4 anni, sarà l'università autonoma di Barcellona, mentre Ca' Foscari, a Venezia, dirigerà i casi di studio.
"L'idea è di conciliare lo sviluppo economico con la protezione dell'ambiente - spiega Stefano Soriani, coordinatore di Pegaso per Ca' Foscari - specialmente su coste come quelle del Mediterraneo e del Mar Nero molto sfruttate". I problemi sono molti: si va dall'erosione delle coste all'occupazione dello spazio costiero e la sua maggiore urbanizzazione a fini turistici. "Cosa che non solo aumenta il rischio di disastri naturali - continua Soriani - ma riduce progressivamente le risorse legate al mare. Non dimentichiamo poi la pesca, il trasporto marittimo e la costruzione di oleodotti sottomarini. Tutti fattori che vanno gestiti in modo sostenibile con la tutela dell'ambiente marino e i cambiamenti climatici".
Poiché i fronti d'azione sono numerosi, molteplici saranno gli strumenti predisposti. Nei vari paesi coinvolti si organizzeranno forum con albergatori, pescatori, trasportatori marittimi, enti locali, governi e ministeri per capire come il cambiamento climatico stia influenzando il loro settore e individuare gli strumenti adatti per gestire il tutto in modo sostenibile. Ca' Foscari coordinerà inoltre 10 casi di studio, tra Mediterraneo e Mar Nero (tra cui l'Alto Adriatico e Venezia, le isole dell'Egeo, la costa del Marocco, il delta del Nilo, delta del Danubio e la baia di Sebastopoli).
in ogni area i problemi sono differenti. Se in tunisia, Egitto e marocco il problema e' gestire gli ecosistemi e la Mancanza di sensibilita' ambientale, nella sponda settentrionale Del nostro mare c'e' il conflitto tra usi molto intensivi di Questa risorsa. In montenegro e albania bisogna proteggere le Coste da un turismo in crescita, mentre sulla sponda orientale e Il mar nero c'e' la questione del trasporto e dell'energia, con La costruzione di oleodotti e nuovi porti.
"cercheremo infine di rendere omogenei i sistemi di raccolta Dati - conclude soriani - nei vari stati, per creare un atlante Del mediterraneo e una comunita' virtuale di interlocutori che Sappia cosa fare, una banca dati con statistiche, immagini Satellitari, mappe e indicatori su ogni aspetto delle regioni Costiere".