Nel 2030 oltre 5 miliardi di persone vivranno nelle città, e di queste l'80% nelle città dei Paesi del Terzo Mondo. Le città hanno perciò bisogno di una visione a lungo termine dell'uso dello spazio urbano, per favorire e sostenere gli inevitabili mutamenti necessari per ridisegnare i nuclei urbani, al fine di adeguarli ai nuovi standard di sostenibilità e sicurezza. Lo stabilisce una ricerca condotta da 'The United Nations Populations Fund'. Di questo e di alcuni dei temi più rilevanti della green economy si discute nelle due conferenze principali di Ecopolis 2010, la manifestazione internazionale dedicata ai temi dell'ambiente urbano e della sostenibilità, promossa da Fiera Roma e dalla Camera di Commercio di Roma, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, e con l'adesione del presidente della Repubblica.
Per Andrea Mondello, presidente della Camera di Commercio di Roma, "lo sviluppo sostenibile rappresenta, per la società nel suo complesso, una sfida imprescindibile e, per le imprese in particolare, anche una grande opportunità. Quando un'impresa sceglie di coniugare efficienza ed etica investe in valori intangibili in grado di assicurare un formidabile ritorno in termini di competitività. Per questo la Camera di Commercio promuove, fin dalla prima edizione, Ecopolis: una grande opportunità, per le aziende, di incontro-confronto con tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo".
"Per questa edizione 2010 - sottolinea il presidente di Fiera Roma, Roberto Bosi - sono state mobilitate le migliori energie e capacita' organizzative con l'obiettivo di proporre l'eccellenza internazionale delle green best practices e fare della Fiera di Roma, nei due giorni di Ecopolis, un laboratorio di idee, ma anche di proposte concrete per aziende, istituzioni e decision makers."
Per sottolineare la sua missione, quest'anno Ecopolis si svolge in partnership con il Premio Impresa Ambiente, il più alto riconoscimento italiano per le imprese private e pubbliche che si siano distinte in un'ottica di Sviluppo Sostenibile, Rispetto Ambientale e Responsabilità Sociale, quest'anno alla sua quarta edizione.
Da Saragozza a Stoccolma, le città del futuro
Da Saragozza, città dell'acqua e vento e 'cattura-sole', al quartiere Hammarby - per le Olimpiadi poi mai ottenute - di Stoccolma, passando per la città solare a Linz in Austria fino al quartiere anti-traffico di Torino - 'Spina', studiato per la mobilità - sfilano le città del 'futuro'. Nello specifico, racconta Giuseppe Tripaldi della Camera di Commercio di Roma e responsabile scientifico di Ecopolis, oggi il tema è quello delle "città che mangiano", ovvero dell'alimentazione che si consuma nei centri urbani. Si prenderanno in considerazione - continua Tripaldi - "le politiche più avanzate in Europa e nel mondo: la Food Strategy di Amsterdam - dove il 70% dei problemi di salute sono legati all'alimentazione - quella di Saragozza e di New York, alcuni casi di ristorazione a Canton in Cina, la ristorazione universitaria e la scelta del biologico a Firenze". L'obiettivo è di "avvicinare le campagne alla città" tentando di mettere "insieme chi produce cibo e chi lo consuma".
Ma, osserva il responsabile scientifico di Ecopolis, sarà "interessante vedere come saranno fatte le nostre città nel futuro: oltre agli esempi di Saragozza, Stoccolma e Linz, anche quelli a Londra del Greenwich Millennium Village costruito al posto dei gazometri e delle Olimpiadi 2012 in chiave sostenibile" fino a reti urbane - raccontate dall'Acea - per ridurre l'impatto a Roma.
Come mangia la città: il 40% del cibo finisce in spazzatura e aumentano gli obesi
L'attenzione del consumatore si dirige prima di tutto su gusto, sicurezza e qualità, eppure in città non si mangia poi così bene, senza contare lo spreco legato ai consumi e i problemi alla salute: il 30-40 per cento del cibo finisce nella spazzatura, mentre continua a salire il numero di obesi per i quali la spesa sanitaria in Europa è pari al 7%, con un aumento di malattie legate all'obesità in città e una diminuzione in campagna.
Secondo alcune tesi, la città è un concentrato di consumi: mangia il cibo e, spiega Tripaldi, anche "il territorio necessario per produrlo". Secondo Ilario Perotto, presidente di Angem - Fipe (l'associazione nazionale delle imprese della ristorazione collettiva), "l'alimentazione ha un impatto sulla filiera di produzione e sulla popolazione: in Italia, infatti, ogni giorno pranzano fuori casa 11 milioni di persone e circa 1,5 milioni di bambini pranzano nelle mense scolastiche, che a questo punto diventano fondamentali". Bisogna iniziare a pensare, dice Perotto, che "l'alimentazione è uguale a maggiori consumi e che ogni giorno ci sono sprechi di pasti non consumati o consumati soltanto parzialmente".
Eco-filiera anche per il Sud del mondo
"Come per il km zero si deve pensare anche al km 10.000", ovvero "l'etica della produzione agro-alimentare deve pensare alla filiera che arriva al Sud del mondo". A dirlo Mario Molteni dell'Università Cattolica di Milano, esperto di responsabilità sociale delle imprese. Secondo Molteni "questi temi sono già una realtà e gli operatori si trovano ormai in posizione avanzata rispetto alla teoria". L'obiettivo, spiega, è di "legare l'etica di un'impresa ai valori tradizionali economici" in modo tale che diventi "un valore aggiunto". E, conclude Molteni, tra le molte aree su cui lavorare bisogna pensare "all'educazione del consumatore".